Avvenire di Calabria

Sovranisti a valanga, ecco le prossime mosse per le comunali

Il Pd è il primo partito a Reggio Calabria col 22,4%, ma destra sembra si sia trovata la sintesi per il candidato-sindaco

Federico Minniti

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Un risultato scontato, la vittoria di Jole Santelli, anche nei numeri: il plotone d'armata schierato dal centrodestra, lasciava poche speranze ai commilitoni del centrosinistra (con la solidissima eccezione di Nicola Irto, leader d'area nel reggino). Una Caporetto che, nella Circoscrizione Sud regala le più importanti chiavi di lettura: a Reggio Calabria, tutti hanno letto (e votato?) le Regionali ritenendolo un «warm up» delle prossime amministrative di maggio.

 
Non è un caso, quindi, che i primi a commentare i risultati siano stati il capogruppo al Comune del Pd, Nino Castorina, e il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Con due analisi diametralmente opposte: Castorina ha richiesto di rivedere i piani, mentre il primo cittadino ha focalizzato i propri possibili elettori negli astenuti. Non ce ne vorrà Falcomatà, ma delle due l'una: o Castorina è improvvisamente stato affetto da una sindrome renziana di rottamazione compulsiva oppure la dichiarazione sul non-voto sembra già una pezza da mettere con grande anticipo al buco, cioè all'evidente emorragia di candidati (si veda l'eclatante caso di Paris, eletto tra le fila dell'Udc a Palazzo Campanella) e, conseguentemente, di voti.
 
Il rapporto di forza, negli oltre duecento seggi del Comune capoluogo, si traduce in numeri: 58% al centrodestra, 31% al centrosinistra e 6,5% al Movimento Cinquestelle (che ricordiamo era il primo partito in Città alle ultime politiche). Eppure c'è un dato, l'unico, che fa sperare Falcomatà in una possibile rimonta alle Comunali di maggio: il Pd è il primo partito a Reggio Calabria col 22,4%, distanziando Fratelli d'Italia (a comando nel centrodestra) di 8 punti percentuali. Uno zoccolo duro, rappresentato da Nicola Irto, mattatore di preferenze.
 
A Palazzo San Giorgio sperano in un centrodestra frammentato, ma dagli ambienti sovranisti giungono "spifferi" diversi. L'affermazione di Fratelli d'Italia come primo partito in Città (14,6%) con mille voti in più rispetto a Forza Italia segna la scelta di campo da parte dell'ala scopellitiana sul partito della Meloni. Così come il successo di Mimmo Creazzo fa pendere il piatto della bilancia a favore di una candidatura "gradita" agli ex adepti del Modello Reggio, rispetto all'imprimatur di Massimo Ripepi, ritenuto dante causa di Peppe Neri in Fratelli d'Italia, e quindi il nome da spendere per la corsa alla sindacatura.
 
Cambiano i rapporti di forza, quindi, anche nell'attuale minoranza alla Casa comunale: l'Udc sopravanza la Lega che, in riva allo Stretto, è condannata a giocare un ruolo da comprimario. Ma chi sarà il nome di Fratelli d'Italia? Si riuscirà a trovare una sintesi coi forzisti? In tanti, visto il successo cittadino (non collimato con l'elezione a Palazzo Campanella) di Peppe Raffa tra le fila degli azzurri, vedono l'ex presidente della Provincia come un nome di sintesi. Suggestione post-voto?
 
Di certo, è che il centrodestra proverà a correre unito, superando dissidi che hanno caratterizzato le prime interpartitiche del 2019. E questa, probabilmente, è la più brutta notizia per Falcomatà. Molto peggio dei 20mila voti di distacco tra Jole Santelli e Pippo Callipo nella "sua" Reggio Calabria.

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