
Dalla Caritas, un progetto per superare la tendopoli di San Ferdinando
La Caritas della diocesi di Oppido – Palmi Caritas ha messo in campo un’idea per scuotere la coscienza dei più giovani riguardo alle tendopoli e all’accoglienza.
La notte è trascorsa tranquilla e non si sono registrate tensioni a San Ferdinando sia nella tensostruttura allestita dalla Protezione civile calabrese che nel capannone, dove sono stati accolti centinaia di migranti rimasti senza riparo, e anche nelle baracche della tendopoli rimaste integre dopo l'incendio che ha distrutto circa 200 ricoveri provocando la morte di Becky Moses, una donna nigeriana di 26 anni, e il ferimento di altre due persone. Nel centro della baraccopoli interessata dal rogo, tra cenere e pali anneriti, si nota la presenza di alcuni migranti al lavoro per riparare gli alloggi di fortuna. Altri si aggirano tra le macerie alla ricerca di qualche effetto personale recuperabile.
Ieri mattina in una baracca adibita a Chiesa dell'Unione africana, ma utilizzata anche dai musulmani e dalle altre confessioni religiose, si è tenuta una preghiera comune in memoria della donna morta nel rogo. Attivata l'Unità di crisi della Prefettura di Reggio. Oggi, invece, la marcia dei migranti e l'incontro con il commissario straordinario della tendopoli.
La Caritas della diocesi di Oppido – Palmi Caritas ha messo in campo un’idea per scuotere la coscienza dei più giovani riguardo alle tendopoli e all’accoglienza.
Quando compriamo possiamo provare a fare la nostra parte. Come? Premiando le aziende calabresi che tutelano dignità e salute dei lavoratori. Molte vittime della tratta degli esseri umani giunte in Calabria finiscono nelle mani di sfruttatori. Si tratta di un fenomeno spesso reso “invisibile”.
Sacchi a pelo e coperte. Così i ragazzi provano a mitigare la durezza dell’inverno nella Piana. Ad accompagnarli c’è il direttore Caritas della diocesi di Oppido, il diacono Cecè Alampi.
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