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Sudano: «Il nostro compito oggi è rendere il patrimonio culturale sempre più accessibile, inclusivo e capace di dialogare con il presente»
Nella Sala Conferenze del MArRC, la presentazione ufficiale dei risultati del primo cantiere di digitalizzazione del patrimonio culturale. Promosso nell’ambito del PNRR e coordinato dall’Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale – Digital Library del Ministero della Cultura.

Il progetto, riconducibile al Sub-investimento 1.1.5 della Misura M1C3 1.1.1 “Digitalizzazione del patrimonio culturale – categoria Oggetti Museali: beni di deposito (storico-artistici, archeologici) e grafici”, ha visto il MArRC nel ruolo di soggetto capofila di un cluster regionale. Quest'ultimo comprende anche i musei archeologici di Lamezia Terme, Gioia Tauro e Vibo Valentia, per un totale complessivo di oltre 28.000 risorse digitali.
«Il nostro compito oggi è rendere il patrimonio culturale sempre più accessibile, inclusivo e capace di dialogare con il presente» ha dichiarato Fabrizio Sudano, direttore del MArRC. «Investire nella digitalizzazione significa non solo tutelare e conservare le testimonianze del passato, ma anche costruire nuovi strumenti per interpretarle, valorizzarle e condividerle con un pubblico sempre più ampio e diversificato. È una sfida fondamentale per i musei contemporanei, che devono saper coniugare tradizione e innovazione per continuare a essere luoghi vivi di conoscenza e partecipazione»
Presso il MArRC, le attività hanno portato alla digitalizzazione di oltre 12.000 beni museali, in gran parte riferibili al più importante santuario dell’antica Rhegion, rinvenuto alla fine dell’Ottocento nell’area Griso Laboccetta. Il cantiere, avviato lo scorso gennaio, è stato affidato al Consorzio Maggioli e portato avanti da Sinapsys – Società del Gruppo Maggioli e da Maggioli Cultura e Turismo.
Durante l’incontro, sono stati illustrati anche i contenuti del secondo cantiere di digitalizzazione attualmente in corso. Dedicato alla valorizzazione dell’imponente archivio fotografico dell’ex Soprintendenza Archeologica della Calabria. Questi documenta oltre un secolo di attività di tutela e ricerca sul territorio. L’intervento riguarda più di 215.000 tra positivi, negativi, diapositive e lastre fotografiche. Ed è realizzato dalla società Dabimus s.r.l. con una squadra composta dalle operatrici digitali Elisabetta Gargano e Valentina Sardone. E dai fotografi Giorgio Amato e Nicola Amato, coordinati da Nicola Barbuti. Con il supporto del personale interno del Museo, in particolare dell’architetto Antonino Giordano.
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Il progetto rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso di innovazione tecnologica e valorizzazione del patrimonio archeologico calabrese. Contribuendo in modo concreto a rendere accessibili, fruibili e conservabili nel tempo testimonianze di straordinario valore storico e culturale. Il MArRC conferma così il proprio ruolo di istituzione all’avanguardia, impegnata nella tutela e nella diffusione della conoscenza del patrimonio, in sinergia con le altre realtà museali del territorio e con il Ministero della Cultura.

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