Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un abitante di Santa Venere, frazione del comune di Reggio Calabria
Correva l’anno 2011 e gli abitanti dell’altopiano collinare reggino dove sono ubicate varie frazioni tra cui Santa Venere e Salice lanciavano un appello a tutte le istituzioni territoriali (Comune, Prefettura, Provincia, Regione) affinché ponessero in essere degli interventi significativi per risolvere la precarietà della situazione in cui versava la rete viaria di collegamento tra l’ Altopiano e Reggio Calabria. La richiesta era di interventi pubblici immediati e straordinari.
I residenti nelle frazioni dell’Altopiano (S. Venere, Salice, Manarella, Cardeto Sud, Embrisi) già allora sapevano che lasciare le uniche due arterie di collegamento con la città, prive di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria avrebbe provocato ciò che oggi è avvenuto: la chiusura contemporanea delle due strade che comporta il totale isolamento di queste frazioni rispetto ai servizi essenziali che, ahimè, possono essere fruiti solo nel centro cittadino.
Ed ogni anno, in occasione dell’avvicinarsi della stagione invernale si teme per l’incolumità delle persone costrette a spostarsi nel “civile” centro cittadino attraverso strade precarie, pericolose, non sicure, difficili da percorrere e, a volte, addirittura teatro di tragedie.
Il 2018 però ha visto la drastica fine di questa situazione… un epilogo, però, di certo non positivo poiché a pagare le conseguenze dei mancati interventi richiesti sono stati i cittadini, i quali si sono visti tout cort la chiusura delle due strade, quella di Armo- Puzzi e quella di Trunca e che da ieri restano completamente isolati sul “cucuzzolo della montagna” senza spiegazione alcuna e sopratutto senza soluzioni alternative da parte di alcuno.
Invero, nel corso degli anni le frazioni dell’Altopiano hanno sempre lamentato l’inesistenza di una adeguata via di collegamento collaudata e sicura che consentisse, ai privati cittadini, di usufruire del fondamentale servizio di trasporto pubblico in modo da raggiungere il centro cittadino per esigenze di studio, di lavoro o di puro divertimento.
Non vi è dubbio, date le circostanze e constatato il decorso di decenni, che si assiste, ancora una volta, al tradizionale atteggiamento da parte del Comune e delle Istituzioni competenti di scrollarsi le spalle di fronte a un serio e concreto problema che affligge un migliaio di cittadini, facendo finta di nulla stavolta, però, con una novità: la presa di coscienza che “la situazione è seria” e se ci scappa il morto – come in passato è avvenuto – ne rispondono proprio i vertici delle istituzioni competenti. Quindi quale soluzione più semplice se non quella di chiudere le strade senza intervento alcuno?!
Si è chiaramente di fronte ad una palese violazione di regole di corretto governo: in primis perché l’evoluzione della rete viaria ed il conseguente sviluppo del settore dei trasporti costituisce un importante servizio verso i cittadini che, regolarmente, pagano le imposte contribuendo alla spesa pubblica; inoltre, la mancata risoluzione di questo problema determina una aperta violazione della dignità umana di persone che restano isolate e, di fatto, impossibilitate a soddisfare i bisogni pubblici essenziali.
Sull’altopiano non c’è una guardia medica. Il dottore che assiste gran parte della popolazione non è residente in loco ma ivi si reca solo due volte a settimana, percorrendo le strade oggi chiuse al transito. Stesso dicasi per il dottore che gestisce il dispensario farmaceutico. Ai residenti dell’altopiano non viene garantito uno dei diritti più importanti tutelti dalla nostra costituzione: il diritto alla salute…
Inoltre i giovani studenti non possono esercitare il proprio diritto allo studio: grosse difficoltà hanno gli insegnanti delle scuole elementari a raggiungere l’altopiano e le stesse difficoltà hanno gli studenti delle scuole medie e superiori.
Quali saranno le determinazioni di coloro che oggi sono al governo locale…? Continueranno con i soliti sotterfuggi alla larvata negazione dei diritti fondamentali di una parte della popolazione reggina, diritti costituzionalmente garantiti che in concreto perdono effettività perché oltremodo compressi e, quasi del tutto, annullati dall’inefficienza degli enti locali preposti alla gestione delle risorse pubbliche?
O si occuperanno finalmente di risolvere i problemi da sempre segnalati e denunciati, ma rimasti inspiegabilmente senza concreta soluzione?
Antonella Cuzzocrea