di Antonella Cuzzocrea - Come possono essere conciliati gli interessi di due adolescenti del nuovo millennio con i miti dell’antica Magna Grecia? I temi del femminismo sessantottino con la moderna musica «burina»? È quello che riesce a fare Adele Cambria nel libro: In viaggio con la Zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia (Città del Sole edizioni). La zia in questione è proprio lei, Adele, alle prese con due nipotine immaginarie. Nora, figlia unica di sua sorella minore, sempre pungente e polemica; e Yelena, «piccola sognante russa di Leningrado» avuta in affidamento temporaneo.
Le tre compagne d’avventura sono in viaggio tra Calabria e Sicilia e fanno tappa nelle più belle città costiere: «Andremo alla scoperta di donne dimenticate, eppure presenti nella memoria dei luoghi, dee, amazzoni, ninfe, filosofe, regine, seduttrici, poetesse … […] ci immergeremo nel mare della Storia sconosciuta delle donne, viaggiando per l’Italia… Cominceremo dalla Magna Grecia!» E in questo modo il viaggio si rivela non solo culturale, ma in parte anche autobiografico; perché Adele Cambria, nata a Reggio Calabria e formatasi in Sicilia, grazie a questo libro e a questo viaggio va alla riscoperta anche di se stessa, delle proprie origini e della propria formazione intellettuale e personale, che l’hanno resa quella donna forte e decisa che ha saputo farsi valere anche in campo professionale.
Diventata una tra le principali firme rosa del giornalismo in Italia, collaborò con le maggiori testate nazionali. Di indole testarda e indipendente ha lavorato per la Rai, realizzando tre trasmissioni televisive per raccontare l’immagine e la vita del Sud che tanto amava (Trittico meridionale). È solo dopo aver conosciuto la figura mirabile di Adele Cambria, scomparsa a Roma nel 2015 che si capisce quanto lei stessa diventi a sua volta protagonista del racconto, moderna eroina fuoriuscita dalle storie millenarie che lei stessa rievoca, in quei luoghi assolati a lei così cari.