Avvenire di Calabria

Sant’Agostino, domenica ritorna la Festa dei Popoli

Domenica 12 maggio si comincerà, alle ore 15, con la celebrazione della Santa Messa, in chiesa, con la partecipazione di diverse comunità etniche

Gabriele Bentoglio *

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Il volto dell’umanità, oggi, ha tutti i tratti caratteristici della globalizzazione. Le questioni che occupano i primi posti nelle più importanti sedi istituzionali sono ormai tutte planetarie. In effetti, per fare qualche esempio, nessuno Stato, per quanto potente, è in grado di garantire la pace, di salvare l’equilibrio dell’ecosistema compromesso dallo sfruttamento insensato delle risorse naturali, di porre limiti ai cambiamenti climatici, di gestire con fruttuosa efficacia i flussi migratori e di garantire i diritti delle minoranze etniche.

Siamo nell’era delle migrazioni: oggi, per scelta o perché costrette, più di 250 milioni di persone sono emigrate in un Paese diverso dal proprio. Papa Francesco ha indicato il fenomeno migratorio come un fattore capace di ispirare una nuova visione mondiale, soprattutto quando una feconda e corretta gestione dei flussi migratori promuove l’incontro delle culture: “Le migrazioni, oggi, non sono un fenomeno limitato ad alcune aree del pianeta, ma toccano tutti i continenti e vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione mondiale. (…) Pur senza misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse all’accoglienza dignitosa di queste persone, la Chiesa incoraggia a riconoscere il disegno di Dio anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno è straniero nella comunità cristiana, che abbraccia «ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7,9)” (Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2017).

Questo fenomeno globale è spesso percepito, ad un primo livello, come una minaccia da parte di chi si trova a confronto con immigrati, sia nella competizione sul mercato del lavoro sia nella difesa dell’identità culturale e socio-religiosa. Esso provoca frequenti risposte emotive di rigetto, di paura, di discriminazione anche legale, che si traducono in movimenti xenofobi e si esplicitano in politiche di chiusura.
Le migrazioni però sono anche un’opportunità di arricchimento culturale, economico e demografico.

Si tratta sempre di uomini e donne, bambini e anziani che lasciano la loro patria, spinti per lo più dalla miseria, dalla fame, dalla violenza, dalle guerre, dalle rivalità etniche, ma anche dal desiderio di una vita migliore, differente. E si dirigono di preferenza verso le aree più ricche del mondo, già densamente popolate. Ciò spiega perché l’immigrazione sia vissuta spesso nei Paesi ospitanti come una “invasione” e perché alcuni chiedano perfino che si chiudano gli ingressi, che si anteponga ad ogni altra considerazione la questione della sicurezza e che sia efficacemente difesa l’identità nazionale, culturale e religiosa.

Questo clima di chiusura rende ancora più triste e amara la vicenda umana di molti migranti, spesso classificati come “clandestini”, “socialmente pericolosi” e, sempre più spesso, come affiliati a cellule terroristiche.
Ma il fenomeno migratorio in un mondo globalizzato è diventato inarrestabile: il problema non si risolve quindi chiudendo le frontiere, ma accogliendo le persone che battono alla nostra porta con prudenza, con progetti a medio e lungo termine, ma specialmente con normative giuste e rispettose della centralità e della dignità di ogni persona umana, condivise e correttamente applicate da ogni Stato sovrano e, nel nostro continente, dall’intero sistema dell’Unione Europea.

La Chiesa condanna ogni forma di traffico di esseri umani, tanto quello che si fonda sulla minaccia, sulla coercizione o sulla frode, quanto il traffico di persone che già vivono in condizioni di schiavitù e quello di persone che, apparentemente consenzienti, di fatto sono vittime di raggiri allo scopo di sfruttamento, sia nell’ambito lavorativo che in quello sessuale. Occorre, poi, una posizione equa anche verso i migranti irregolari, che rischiano di vedersi negati persino i fondamentali diritti inerenti alla dignità della persona, considerati come numeri, piuttosto che come esseri umani.

Purtroppo anche nella nostra Calabria, oggi, pare che si debba far fronte a una martellante campagna del sospetto, dell’invettiva, della paura.
Occorre invece un’azione politica e sociale che incoraggi la pacifica convivenza, che è occasione di crescita e di miglioramento della società. Ovviamente nel rispetto della legalità, dei reciproci diritti e doveri.

E allora anche quest’anno, come ormai è tradizione, la Parrocchia SS. Filippo e Giacomo in S. Agostino, organizza e celebra la “Festa dei Popoli”. Gestita dai missionari Scalabriniani, con il parroco P. Gabriele Bentoglio, per la sua posizione sul territorio, a due passi dalla stazione ferroviaria centrale e nella zona storica della città di Reggio, a nome della Diocesi, la Parrocchia incoraggia una prospettiva di positivo incontro delle culture e di scambievole arricchimento. Qualcuno ha chiamato questa disponibilità la “riscoperta della piazza”, piazza intesa come punto d’incontro, di scambio di idee, come luogo di composizione di una vera democrazia, in cui tutti possono far sentire la loro voce, anche mediante musiche, canti e danze del patrimonio d’origine. Ecco perché domenica 12 maggio si comincerà, alle ore 15,00, con la celebrazione della Santa Messa, in chiesa, con la partecipazione di diverse comunità etniche. Gli stessi gruppi che, al termine della celebrazione, daranno vita allo spettacolo multietnico che si terrà nell’area antistante la chiesa, piazza Mezzacapo.
Dalle 16 fino a sera, con varie esibizioni folcloristiche, si alterneranno filippini, rumeni, ucraini, polacchi, brasiliani, georgiani, marocchini, congolesi, indiani, srilankesi e, naturalmente, italiani, sotto la regia di Domenico Marullo. Gabriele Barreca, invece, organizzerà uno spazio sportivo, mentre gli amici scout allestiranno dei gazebo in piazza, di modo che ogni gruppo etnico possa presentare elementi culturali del proprio Paese d’origine. Il tema della Festa di quest’anno richiama un insistente appello di Papa Francesco: “Non sono numeri, ma persone”.


* Responsabile dell'equipe diocesana per il catecumenato

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