Avvenire di Calabria

È nata dal desiderio di ritrovarsi la veglia che l’arcidiocesi Reggio Calabria ha proposto presso la chiesa di San Francesco da Paola

Veglia per i migranti: silenzio e preghiera

Anna Foti

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Il silenzio e la preghiera per custodire la memoria dei fratelli e delle sorelle migranti che, attraversando il mar Mediterraneo, non sono riusciti a raggiungere la terraferma e dei sopravvissuti, incontrati in occasione degli sbarchi al porto di Reggio Calabria. È nata dal desiderio di ritrovarsi la veglia che l’arcidiocesi Reggio Calabria – Bova ha proposto alla cittadinanza presso la chiesa di San Francesco da Paola. Presente Martin Kolek, volontario tedesco che nel maggio 2016 a bordo della SeaWatch 2 recuperò in mare i corpicini dei due neonati, Mohamed e Maryam, neppure in grado di camminare e già costretti alla lotta impari tra le onde del Mediterraneo. Pochi mesi di una vita iniziata in fuga e naufragata tra le speranze tradite di un viaggio verso una terra raggiunta troppo tardi. Oggi quei corpicini riposano nel cimitero di Armo a Reggio Calabria dove Martin Kolek ogni tanto si reca. Durante questa quarta visita sulla riva calabrese dello Stretto, Martin Kolek, con l’aiuto di Martina Mangels, ha condiviso riflessioni e ricordi mentre nella navata centrale della chiesa, nell’abbraccio della comunità, scorrevano i nomi delle oltre 25 mila vittime del mare e del deserto raccolti da Fortress Europe. Così, ‘mano nella mano’, il direttore della Caritas don Nino Pangallo, e il direttore del centro diocesano Migrantes, padre Bruno Mioli, hanno aperto e concluso la veglia di preghiera guidata da Bruna Mangiola, del coordinamento ecclesiale Sbarchi, con il contributo di suor Donatella Lessio e di Domenico Richichi, in rappresentanza della comunità di Sant’Egidio di Reggio Calabria. Enunciati gli innumerevoli conflitti in atto nel mondo, accese delle candele e trasportata una croce in legno fino all’altare poi divenuto un foglio bianco su cui scrivere la parola più bella e necessaria di sempre: Pace. Ad intrecciare le testimonianze e le preghiere le note dell’arpa di Cristina Caridi, quelle del flauto di Dario Siclari, le voci di Angela Stella Cimbalo e di Iside Gurnari. Tanti i volontari dello stesso coordinamento che hanno animato la veglia con parole e gesti, pregando per i fratelli e le sorelle morti in mare, per quelli ancora in viaggio, per i tanti ancora in pericolo.

Articoli Correlati