Il modello Riace chiude i battenti: i migranti presenti nel Comune saranno trasferiti altrove già da questa settimana. A scrivere la parola “fine” al sogno di una comunità globale è il ministero dell’Interno che con una nota ufficiale, a firma del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, risalente allo scorso 9 ottobre e ufficializzata soltanto sabato, in cui si apprende la decisione di revocare i finanziamenti al Comune calabrese.
Ecco le motivazioni contenute nelle 21 pagine firmate dagli Interni: dal «mancato aggiornamento della banca dati cestista dal Servizio centrale» alla «mancata rispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati e/o mancanza di applicazione di quanto previsto dalle linee guida anche in termini di standard qualitativi e quantitativi» sino «all’erogazione dei servizi finalizzati dal Fondo a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza e mancata presentazione della rendicontazione». Queste le “accuse” del Viminale per un totale di 34 penalità che, si legge, «porteranno alla revoca dei benefici accordati» e «si procederà con separato provvedimento per le definizione dei rapporti contabili e per l’eventuale recupero di contributi già erogati per la cui determinazione si dovrà attendere l’esito dei procedimenti in corso».
Tradotto dal burocratese, se i rilievi saranno confermati, il Ministero chiede la restituzione dei finanziamenti erogati per l’accoglienza. Nel mirino la “moneta parallela” di Riace: ancora una volta a Lucano viene contestato che i famigerati 35 euro destinati per ciascun migrante non siano stati spesi secondo le linee guide ministeriali. Il tutto nonostante il primo cittadino, anche negli ultimi giorni, abbia ribadito come «con quella cifra a Riace si fa sia accoglienza che integrazione». Sulla vicenda, da quanto trapela dal Comune di Riace, è altamente probabile il ricorso al Tar.
«Lo Stato continua incredibilmente a darci addosso. La mia amarezza è immensa», questo il commento di Lucano che parla di «persecuzione». Sulle contestazioni il primo cittadino ai domiciliari spiega: «Ci sono state due relazioni della Prefettura di Reggio Calabria che si sono contraddette l'una con l'altra, una positiva ed un'altra negativa. Prima ci hanno elogiati e poi criticato. Tutto questo è assurdo». Pronta la replica del ministro Matteo Salvini: «Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati». In serata è giunta anche la posizione del governatore della Calabria, Mario Oliverio, che nei giorni scorsi era andato a trovare Lucano agli arresti domiciliari: «È una decisione assurda e ingiustificata. Mi auguro che dietro tale decisione non si celi l'obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva. Chiedo al Ministro dell’Interno - ha concluso Oliverio - di rivedere questa decisione».
Non c'è tensione tre i migranti che vivono a Riace, dopo la circolare con cui ieri il Ministero dell'Interno ne ha disposto il trasferimento, ma preoccupazione e rabbia sì. Sentimenti che un gruppo di giovani che vivono da tempo nel centro del reggino ha voluto esprimere direttamente al sindaco, Domenico Lucano, andando a trovarlo nella casa in cui dal 2 ottobre si trova agli arresti domiciliari. "Non vogliamo andare via da Riace. Qui c'é la nostra nuova vita", hanno detto i migranti a Lucano.
"Abbiamo sempre creduto nel progetto Riace e per questo sono convinto che non debba scomparire. Se ci sono responsabilità dei singoli è giusto che vengano accertate e perseguite, ma quel modello funziona e distruggerlo sarebbe un errore grave". Lo spiega al "Corriere della Sera" il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati. Morcone è stato il direttore del Dipartimento che si occupava dei richiedenti asilo e poi capo di gabinetto del ministro Marco Minniti.