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Il vice sindaco metropolitano Carmelo Versace chiede un’azione decisa per superare ritardi e divisioni.
Oggi, Giovedì Santo, prende il via il Triduo pasquale. In questo giorno si fa memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, al centro della fede cristiana.
Il Triduo Santo comincia con la Messa in Coena Domini, nella quale è condensata tutta la ricchezza biblico-teologica di questi giorni di grazia. Giovanni non racconta l’istituzione dell’Eucaristia, ma nei capitoli 13-17 ne sviluppa il senso, già prefigurato al capitolo 6 col discorso sul pane di vita.
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Al capitolo 13, che dà inizio a questa grande catechesi eucaristica, la lavanda dei piedi anticipa l’acqua che sgorgherà dal fianco di Cristo, il boccone offerto a Giuda manifesta la comunione del Figlio con chi lo tradisce e il comando dell’amore indica la forma e il senso di ogni relazione umana. Il lavacro che Gesù compie non all’inizio ma nel cuore della cena, proprio perché l’amore non può stare ai margini della vita ma deve stare al centro, nasce dalla profonda consapevolezza del suo essere rivolto al Padre (per due volte si ripetono il verbo “sapere” e il termine “Padre” ai versetti 1 e 3): è l’imminente passaggio al Padre, che a sua volta «gli aveva dato tutto nelle mani», a suscitare nel Figlio la volontà di coinvolgere in questo movimento d’amore «i suoi che erano nel mondo».
Il segno posto da Cristo, che nella Bibbia ha la connotazione dell’ospitalità e dell’accoglienza (Genesi 18,4-5; 19,2; ecc.) e qualche volta della sottomissione e del servizio (1Sam 25,41), era riservato allo schiavo non giudeo e alla sposa verso lo sposo o al figlio verso il padre. Esso, che pertanto risulta inaspettato agli occhi dei discepoli, viene narrato dall’evangelista come un solenne rituale preparato con cura ed eseguito con tenerezza. Quattro verbi ne indicano la preparazione e tre l’esecuzione, per un totale di sette azioni, come i sette giorni della creazione: il Signore sta ricreando «i suoi» nell’amore.
Oltre che un richiamo alle origini, le azioni di Gesù costituiscono una anticipazione dei gesti salvifici pasquali, saldando così l’inizio con “il fine” della vicenda umana redenta dal Figlio. L’alzarsi da tavola è espresso con uno dei termini usati per la risurrezione e fa cogliere come l’amore non può rimanere “seduto”, ma ha bisogno di comunicare la sua forza vitale. Il deporre le vesti, chiaramente proiettato alla nudità della croce, riscatta il disagio della nudità originaria di Adamo ed Eva, non più in armonia con se stessi, e fa comprendere come nel donarsi agli altri con “nudità”, cioè in sincerità di cuore e senza finzioni, l’uomo ritrovi il senso della propria storia.
Gesù poi prende un telo, che fungeva sia da grembiule che da asciugamano, designato con un termine mai più ricorrente nella Bibbia, volendo in tal modo sottolineare l’unicità e definitività di una scelta di prossimità che caratterizza il Cristo e dovrebbe essere assunta anche dai discepoli. Il Figlio di Dio cinge «se stesso» di questo strumento di servizio, rivestendo così di servizio la sua identità. Quando al versetto 12 riprenderà le vesti, non rimuoverà il telo, affinché si capisca che, come il pane è perennemente spezzato, anche il servizio d’amore costituisce una dimensione permanente di quella che Tonino Bello chiamava la «Chiesa del grembiule».
L’opposizione di Pietro, sia che la consideriamo motivata dalla percezione della propria indegnità, sia che la facciamo derivare dal tentativo grossolano dell’apostolo di sottrarsi all’impegno di imitare il Maestro nella sua scelta di servizio, interviene quando Gesù ha già lavato i piedi di alcuni discepoli. Pietro, pur potendo essere preparato ad una corretta interpretazione di tale gesto, avendolo già visto applicato ad altri, non si converte fino a quando non vive l’esperienza personale della tenerezza di Dio.
In un celebre dipinto di Sieger Köder, i due protagonisti sono chinati l’uno verso l’altro, ma è Gesù a disporsi come prostrato verso il discepolo, tanto che il suo volto scompare ed è visibile solo di riflesso nel catino insieme ai piedi di Pietro. È questa una delle immagini più splendenti del Cristo Servo, il cui amore si conosce pienamente quando raggiunge i piedi dell’uomo e l’uomo si sente guardato e baciato nella propria debolezza.
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«Ho sempre pensato che la gente non scelga un posto solo perché si mangia bene,
Tra adulti sempre più smarriti, comunità frammentate e intelligenza artificiale, un’autorevole analisi sulle sfide del nostro tempo.