Avvenire di Calabria

Un breve excursus nella storia della macchina da spalla più significativa nella storia di Reggio Calabria: la Vara della Madonna della Consolazione

Sotto il peso delle stanghe, tra «sofferenza e preghiera»

Giuseppe Iero

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Com’è nata la Vara della Madonna della Consolazione? Una domanda che non ci facciamo spesso, ma che racchiude una lunga e travagliata storia che si è conclusa con la realizzazione della macchina a spalla, “onere” e “onore” dei portatori. Come viene documentato nel volume di Giuseppe Sinopoli “La Madonna della Consolazione. I frati cappuccini e il popolo reggino”, il “nobil peso della Sacra Effigie” si è palesato nel periodo della peste (1576– 1578) per trasportare il quadro della Madonna della Consolazione in città come protezione dal morbo. Il primo riferimento esplicito ad una piccola Vara risale al 1693, anno in cui un terremoto scosse la città e i reggini si recarono all’Eremo affinché la Madre celeste li proteggesse e venisse scesa tra i rioni popolari. A quell’epoca il quadro non possedeva una propria macchina e fu disposto alla meglio sopra una leggera basetta, caricata in spalla dai guardiani dei due conventi cappuccini. Nei primi anni del 1700, invece, le allora autorità civili deliberarono la costruzione di una Bara da usare per le processioni, che tuttavia fu costruita da mastri che mancavano di una consolidata esperienza architettonica nel settore: fu realizzata un’opera imponente ma per niente solida e armonica, che sarà poi destinata al Decurionato nel 1826. Quest’ultimo cercò più volte nel corso degli anni di trovare le modalità più vantaggiose per la formazione di un nuovo apparato che potesse garantire soprattutto sicurezza al quadro. Considerate le carenze economiche del tempo, dapprima si optò per interventi settoriali ed autonomi, poi si definì l’attuazione del progetto. Agli inizi del primo lustro del 1850 si è proceduto al «pagamento di ducati semila uni e grana ventisette valore del tempietto tutto compreso e niente escluso, cioè lavori di argento, di legname, ferro, intaglio, doratura, rote di ottone, casse trasporto e tutt’altro». Spontaneamente le persone offrirono il loro obolo per la realizzazione della macchina a spalla. Il 9 maggio 1862 fu nominata la commissione per l’esecuzione dei lavori. Dopo diverse deliberazioni, la realizzazione dell’opera, compresa la «costruzione della Cornice al Quadro della nostra Donna del Consuolo», fu affidata il 1 giugno 1864 ad Emmanuele Pugliesi Condelli, orefice di Catania, con la clausola della consegna entro il mese di novembre, poi non rispettata. Sono documentati, ancora, altri due interventi successivi, da aggiungersi a quello dell’orefice Luigi Autieri di una cornice d’argento nei lati e dietro il quadro della Madonna, che contribuirono a dare forma e sostanza alla Vara così come viene conservata oggi. Cinque metri di altezza, che aggiunti all’altezza della spalla dei portatori di 1.50 metri, sommano esattamente 6.50, per un peso complessivo pari a 1.200 chili, retto da circa 110 portatori. Risale ad inizio anno, l’ultima opera di restauro a cui è stata sottoposta la macchina, che ancora ora si trova a Palazzo Campanella, dove era stata spostata per eseguire i lavori. 

Articoli Correlati