Partito commissariato in Calabria: «Congresso lontano, tanti dubbi su tessere e circoli»
Verso le Regionali, Viscomi (Pd): «No alle primarie»
Federico Minniti
28 Ottobre 2020
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Antonio Viscomi, accademico e deputato, è una voce libera del Pd. Lo abbiamo intervistato per conoscere le sue opinioni sul futuro (imminente) del partito in Calabria.
L’asse giallorosso fa bene ai democratici. È la strada per tornare maggioranza nel Paese? A me pare che la costante crescita di consensi non sia dovuta di per sé alle geometrie politiche romane quanto piuttosto all’approccio responsabile dimostrato dal Pd in questo periodo e alla credibilità nel proporre politiche di coesione e inclusione sociale. Basti pensare all’introduzione dell’assegno unico per il figlio, voluto e costruito sulla base di un disegno di legge presentato a giugno 2018 e firmato da Delrio, da Lepri, da altri, e anche da me. Non sono gli accordi di Palazzo che portano il consenso delle persone, ma la capacità di dare risposte credibili ai problemi nuovi degli italiani.
La segreteria Zingaretti spinge verso l’ala riformista. È questo la nuova genetica del Pd? Il percorso verso la sintesi delle diverse anime è ancora da compiere fino in fondo. E a dire il vero molti sembrano ancora legati ai vecchi schemi del secolo scorso. Ma oggi abbiamo bisogno di una nuova visione condivisa in grado di tenere insieme i bisogni di libertà e le esigenze della solidarietà, che sappia valorizzare e sostenere le capacità individuali mediante solide reti di comunità, che ridia nuove dinamismi ai rapporti tra libertà ed autorità. Si tratta di questioni terribilmente concrete: basti pensare, ad esempio, a come organizzare i sistemi sanitari, a come sostenere le attività economiche e produttive, alla scuola, al welfare, ai sistemi fiscali. Abbiamo visto i limiti di un approccio individualistico, ma anche i danni provocati da una cultura statalista e assistenzialistica. A me pare che questa sia la vera sfida: dare vita ad una cultura politica veramente riformista, che sappia leggere i segni dei tempi e individuare nuove strade per andare avanti.
Arriviamo in Calabria. Partito commissariato: ci sarà una stagione congressuale? Non la vedo così vicina: purtroppo, siamo di nuovo in campagna elettorale. Ma prima del congresso è necessario mettere in ordine alcune cose, per esempio la questione delle tessere e dei circoli. Senza ordine sul piano delle struttura organizzativa ogni congresso rischia di rivelarsi inutile, funzionale solo a chi cerca il potere per perpetuare la propria esistenza. Invece abbiamo necessità di aprire porte e finestre del partito a tante energie democratiche che chiedono solo di essere messe in gioco.
La morte di Jole Santelli rimescola le carte nella politica locale. Si tornerà alle urne. Quali gli errori non ripetere? Più che errori da non ripetere, vorrei parlare di almeno due cose da fare. La prima: chiedere ai cittadini il consenso presentando una chiara posizione politica sulle questioni centrali per vita di ciascuno (dalla sanità ai rifiuti); la seconda: dialogare con il mondo delle associazioni, dei movimenti, degli organismi che animano la vita dei nostri territori. Dobbiamo recuperare al voto quella metà dei cittadini calabresi che da tempo hanno ormai rinunciato a prendervi parte.
Per la scelta del candidato–governatore si passerà dalle primarie? Non solo favorevole alle primarie: quasi sempre hanno presentato dati del tutto distonici rispetto ai voti elettorali, anche perché non c’è nessuna sanzione per chi imbroglia. I calabresi non hanno bisogno di supereroi gonfi del proprio io. Semmai, abbiamo bisogno di essere guidati da una personalità in grado non solo di mettere in funzione una macchina amministrativa veramente complicata, ma anche e soprattutto di ricreare e rafforzare il senso di comunità, perché da questa crisi si esce solo con un grande sforzo collettivo e con una visione condivisa di futuro.
Come si può prevenire il contagio ‘ndranghetista? Mai con i mafiosi, nemmeno per un caffè. E nemmeno ambiguità nella lotta alla criminalità ed al malaffare. Questo vale per i partiti nella scelta dei candidati, ma vale anche per i cittadini quando sono chiamati ad esprimere la propria preferenza. Le vere rivoluzioni si fanno con la matita. In cabina elettorale.
Cattolici in politica. Pensa ci sia spazio per un nuovo partito? Già Sturzo aveva espresso serie riserve su un partito cattolico. Quanto ad un partito dei cattolici non credo sia tempo. Peraltro, troppe volte i narcisismi individuali o di gruppo hanno impedito la costruzione di un soggetto collettivo. E troppo volte si assiste ad un uso strumentale e un po’ becero della religione per catturare il consenso immediato. E poi non c’è un nemico esterno che possa operare da collante. Io penso che sarebbe già cosa buona e utile riuscire a testimoniare integralmente la propria fede nel contesto in cui ognuno si trovi ad operare. Cattolici la domenica, ma anche il lunedi e gli altri giorni. Cosa non semplice, però, dal momento che c’è una cultura avversa pronta a contrastare, irridere e delegittimare chi non si adegua. Ho presentato un emendamento al disegno di legge Zan sull’omofobia con l’unico scopo di tutelare la libertà di espressione di chi la pensa diversamente: eppure sono stato bombardato da email non proprio simpatiche. Anche per questo, forse, sarebbe opportuno ripartire dal momento formativo, dall’educazione alla politica, che non è una cosa sporca come spesso si dice, ma la forma più impegnativa di Carità.
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