Avvenire di Calabria

In un momento molto difficile per il nostro paese, questo giorno diventa un tempo di raccoglimento familiare

San Giuseppe. Ancora una volta chiamato ad essere il "custode"

Redazione Web

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Questo giovedì 19 marzo 2020 giorno dedicato a San Giuseppe e a tutti i papà di certo non sarà come gli altri, né per i grandi né per i bambini. Ancora una volta però questa figura capace di «camminare nel buio» ed «ascoltare la voce di Dio» andando avanti «in silenzio» per usare le parole di papa Francesco, è chiamata a riunire la grande famiglia umana in preghiera in questo estremo momento di difficoltà.

Già nel 1871 la Chiesa cattolica aveva proclamato san Giuseppe protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale. Oggi alle 21, su proposta della Cei, gli italiani si ritroveranno virtualmente insieme per recitare il rosario e una preghiera speciale, simbolicamente appendendo qualcosa di bianco sul balcone o accendendo una candela in casa. La preghiera sarà trasmessa da Tv2000.

Il primo grande devoto del padre putativo di Gesù e sposo di Maria, è - come detto - il Papa che non a caso scelse di celebrare la Messa di inizio del ministero petrino proprio in quel 19 marzo di sette anni fa. Papa Francesco ha confidato più volte di affidare al Santo ogni preoccupazione. Un cammino il suo, che prosegue sui passi di Giovanni Paolo II che consegnò nel 1989 quell’esortazione apostolica, Redemptoris custos (il Custode del Redentore), in occasione del centenario dell’enciclica di papa Leone XIII, Quamquam Pluries. 
 
Ma la devozione a San Giuseppe è forte anche nel popolo. Lo è certamente alle nostre latitudini, dove ancora si mantiene la tradizione di ricordare i nonni e i padri nelle generazioni di famiglia, rimanendo questo uno dei nomi più importanti per il valore altamente significativo che porta con se.

E se per tutti oggi non ci sarà la classica letterina fatta a scuola, per molti ci sarà una versione casalinga, per altri magari una videochiamata e per i più fortunati anche le tipiche zeppole. Dolce caratteristico di questo giorno la cui bontà è stata narrata anche nei libri di viaggiatori nord europei due secoli fa, e che secondo la leggenda rimanda le sue origini alla sopravvivenza proprio della sacra famiglia nella fuga in Egitto.

Rinviati ovviamente tutti i riti tradizionali legati a questo giorno, dai falò alle celebrazioni nei nostri borghi, alcuni dei quali come Villa San Giuseppe, per citarne uno, riscontrano nel nome stesso la devozione al santo di Nazareth.

Non solo frazioni e paesi, ma anche istituti e luoghi di culto. Risale alla metà del secolo scorso la presenza delle Figlie di San Giuseppe nella città di Reggio Calabria. Il fondatore di questo istituto religioso femminile è il beato Clemente Marchisio. Seguì sin da giovanissimo la sua vocazione e a 27 anni divenne parroco a Rivalba. Inizialmente si poneva l’obiettivo di riuscire a formare delle giovani per le fabbriche tessili. Nasce così parallelamente un primo gruppo di religiose che realizza paramenti sacri per il culto. A san Giuseppe è dedicata anche la chiesa sul corso Garibaldi. Inizialmente non era quello il suo sito ma dopo i terremoti del 1783 e del 1908, venne definitivamente spostata nella sede attuale.

Diversi anche i personaggi illustri del territorio reggino che hanno portato questo nome, relegandolo alla storia cittadina. Il più illustre è Giuseppe De Nava. Nato a Reggio Calabria il 23 settembre 1858 e morto a Roma nel 1924 fu deputato e ministro del Regno d’Italia. Suo il disegno di legge che chiedeva provvedimenti per aiutare Reggio e Messina dopo il disastroso terremoto del 1908. Nel suo testamento donò la villa di famiglia al Comune di Reggio Calabria, assieme alla raccolta di libri e documenti, destinandoli proprio al fine di farne una biblioteca, oggi intitolata al fratello Pietro De Nava.

Per arrivare ai giorni nostri, tra le figure istituzionali che portano questo nome ricordiamo tra gli altri il vescovo Morosini e il sindaco Falcomatà, ai quali vanno i nostri auguri per la festa onomastica.

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