Avvenire di Calabria

"Centrali i bisogni e i desideri dell’ammalato nella fase terminale", il vescovo di Cassano allo Jonio alla presentazione del documento Cei sul fine vita

Savino, «su cure palliative si gioca la civiltà del nostro tempo»

Giovanna Pasquin Traversa

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«Nonostante la pandemia Covid non abbiamo ancora compreso l’importanza delle cure palliative; purtroppo a 10 anni dalla legge fanno ancora fatica a diventare la quarta gamba dell’organizzazione sanitaria» e nei loro confronti resistono «pregiudizi da parte di chi approccia ideologicamente il problema della malattia e della morte». Così monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, oggi intervenuto alla presentazione online del documento Cei sul fine vita. «Quando si parla di cure palliative – spiega - si parla di un modo altro e alto di rapportarsi antropologicamente alla persona; un approccio olistico alla persona nella sua integrità. Una rivoluzione copernicana» che sottende il passaggio «dal paradigma clinico funzionale al paradigma personalistico». Monsignor Savino sottolinea «la centralità dei bisogni e dei desideri dell’ammalato nella fase terminale. Non si può abbandonare al suo destino. Altrimenti come cristiani verremmo meno al nostro codice fondamentale. Quando parliamo di cure palliative parliamo soprattutto di un progetto di civiltà e di democrazia, e dal punto di vista cristiano di un progetto evangelico. Sulle cure palliative si gioca la democrazia matura e la civiltà del nostro tempo. Per me – conclude - le cure palliative sono una forma empatica di fondamento di senso anche quando la malattia sembra che non abbia più senso».

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