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Ai funerali di Fabio, Daniela e al figlio Lorenzo, le tre vittime della strage familiare avvenuta nella notte tra lo scorso 31 agosto e il 1° settembre, l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha proseguito la sua omelia, immaginando un dialogo tra Dio e i familiari, ricordando anche i genitori. “Come farà senza di me Riccardo, il mio figlio grande? La mamma mette al mondo e lascia partire i figli per la loro strada, ma io continuerò ad abitare il mistero, voglio ostinarmi a seminare una scintilla di luce, anche nel buio più cupo, voglio stare vicino a Riccardo per continuare a rassicurarlo di fronte al mistero, infatti nel mistero abiti tu, Signore Dio, e io sono con te!”.
Mons. Delpini ha poi proseguito soffermandosi sul Fabio, il padre. “Riccardo, il mio figlio grande, quasi un uomo ormai, forse mi ha sentito come un peso, come un fastidio, come capita a tutti i figli che hanno momenti in cui sentono insopportabile il papà. Ma io ho parole da dire. Ecco: il papà è uomo di parola, è uomo che ha parole da dire, è uomo che aiuta i figli a trovare le parole per dire di sé, della loro inquietudine e della loro speranza. Il mio Riccardo non ha ancora imparato a esprimere in parole quello che dentro l’animo si agita, si aggroviglia, si raggela. Voglio stare vicino a Riccardo e aiutarlo a dire le parole giuste, a dare il nome giusto alla vita, anche al dolore, anche alla rabbia. La parola è già una medicina. Il papà, se ascolta la sua esperienza e ascolta la voce del Signore, sa la parola giusta, sa il discorso rassicurante, sa la parola che incoraggia, che corregge, che rimprovera, che perdona”.
Per volontà dei familiari delle vittime della strage di Paderno Dugnano, i partecipanti sono stati invitati a non portare fiori, ma a devolvere le eventuali offerte all’associazione Kayros, fondata da don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria, l’Istituto minorile di Milano.
Fonte: Agensir