Religiosi: Sassari, domani il seminario vincenziano sui “Portatori di speranza”
Religiosi: Sassari, domani il seminario vincenziano sui “Portatori di speranza”
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Cosa ne è della speranza? La domanda attraversa l’editoriale del nuovo numero di “Aggiornamenti Sociali”, la rivista dei gesuiti del centro San fedele di Milano, firmato dal direttore Giuseppe Riggio. Martedì 24 dicembre Papa Francesco aprirà la Porta Santa della basilica di San Pietro dando inizio al Giubileo 2025. Messaggio centrale di quest’anno giubilare è proprio la speranza, tema che oggi – sottolinea padre Riggio – pare distante dal clima di paura e rassegnazione in cui viviamo. Di fronte a nuove guerre e gravi crisi sociali e ambientali, Riggio si chiede appunto: “Che ne è della speranza? Ha ancora spazio, non tanto e non solo in una chiave personale, ma collettiva?”. Per evitare di lasciarsi andare allo sconforto e al pessimismo, il direttore richiama le parole del cardinale Carlo Maria Martini: “Sperare equivale a vivere”. L’equiparazione tra vivere e sperare è al contempo suggestiva e concreta, suggerisce l’articolo, e per muoversi in questa prospettiva, riflette Riggio, “è sufficiente pensare a episodi della nostra storia recente in cui la speranza si è fatta tangibile a livello tanto individuale quanto collettivo”. Ad esempio “tra i volontari accorsi a Valencia o nelle varie località dell’Emilia-Romagna dopo le catastrofiche alluvioni degli ultimi mesi; la generosa professionalità del personale sanitario e le reti di aiuto che si sono attivate durante la pandemia; quanti hanno preso posizione in prima persona per non cedere alla logica guerrafondaia e disumanizzante dominante quando si parla dei conflitti in corso”.
In questi e altri casi, istituzioni e singole persone “hanno saputo esprimere una visione d’insieme e si sono spese per alcuni valori fondanti, come la dignità, la solidarietà, la giustizia, la cura nei confronti di chi è più debole”. Per il direttore di Aggiornamenti Sociali è riconoscibile “una dinamica simile all’ostinata resistenza di ciò che è autenticamente umano menzionata dalla Laudato si’ (n. 112), che si oppone all’imbarbarimento nelle relazioni sociali e allo smarrimento del bene comune. Sono segni di speranza perché non si esauriscono nel presente, ma aprono a un futuro pensabile e realizzabile”.
La speranza autentica, precisa Riggio, non si intende come ingenuo ottimismo nei confronti del futuro. Essa prende forma nella “tensione tra l’oggi vissuto e il domani che si immagina, tenendo conto delle incertezze che esistono. Non è una mera attesa di qualcosa che accadrà, ma è inscrivere già nel presente ciò che si spera, attraverso le proprie scelte e azioni”.
Ci si rende conto, forse paradossalmente, che la speranza “vive nelle persone che spesso consideriamo senza speranza” e che sono ai margini della nostra società. “Sono anziani soli o giovani precari, migranti o lavoratori sottopagati, sono coloro che portano su di sé i segni degli errori commessi nel passato, di cui sono consapevoli e per questo sono già rivolti verso il domani”.
Il card. Martini ricordava che la vera questione quando si parla della speranza in un senso forte non verte sul “che cosa”, ma sul “chi”: “In chi riponiamo la nostra speranza, dando così valore al tratto relazionale”.
Qui per la lettura integrale dell’editoriale.
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