Avvenire di Calabria

Camera di Commercio di Reggio Calabria, Tramontana analizza il secondo trimestre del 2020

Zona rossa, Calabria al verde: «In fumo 4,5 milioni di euro»

Federico Minniti

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Raggiungiamo Ninni Tramontana al telefono. Non è facile, è sempre occupato. Il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, infatti, non ha mollato un centimetro durante il nuovo lockdown, così come a marzo. «Non possiamo permettercelo» ci dice.

Calabria in zona rossa. Cosa vi aspettate dal Governo?

Chiariamo subito un aspetto: nessun imprenditore vuole l’assistenzialismo statale. Siamo amareggiati perché, per via di una gestione “leggera” della sanità calabrese, oggi tanti di noi rischiano di vanificare i sacrifici di una vita. Chiediamo che i ristori ipotizzati dal Governo arrivino in tempi rapidissimi e non come accaduto in seguito al lockdown di marzo. Parliamo di aiuti alle imprese e di sostegno ai nostri dipendenti, costretti alla cassa integrazione. C’è gente, in Calabria, che aspetta ancora la Cigs di luglio. È mai possibile?

C’è chi chiede una “differenziazione” del Paese anche rispetto ai fondi.

Mi sembra ovvio che l’impegno del Governo debba essere improntato secondo delle logiche prioritarie. Le zone rosse soffrono di limitazioni più gravi di quelle arancioni o gialle. Per cui è auspicabile in questa direzione. Ma non parlerei di “differenziazione”, quanto piuttosto di uguaglianza.

Dopo il lockdown primaverile, quanti non sono riusciti a rialzare la saracinesca?

Stiamo ancora esaminando i dati del primo semestre, seppure la nostra esperienza ci spinge ad essere cauti rispetto a queste conclusi: è difficile che un imprenditore decida di chiudere a giugno. Le “saracinesche abbassate”, purtroppo, si conteranno a fine anno. Però, qualche numero già ci da il senso di questa crisi: nei primi secondo trimestre (aprile–giugno) del 2020, l’export delle aziende reggine è calato di 4,5 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2019. Un danno enorme se si considera che l’export di Reggio pesa per il 50% rispetto a quello dell’intera Calabria.

Il sindaco Falcomatà ha chiesto che i ristori vengano gestiti direttamente dai sindaci. È d’accordo?

Onestamente non credo sia una strada percorribile. In ordine a due motivi: il primo è legato al circuito, già farraginoso, messo in piedi dal Governo; praticamente impossibile metterlo in discussione nel bel mezzo della seconda ondata della diffusione epidemiologica. E poi, credo, che i sindaci siano già abbastanza oberati di incombenze per la gestione dei territori. Piuttosto, la politica si batta per portare sui tavoli romani le istanze dei loro amministrati.

Come giudica le proteste dei commercianti?

Anche qui andrebbero fatti tanti distinguo. In piazza, è vero, ho visto alcuni commercianti, ma tanti di quelli che hanno preso la parola non hanno niente a che vedere col mondo dell’economia…

Per questo non era in piazza?

Per mia indole preferisco che la concertazione avvenga nei luoghi giusti. Attenzione, protestare è corretto. Soprattutto se si persegue la via della civiltà e della non–violenza. Ma se si vuole lanciare un messaggio al Governo occorre che i rappresentanti istituzionali e le associazioni di categoria si guardino negli occhi e determinino una strategia comune.

Lockdown a Natale. Forse lo scenario peggiore.

Sono molto preoccupato, non lo nascondo. Il Natale è un tempo fondamentale per alcuni esercizi commerciali. Purtroppo i numeri non sembra scendere, ma gli effetti del lockdown soft dovremmo ancora attenderli. Viaggiamo a vista: è uno degli aspetti più sconfortanti.

E in tutto questo, la Calabria è in balia delle onde. Tra commissari dimissionari e subentri maledestri...

L’amarezza è tanta. Non è più possibile accettare questa superficialità in un settore così delicato come la Sanità. Lo sappiamo tutti: la stagione commissariale deve finire. E chi sarà chiamato a tutelare la salute di due milioni di calabresi, lo deve fare in base a un curriculum d’eccellenza e non per via dell’appartenenza partitica.

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