Avvenire di Calabria

Il 21 novembre presso la Basilica Cattedrale la celebrazione con l’arcivescovo e poi l’esibizione dei cori del territorio diocesano

Reggio Calabria, raduno delle corali: «Canto è evangelizzazione»

Antonia Cogliandro

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«Chi canta bene, prega due volte ». Richiamando l’antico e conosciutissimo detto l’arcivescovo Morosini ha accolto i cori polifonici, provenienti dalle diverse zone della diocesi, che si sono ritrovati insieme in Cattedrale per celebrare la festa di santa Cecilia, patrona della musica, organizzata, nella vigilia della sua festa liturgica il 21 novembre, dalla Commissione diocesana di Musica Sacra presieduta da monsignor Giorgio Costantino.

«Attraverso il canto – ha sottolineato l’arcivescovo – vogliamo riscoprire la funzione evangelizzatrice della Chiesa, che nel canto esprime la sua fede, la gioia per la presenza del Signore in mezzo a noi e la speranza verso cui il Signore ci indirizza. Consideriamo il canto liturgico come uno dei tanti modi e segni attraverso i quali il Signore si rende vivo nella comunità cristiana, per farla testimoniare nella fede e nella speranza». Ed in questo senso il canto ha fatto vibrare all’unisono lo spazio sacro della basilica con le voci armoniche e potenti dell’assemblea dei cantori reggini, dirette dal maestro Cantarella e dal professore Antonino Sorgonà, e sostenute all’organo dal maestro Saporita, durante tut- ta la sacra liturgia, concelebrata, insieme all’arcivescovo, da monsignor Giorgio Costantino, monsignor Demetrio Sarica e don Alvaro, rispettivamente prevosto e cappellano della Cattedrale.

«L’Eucaristia è un rendimento di grazie al Signore che voi esprimete attraverso il canto », ha esordito il presule Fiorini Morosini durante l’omelia, dal «ricordo della consacrazione della Vergine al Signore come segno della presenza di Dio», il messaggio da consegnare ai coristi: «cercate di offrirvi a Dio come segno della sua presenza in mezzo a noi, che invita alla fede».

Solo andando al cuore dell’esperienza religiosa, attraverso quella capacità di discernimento che fa cogliere i segni della presenza di Dio nella storia, ha spiegato l’arcivescovo, si può generare un cambiamento intorno a sé. Partendo dalla capacità attrattiva del canto, che tocca le corde più profonde del cuore, ed è capace di suscitare la conversione, ha invitato i coristi a leggere il loro compito nelle varie comunità ecclesiali, come «funzione di sorreggere, accompagnare, vivificare la liturgia, perché solo quando la liturgia è sorretta da un canto ben preparato, da un canto che a sua volta trasmette la fede, che rende ancora più viva la presenza di Dio, il canto liturgico diventa veramente un veicolo perché la persona possa essere indotta a pregare il Signore, a quella contemplazione, a quell’incontro con sé stessi che ci può consentire di incontrare Dio». Ricordando infine a tutti «un principio che non dobbiamo mai dimenticare: la liturgia non è una rappresentazione teatrale, è celebrazione della comunità, ed il coro deve sorreggere il canto della comunità, non sostituirsi ad essa».

Monsignor Giorgio Costantino, ha ricordato l’importanza del ruolo dei cori nelle parrocchie, all’interno dell’animazione liturgica, come vero e proprio ministero: «già il Concilio Vaticano II ha sottolineato che il canto è parte necessaria e integrante della liturgia. Il canto attira veramente: quando la gente entra in chiesa e noi cantiamo pregando, suscitiamo delle forti emozioni nel cuore della gente. Ma questo noi lo provochiamo soltanto se cantando preghiamo, non se ci esibiamo. Il pericolo è alle volte quello di esibirci». Al termine della celebrazione è stato consegnato dall’arcivescovo un attestato di partecipazione ai presidenti o direttori dei cori presenti, tra i quali il Coro “San Paolo”, il Coro Giovanile “Laudamus”, il Coro Italia Campagna, i cori “Decor Carmeli”, “Giovanni e Franca Barreca”, “Musica Nova”, “Sacro Cuore”, “San Pio da Pietrelcina”, “S. Giovanni Battista “ di Prunella.

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