Avvenire di Calabria

Parla il docente che nei giorni scorsi aveva magistralmente descritto la diffusione del contagio in Calabria

[VIDEO] Marino (UniRc): «Picco si avvicina, ma si può affrontare»

Federico Minniti

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Quale sarà la curva dei contagi? Lo abbiamo chiesto a Domenico Marino, docente di economia politica all'Università Mediterranea di Reggio Calabria, che nei giorni scorsi aveva magistralmente descritto la diffusione del contagio in Calabria (clicca quì per approfondire). Al professore universitario, poi, abbiamo rivolto anche delle domande di natura economica e politica, provando a intravedere i possibili scenari post-Coronavirus. Un'intervista digitale (che rappresentano un esperimento per la nostra redazione al tempo del Covid-19) che risulta illuminante, ma realistica: per questo, il cauto ottimismo di Marino fa ben sperare rispetto a una narrazione giornalistica spesso caratterizzata da un poco confortante sensazionalismo.

Covid-19, la curva del contagio in Calabria. «Premettendo che i dati sono pochi e che, contemporaneamente, la previsione di un'epidemia è davvero molto difficile; voglio valutare quanto emerso sinora. Stiamo testando un modello di previsione che ci fornisce alcune indicazioni che sono valide se le condizioni attuali permangono. I dati tendono a stabilizzarsi seppure ci sia un trend di crescita, questa è meno sostenuta dei giorni scorsi. La crescita non sembra esponenziale, ma sta virando verso il raggiungimento del picco. Ovviamente, laddove nasca un nuovo focolaio, come quello di Montebello Jonico che da solo contribuisce per il 25% dei casi reggini, le cose possono rapidamente cambiare».

Quando si raggiungerà il picco e cosa vuol dire. «Attenzione più si avvicina il picco, più è vicina la fine dell'epidemia. Il picco ha una ricaduta negativa sul sistema sanitario come già sta accadendo in Lombardia. Diverso è per la Calabria: se si raggiunge rapidamente il picco, visti i relativamente pochi casi registrati sinora, vuol dire che, dopo, i numeri inevitabilmente inizierebbe a scendere. Nulla al momento fa immaginare scenari catastrofici, unitamente all'impegno di tutti nel seguire - col massimo rigore - le misure del Governo, quindi questo ci lascia presagire che, dopo i prossimi 15 giorni, si potrebbe arrivare all'azzeramento dei casi in Calabria. Questa valutazione, chiaramente, si rifà alla catena di contagio "creata in loco"; su quanto potrebbe arrivare ulteriormente da fuori, quello è davvero un fattore imprevedibile, seppure la mobilità interregionale è fortemente limitata».

L'analisi della situazione attuale calabrese e reggina. «Il trend di crescita non è esponenziale; abbiamo una storia di quindici giorni da analizzare: per fare un confronto, nello stesso lasso di tempo, le Marche - che è una realtà equiparabile alla nostra - ha avuto 1.597 contagi, mentre in Calabria sono 129. C'è un «fattore 10» di differenza. Perché questo è avvenuto? La Calabria è stata "aiutata" dalle misure di riduzione dei contatti sociali che sono state prese quando l'epidemia, alle nostre latitudini, era solo all'inizio. Probabilmente, poi, si è esercitata una certa forma di protezione sociale che altrove non ha funzionato. A paragonare i numeri, sembrerebbe che il virus ha circolato poco nella prima fase. Ulteriore prova ci è fornita dal rapporto tra tamponi effettuati (il cui livello è statisticamente superiore a quello fatto in altre regioni) e contagi riscontrati: solo il 5% dei test fatti risulta positivo, mentre la media nazionale è del 10%. Il grado di ospedalizzazione in Calabria, inoltre, è più basso che al Nord Italia. Accanto alle nostre analisi previsionali, infine, vanno tenute presenti le indicazioni del noto virologo Robert Gallo, scopritore dell'Hiv, che ha dichiarato come la diffusione massiccia del Covid-19 al Mezzogiorno non era così scontata».

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