Portogallo: Braga, settimana della salute mentale promossa dalle Suore ospedaliere
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“Si apre un nuovo anno scolastico. Ragazzi, genitori e insegnanti sono tutti coinvolti a fare un’esperienza positiva che permetta a tutti di
crescere: nelle conoscenze, nelle relazioni, nelle responsabilità”. Inizia così il messaggio che il vescovo di Cesena-Sarsina, mons. Douglas Regattieri, ha scritto in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico che in Emilia Romagna è previsto per lunedì 16 settembre. Per il presule compito della scuola è quello di “fornire gli strumenti necessari per crescere culturalmente, psicologicamente e socialmente, acquisire un certo grado di responsabilità e autonomia e formare alla cittadinanza e alla vita democratica”. La scuola, spiega, è “prima di tutto studio, conoscenza, cultura, apprendimento dei saperi, ma è anche educazione, teatro di crescita civile e di cittadinanza. È luogo in cui nascono e crescono affetti, sentimenti, e si affermano le prime amicizie. Oltre che nella famiglia, gli alunni possono (devono) trovare nella scuola insegnanti che siano punto di riferimento non solo per l’insegnamento ma anche come modelli di vita. Essi spesso chiedono agli insegnanti di accogliere interrogativi e dubbi che a volte, in famiglia, non possono o non riescono a porre”. Gli insegnanti, “come adulti competenti” sono “in grado di affiancare la famiglia nel compito di crescita dei figli. Non si può pensare – scrive mons. Regattieri – che alla scuola spetti solo il compito di istruire, interpretato spesso come accumulo di nozioni, difficili da collocare nella vita; né si può pensare che l’istruzione da sé educhi. È ancora presente la tentazione della scuola di rifugiarsi nella trasmissione di contenuti culturali, che i ragazzi percepiscono come lontani dalla loro vita, dai loro interessi e dalle loro curiosità, inefficaci nel compito di aiutarli nella crescita, di aprire loro orizzonti di senso e speranza; di accontentarsi di una cultura libresca di presentare i contenuti delle diverse discipline uno accanto all’altro, senza lo sforzo di alcuna sintesi”. Il presule sottolinea che la comunità ecclesiale è “attenta” ai ragazzi che, negli anni della loro fanciullezza e adolescenza, “vivono il tempo della scuola”: “la presenza degli insegnanti di religione cattolica ha anche questo significato: essere voce della comunità religiosa, perché la Chiesa ha a cuore la crescita integrale dei ragazzi. Il necessario rapporto con la comunità ecclesiale – da essi garantito – può favorire questa integrazione educativa volta ad offrire al giovane un valido strumento per una scelta di fede autonoma, consapevole e libera”.
Fonte: Agensir
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