Avvenire di Calabria

Il racconto di Buba del Senegal, Musa del Mali e Iamin del Gambia: musulmani, hanno partecipato alla Messa a San Pietro

Tre braccianti immigrati a pranzo con il Papa: «Indimenticabile»

Toni Mira

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«Quando mi hanno detto che sarei stato a pranzo col Papa pensavo che fosse uno scherzo. Un bracciante immigrato di Rosarno invitato a Roma. Impossibile. Invece era vero ed è stato bellissimo. Una giornata che non potremo mai dimenticare. Il Papa è bravissimo e aiuta davvero tutti». È quello che si porta a casa Buba, del Senegal. Assieme agli amici Musa del Mali e Iamin del Gambia, tutti braccianti sfruttati della Piana di Gioia Tauro, ha partecipato al pranzo nell'aula Nervi e prima alla Messa in San Pietro. Sono tutti e tre musulmani ma non hanno avuto problemi. «No, davvero nessun problema a pregare tutti insieme. Ogni persona prende la sua strada e io la rispetto». Una riflessione che fa anche Iamin. «Non abbiamo avuto problemi a pregare. Il Corano dice di rispettare tutte le religioni e tutte le persone» Ad accompagnarli è stato don Roberto Meduri, giovane parroco di S. Antonio in contrada "Il bosco" di Rosarno, proprio dove dieci anni fa scoppiò la rivolta dei lavoratori immigrati contro la violenza e lo sfruttamento. Che purtroppo continuano e contro i quali don Roberto è quotidianamente impegnato. Una vita davvero spesa per i più poveri. «La giornata era per loro, io li ho solo accompagnati. Ma è stato bello incontrare tante persone che si occupano degli ultimi, dei più fragili, di chi è scartato. Mi sono sentito a casa, parlavamo tutti la stessa lingua».

Don Roberto e i tre giovani tornano a casa (in realtà uno dorme nella tendopoli di San Ferdinando e un altro in un vecchio conteiner a Rosarno) con un incarico. «Ci hanno detto che il prossimo anno dovremo portare noi le clementine e le arance». Proprio il frutto del loro duro lavoro. Ma in Calabria c'è anche chi li aiuta. E anche in occasione del viaggio a Roma. «Non avevo più soldi per pagare i biglietti - racconta don Roberto -. Gli ultimi li ho dati a un ragazzo del Senegal che voleva tornare a casa per la morte del padre. Così ho chiesto uno sconto alla società di autolinee Lirosi. Dopo poco mi hanno richiamato dicendo che offrivano il viaggio loro». Un bel segnale da una terra che vive tra sfruttamento e speranza.

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