Avvenire di Calabria

Intervista all'assessore comunale a Istruzione, Università e Pari Opportunità ad quasi un anno di distanza dall'inizio della sua nuova esperienza nella giunta Falcomatà

Anna Briante: «Nella scuola la speranza per il futuro di Reggio Calabria»

Dalla preziosa opera svolta dagli istituti scolastici e formativi del territorio al coinvolgimento attivo dei giovani, ecco sfide e proposte di Palazzo San Giorgio

di Francesco Chindemi

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La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione di buoni cittadini, promuovendo il senso civico e il rispetto delle regole. È uno dei temi approfonditi con Anna Briante, assessore all’Istruzione e all’Università del comune di Reggio Calabria.

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Assessore Anna Briante, facciamo, innanzitutto, un bilancio del suo primo anno di esperienza amministrativa. Quali cambiamenti ha riscontrato, soprattutto nel dialogo con le realtà formative e con il sistema dell’istruzione sul territorio reggino?

Sicuramente c’è un dialogo costante con i dirigenti scolastici per semplificare la vita di studenti e insegnanti. Ho scoperto un livello d’istruzione altissimo e sono orgogliosa dei successi degli studenti reggini in ambito nazionale e internazionale. Sul fronte edilizio, l’indagine finanziata nel 2021 con fondi della Città Metropolitana nell’ambito del progetto “Scuole Belle e Sicure”, completata nell’agosto 2024, ha evidenziato una situazione critica frutto di vent’anni di ritardi.



Tuttavia, ha permesso di bloccare i rischi di 9 edifici scolastici, che sono stati chiusi per garantire la sicurezza degli studenti. Lo abbiamo fatto a malincuore e, appena arrivata, mi sono trovata a gestire questa “patata bollente”. Ma era una scelta necessaria.

Quanto ha pesato, in tutti questi anni, il piano di riequilibrio sugli interventi di edilizia scolastica e sugli altri investimenti del Comune?

Molto. Tuttavia, il 2025 sarà il primo anno di serenità finanziaria dopo il piano di riequilibrio, che ha bloccato risorse e attività. Le procedure amministrative e burocratiche richiedono tempi tecnici, ma si è aperta una strada chiara: con il masterplan avviato e i progetti in corso, siamo determinati a proseguire nei 18 mesi che restano della nostra gestione con interventi concreti. L’obiettivo è consegnare ai nostri bambini, ragazzi e alla città scuole moderne, sicure e all’avanguardia, aperte al territorio e attente all’efficientamento energetico.

Guardando agli aspetti immateriali, quale ruolo gioca la scuola nel promuovere il cambiamento di una città che, nell’ultima graduatoria sulla qualità della vita, si è posizionata come fanalino di coda?

La scuola fa il massimo per offrire una visione reale e veritiera della realtà territoriale. È chiaro che i bambini, crescendo, subiscono influenze sia positive sia negative, provenienti dal contesto urbano e familiare. Spesso, lo scoramento di alcune famiglie si riflette sulla formazione dei più piccoli. Affidare i bambini alla scuola, aumentando il tempo-scuola e le ore trascorse in classe, può avere benefici significativi, poiché vengono sottratti ad attività non sempre ottimali per la loro crescita, come l’uso eccessivo di telefonini e social network.


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Se i bambini trascorrono più ore a scuola, possono anche svolgere parte dei compiti in classe, riducendo l’esposizione ai dispositivi elettronici. Questi strumenti sono utili, ma solo se usati con moderazione. Le ricerche più recenti confermano che un uso eccessivo può causare involuzioni cognitive nei bambini, perciò è fondamentale prestare molta attenzione a questo aspetto.

Cosa può fare, invece, l’amministrazione comunale per trattenere i giovani sul territorio, colmando il gap generazionale e superando quella narrazione distorta della città in cui spesso i ragazzi non si riconoscono?

Le attività scolastiche favoriscono la crescita complessiva dei ragazzi. Le scuole pubbliche offrono opportunità come musica, attività fisica (dove possibile), teatro e lingue straniere, che, se colte dalle famiglie, contribuiscono alla crescita dei ragazzi. Le migrazioni educative dovrebbero essere volontarie e non forzate. Se legate a scelte formative specifiche, vanno sostenute, ma la città offre opportunità per restare e formarsi sul posto. Serve, però, creare più occasioni lavorative per realizzare i sogni dei giovani. Il Comune può favorire l’imprenditorialità e supportare l’avvio di nuove imprese, ma non può essere e non deve essere un ufficio di collocamento. Il suo ruolo è garantire a tutti la stessa linea di partenza: una volta raggiunta l’equità, merito e volontà faranno la differenza. Se si parte 20 metri indietro, si arriva al traguardo con affanno, ma l’importante è arrivare.

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