Avvenire di Calabria

Lo stima l'Istat che boccia sonoramente le politiche di attrazzione del territorio

Reggio Calabria fuori dalle prima cinquanta città per ricettività

Francesco Bolognese

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Roma, Milano, Venezia, Firenze, Rimini, Cavallino-Treporti (VE), Jesolo (VE), San Michele al Tagliamento (VE), Caorle (VE), Riccione (RN), Torino, Lignano Sabbiadoro (UD), Cervia (RA) , Lazise (VR) , Napoli, Cesenatico (FC), Comacchio (FE), Ravenna (RA) , Sorrento (NA), Bologna, Bellaria-Igea Marina (RN), Peschiera del Garda (VR), Bardolino (VR), Vieste (FG), Abano Terme (PD), seguono, Cattolica, Verona, Pisa, Genova, Montecatini Terme, Riva del Garda, Padova, Castiglione della Pescaia, Palermo, Castelrotto (BZ), Forio (NA), Chioggia, Ischia, Sirmione, Selva di Val Gardena, Orbetello, Grado,Limone sul Garda, Grosseto, Livigno, Assisi, Cortina d’Ampezzo, Rosolina, Siena, Merano: sono i primi 50 “comuni per numero di presenze negli esercizi ricettivi”. Il periodo preso in esame dall’Istat è il 2015 su “valori assoluti e variazioni percentuali 2014”. Reggio Calabria risulta, dunque, non pervenuta tra le prime cinquanta. Nulla di nuovo sotto il solleone. Il quadro è desolante e confligge clamorosamente con i propositi, sempre alquanto ambiziosi, che i vari candidati di turno pongono all’attenzione dell’elettore, salvo dimenticarsene una volta conseguito il tricolore o lo scranno più alto, o scaricare le colpe per il “magro bottino” sui predecessori e sul cattivo stato delle casse locali. Un film visto e rivisto anche nel terzo millennio. Le cattive abitudini sono dure a morire. Ma l’assenza della punta dello stivale dalle migliori posizioni stride in modo particolare al cospetto dei tanti “doni” del Creatore, che generosamente ha elargito a questa terra, e dei nostri antenati che avevano il gusto del bello. Occorre un deciso cambio di passo, solo una nuova mentalità può valorizzare lo scrigno reggino e calabrese.

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