Avvenire di Calabria

Noemi Gurnari, volontaria coordinamento diocesano per gli sbarchi, racconta la sua esperienza al Porto di Reggio Calabria coi migranti

Storie vissute sulla banchina «Noi, costruttori di ponti»

Redazione Web

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di Noemi Gurnari * - «Domattina arriverà una nave di 700 migranti», fu così che tutto ebbe inizio. Pronti per caricare la macchina e recuperare tutto ciò che sarebbe servito ad umanizzare l’accoglienza. Noi piccoli costruttori di ponti e non di muri, in questi anni abbiamo accolto tantissimi fratelli che hanno attraversato il mare carichi di speranza; tra loro, purtroppo, anche i tanti e troppi corpi di coloro che non ce l’hanno fatta e ancora oggi porto nelle narici quel profumo di sofferenza e morte. La prima immagine che ho davanti agli occhi, nel pensare a questa esperienza speciale di servizio, è quella dei volti dei bambini in braccio o per mano ai loro genitori che, spaesati ma felici, salutano i volontari con i quali, finalmente, si ritorna a giocare dopo gli interminabili e spesso tragici giorni di viaggio. Abbiamo accolto adulti e minori di Paesi ed etnie diverse, ma su quella banchina stavano lì insieme…aspettavano di sapere quale sarebbe stato il loro ignaro destino. Non è sempre stato facile accogliere, non è sempre stato facile sognare una speranza per i fratelli che arrivavano. Inutile negarlo, molte volte ci siamo sentiti impotenti, ma la voglia di aiutare è sempre stata più forte. Quello che ho sempre cercato di fare, attraverso il mio servizio, è stato accogliere con un sorriso chiunque mi trovassi davanti, senza mai farmi spaventare dalla diversità, piuttosto innamorandomene. Nella mia quotidianità cerco di tenere alti gli insegnamenti che il Vangelo ci dà e la formazione e l’accompagnamento nel cammino di fede che l’Ac mi ha donato, provando ad essere credibile e credente agli occhi del fratello che incontro, che sia questo sulla banchina del porto, piuttosto che per strada, o accanto alla mia porta di casa. Perchè non smetta mai di vedere, nel volto di chi mi passa accanto, Gesù Cristo.

La verità è che basta davvero poco; tutto passa attraverso piccoli ma significativi gesti, perché carichi di attenzione: un succo di frutta, una merendina, dell’acqua, offerti al momento dell’arrivo. La fede del buon cristiano deve profumare di Vangelo e tradursi in buone prassi di vita, misurandosi con le sfide di un mondo che cambia. Tutti abbiamo il dovere di metterci al servizio del prossimo senza distinzione di bandiera, orientamento politico o credo. Forte di questa convinzione, posso dire che nel servizio ho conosciuto me stessa, nel volto del fratello ho incontrato il Signore.

* volontaria coordinamento diocesano per gli sbarchi

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