Avvenire di Calabria

Stamile: «La matita nella cabina, la più forte di tutte le armi»

La riflessione di Libera, l'associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti sulle elezioni regionali in Calabria

Ennio Stamile

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Avendo superato da qualche anno il mezzo secolo di vita, ricordo diverse elezioni regionali, credo di non avere mai assistito ad una preparazione delle liste elettorali così lenta, confusa, insipiente, almeno da parte delle forze politiche che riscuotono maggiori consensi, come quella appena conclusa. Così, tra strappi ed apparenti ricuciture, bene o male le liste si sono fatte. Infondo, l’importante era riempirle, a stento, all’ultimo secondo, ma ce l’hanno fatta. Adesso bisogna vedere se ce la farà la Calabria.

Mi è stato chiesto: come Libera cosa chiedete alle quattro liste elettorali? Sarebbe troppo facile fare il solito elenco dei problemi perennemente irrisolti della nostra Regione: ’ndrangheta, il fenomeno è conosciuto, all’inizio con diversi nomi, da circa un secolo e mezzo; sanità: da oltre un decennio è commissariata, con un aumento esponenziale del deficit a fronte di un crescendo di disservizi che, a macchia di leopardo, sono presenti un po’ in tutta la Regione; disoccupazione: la Calabria rientra nella top ten dei dati peggiori relativi all’anno 2017 e 2018, con un tasso di disoccupazione del 21,6%.

Negli ultimi quindici anni hanno lasciato la Calabria per cercare lavoro ben 150mila giovani. La nostra Regione detiene il primato con ben il 38% dei laureati che non lavorano a distanza di 5 anni dalla laurea. Oltre quattromila laureati all’anno lasciano la Calabria in cerca di lavoro; caporalato: l’ultima inchiesta condotta dai Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro ha messo in evidenza che il fenomeno è ben lungi dall’essere debellato.

Anzi!; anche nella nuova tendopoli di San Ferdinando si muore avvolti dalle fiamme, per i migranti che vengono a raccogliere gli agrumi della Piana il problema di una loro collocazione dignitosa continua ad esistere; burocrazia: anch’essa rimane una sorta di magna questio che mette ancora in crisi molte imprese costrette ad anticipare capitali mentre il tasso di accesso al credito è più del doppio rispetto al Nord d’Italia. L’elenco, come sappiamo, non finisce qui. Questa volta, però, intendo rivolgermi a coloro che da cittadini esercitano uno dei fondamentali ed irrinunciabili diritti della democrazia: il voto. C’è una frase che circola da diversi anni nel web e spesso viene riportata anche dai giornali o sui libri falsamente attribuita a Paolo Borsellino, che in realtà è di Giangiacomo Farina: «La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano.

Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello. “Lo Stato” siamo noi, e la dignità non deve essere in vendita». Mai come oggi è auspicabile che in Calabria questo cambiamento abbia finalmente inizio. Chi appartiene ad un determinato territorio, conosce bene lo spessore morale e culturale dei propri candidati. Sa se è un semplice arrivista, un impresentabile, un opportunista che cambia da una compagine all’altra magari facendo appello agli stessi elettori, perché in fondo non è importante votare da una parte o dall’altra. Chi saluta gli amici da una vasca con idromassaggio, con tanto di sigaro in bocca e whisky in mano. Chi qualche mese fa riteneva con enfasi che quel tale leader politico ha «bisogno di uno psichiatra» e poi non ci pensa due volte e si schiera con lui. Ormai le ideologie, i programmi elettorali, sono cose d’altri tempi.

Adesso c’è il “nulla” che, come tale, può adattarsi benissimo a tutto. Cantava Giorgio Gaber nel lontano 1994 «tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos’è la destra cos’è la sinistra. L’ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia, è la passione, l’ossessione della tua diversità, che al momento dove è andata non si sa». Come elettori calabresi abbiamo il sacrosanto dovere non solo di votare, ma di valutare accuratamente a chi il voto viene dato, che non si dà per amicizia, parentela e “comparaggi” di varia natura che spesso fanno preferire chi ha un quoziente di intelligenza che oscilla tra il nulla e lo zero.

* referente regionale Libera Calabria

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