Avvenire di Calabria

Cosa cambierà con l'Arrical alla vita di tutti i giorni dei contribuenti calabresi? Ne abbiamo parlato con l'assessore Marcello Minenna

L’Arrical spiegata ai calabresi: l’intervista all’assessore Minenna

«Si avrà un sistema strutturato, con un miglioramento del servizio, a partire dalla regolarizzazione della fatturazione» spiega il politico

di Federico Minniti

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Cosa cambierà con l'Arrical alla vita di tutti i giorni dei contribuenti calabresi? Ne abbiamo parlato con l'assessore Marcello Minenna. «Si avrà un sistema strutturato, con un miglioramento del servizio, a partire dalla regolarizzazione della fatturazione» spiega il politico.

Minenna spiega come cambierà la Calabria grazie ad Arrical

Economista, dirigente pubblico e politico. Il curriculum di Marcello Minenna, assessore regionale all’Ambiente della Regione Calabria non ha bisogno di presentazioni. Lo abbiamo sentito per parlare dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria (Arrical) tra polemiche e sviluppi.

L’Arrical è la principale novità politico-gestionale inserita nel contesto calabrese. Cosa cambierà per i contribuenti e come si ipotizza il servizio potrà migliorare?

La Legge regionale n.10/2022 ha istituito l’Arrical, Ente di Governo per il Servizio Idrico Integrato ed il Ciclo Integrato dei Rifiuti Urbani, per l’intero territorio regionale.

L’Autorità, rappresentata dai Comuni calabresi, ha autonomia organizzativa, amministrativa e contabile e svolge funzioni di programmazione, organizzazione e controllo sull’attività di gestione del Servizio Idrico Integrato e del Ciclo Integrato dei Rifiuti, nel rispetto delle determinazioni dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.

Si avrà un sistema strutturato, con un miglioramento del servizio, a partire dalla regolarizzazione della fatturazione - oggi spesso effettuata con grave ritardo, anche di anni – che sia basata su consumi effettivi, ad una più equa distribuzione del carico tariffario, anche in ottica di economia circolare, con tariffe basate sul principio “chi inquina paga” ed infine ad un più razionale utilizzo delle risorse finanziarie per interventi che massimizzino la riduzione delle perdite, la continuità del servizio ed il miglioramento della qualità dell’acqua restituita in ambiente in modo da valorizzare la grande ricchezza della Calabria rappresentata dalla risorsa mare.


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Lei si è insediato da relativamente poco; quando le sono state assegnate le deleghe, immaginava che rispetto ad Arrical ci sarebbero state alcune resistenze che si stanno registrando in queste settimane?

Probabilmente la forte accelerazione del Commissario, con l’obiettivo di non perdere le risorse pubbliche anche del Pnrr, ha indotto in confusione le Amministrazioni. L’adesione all’Autorità, obbligatoria per legge, è necessaria per eleggere il Consiglio Direttivo d’Ambito (formato da 40 rappresentanti dei Comuni), che deve approvare i piani d’ambito, assumere le decisioni relative ai modelli organizzativi ed alla modalità di affidamento del servizio idrico integrato e del servizio dei rifiuti integrato. Il ritardo accumulato dai Comuni nell’eleggere i componenti del Consiglio Direttivo ha portato il Commissario, nelle more, ad assegnare il Servizio Idrico Integrato in house a Sorical S.p.A.

Come spiega il commissariamento dei quattro comuni non aderenti? Come pensate di sanare questa frattura e quali argomenti pensa siano vincenti per superare le criticità sollevate da Anci Calabria?

L’adozione del potere sostitutivo da parte regionale, che ha portato al commissariamento dei comuni di Pianopoli, San Giovanni di Gerace, Gioia Tauro ed Acquaformosa, si è reso obbligatorio, in quanto gli stessi avevano approvato un provvedimento, mediante il quale stabilivano di non aderire all’Autorità, ponendosi in palese violazione sia della normativa nazionale (L. n. 148/2011) che delle disposizioni regionali (L. R. n. 10/2022).

Ritengo che le fratture siano state ampiamente superate grazie agli incontri esplicativi, intercorsi tra il Presidente della Giunta Regionale, il Commissario ed i Sindaci calabresi, nel corso dei quali è stata ulteriormente rappresentata la ratio dell’adesione.

Secondo alcuni, Arrical porterebbe a sovrapposizioni con altri enti già presenti sul territorio. Cosa risponde a tal senso?

L’attività dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria non si sovrappone a nessun altro ente presente sul territorio regionale, in quanto le competenze, in materia di acque e rifiuti, che prima erano in capo ai singoli Enti locali, con l’entrata in vigore della Legge Regionale n.10/2022 di riordino dell’Organizzazione dei servizi pubblici locali dell’ambiente, devono essere espletate in forma associata dalle stesse Amministrazioni proprio a livello regionale, attraverso il Consiglio Direttivo d’Ambito e non più dai singoli comuni, che, quindi, dovranno contribuire fattivamente alla realizzazione di questo nuovo sistema strutturato, nell’interesse esclusivo dei cittadini calabresi.

Quali sono i prossimi passaggi dell’Authority? Ci può anticipare le prossime “mosse” che intende fare la Regione Calabria?

L’Autorità ha già avviato l’aggiornamento del Piano d’Ambito sul Sistema Idrico Integrato, che sarà completato entro l’anno, nonché la redazione dei tre Piani d’Ambito territoriali sul Ciclo Integrato dei Rifiuti. Questi ultimi costituiscono, in attuazione del Piano Regionale Gestione dei Rifiuti (PRGR), lo strumento per il governo delle attività necessarie allo svolgimento del servizio di gestione integrata dei rifiuti e sono preordinati all’individuazione dei futuri gestori d’Ambito per l’intero ciclo: dalla raccolta dei rifiuti, alla loro valorizzazione una volta differenziati, allo smaltimento degli scarti di lavorazione delle frazioni non più riciclabili o valorizzabili energeticamente.


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Il sindaco Brunetti dettaglia la scelta del Comune reggino

Il comune capoluogo di Reggio Calabria ha aderito ad Arrical, ma non senza riserve. Una posizione condivisa anche con la guida politica e amministrativa della Città metropolitana. I due Enti locali reggini durante l’ultimo inverno, proprio sul tema, hanno manifestato la propria “distanza” dal progetto e non sono mancati i momenti di confronto acceso col governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, specialmente sul tema dell’assenza di dialogo col territorio e la poca chiarezza in merito al piano industriale. Nei giorni scorsi, esattamente il 22 marzo, è però arrivato il via libera da parte dei consiglieri riuniti nell’Aula comunale “Piero Battaglia”. Di Arrical, tra passato, presente e futuro, ne abbiamo parlato col sindaco facente funzioni del Comune di Reggio Calabria e già assessore all’Ambiente delle ultime Giunte Falcomatà, Paolo Brunetti.

Reggio Calabria ha aderito ad Arrical pur manifestando una particolare diffidenza sul percorso intrapreso. Può motivarci questa posizione?

Gli oltre 400 comuni della Calabria continuano a gestire il servizio idrico integrato, seppur cessati per legge da oltre 29 anni. Ora come allora, il governo del servizio compete, sul piano locale (regionale), ai comuni riuniti nell’Ente di Governo dell’Ambito (in Calabria, Arrical) e, in tale quadro, l’attività di gestione deve essere affidata ad un Gestore. Ad oggi, il Presidente della Regione non ha stabilito la data per la costituzione degli organi in Arrical, impedendo, così, l’obbligatoria partecipazione dei comuni. Infatti, da quasi un anno le funzioni rimangono assegnate ad un Commissario. Il necessario, ma mancato coinvolgimento degli enti locali ha alimentato diffidenza.

Piano industriale e dialogo col territorio: che novità ci sono rispetto a questi due punti nevralgici del dossier-Arrical?

Dopo la decisione della Giunta comunale di subordinare l’adesione ad Arrical alla costituzione del relativo Consiglio direttivo, ho incontrato il Presidente Occhiuto. Nell’occasione, apertis verbis, si è discusso dell’affidamento Commissariale del servizio alla Sorical e, soprattutto, della relativa finalizzazione sui territori calabresi. Si è convenuto, per di più, di “accelerare” il superamento del commissariamento attraverso l’insediamento dei rappresentanti dei sindaci. Quindi, il Il sindaco facente funzioni del Comune di Reggio Calabria, Brunetti piano industriale del gestore dovrà essere oggetto del confronto con le locali comunità. In Calabria, occorre ridurre il “water service divide”, anche alla luce delle opportunità e dei target fissati nel Pnrr.

Cosa pensa del provvedimento di commissariamento dei quattro comuni non aderenti all’Authority da parte della Regione Calabria?

Il Commissariamento, soprattutto, nell’organizzazione di un servizio pubblico locale, segna, in qualche modo, i limiti della politica che, innanzitutto, si deve connotare come dialogo e confronto. Il tema vero, credo, non è l’adesione all’ Authority, obbligatoria per legge, quanto piuttosto il presupposto processo politico e istituzionale di approdo. Si aggiunga che, a mio modo di vedere, occorre valutare i modi di partecipazione al capitale sociale del gestore Sorical, la “messa a terra” di soluzioni che conducano alla tutela e valorizzazione della risorsa idrica e dell’ambiente, alla salvaguardia dei livelli occupazionali e che, specialmente, accrescano la qualità del servizio d’utenza.

Infine, quali sono gli impegni in agenda del Comune di Reggio Calabria rispetto ad Arrical?

Tra gli argomenti in discussione nel Consiglio Comunale del 22 marzo vi è stata l’adesione ad Arrical. Certamente il passo successivo è quello di stimolare la Regione per il celere insediamento dei relativi organi istituzionali: i 40 sindaci, rappresentanti di tutti comuni e, quindi, della popolazione calabrese. Per tale via, all’interno delle funzioni del Consiglio direttivo dovranno essere decise, sin da subito, le essenziali iniziative di partecipazione rivolte ai portatori d’interesse rispetto all’inderogabile processo di “qualificazione del servizio”. In proposito, il Comune ha reso disponibilità ad avviare, sin da subito, il necessario “passaggio di cantiere” col gestore unico Sorical.


PER APPROFONDIRE: Arrical, gestione rifiuti e acqua, la MetroCity: «Il dialogo prima di tutto»


Calabrò (Unirc) punta sulla nuova frontiera delle “bioraffinerie” «Dai rifiuti lo sviluppo economico locale»

🎧 Ascolta il podcast 👇

Paolo Salvatore Calabrò, dal 2015, è professore associato in Ingegneria Sanitaria Ambientale presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ha fondato e dirige il Laboratorio di Ingegneria Sanitaria e Tecnologie per la Transizione Ecologica della stessa Università reggina: ecco il suo punto di vista.

Ciclo dei rifiuti e depurazione. Quali sono le nuove frontiere per una gestione virtuosa?

Grazie alla ricerca, all’evoluzione delle tecnologie e alla tendenza ormai consolidata che spinge verso l’economia circolare e la transizione ecologica ed energetica, gli impianti di gestione dei rifiuti e delle acque reflue diventeranno sempre più delle vere e proprie bioraffinerie.

Una bioraffineria è un impianto in cui la materia prima è costituita da biomasse, cioè materiali ricchi di sostanze organiche biodegradabili costituite per lo più da scarti, sottoprodotti e rifiuti.

È questo per esempio il caso delle acque reflue e dei rifiuti biodegradabili, come l’umido domestico. Il termine richiama le “raffinerie” di petrolio che sono impianti in cui dal petrolio grezzo si ottengono svariati prodotti: carburanti, materiali per l’industria chimica, solventi ecc.

L’ambizione è quella di sostituire sempre di più nel futuro le “raffinerie” con le “bioraffinerie” in modo da produrre carburanti, plastiche, sostanze per l’industria chimica e farmaceutica, solventi, concimi e molto altro non più a partire dal petrolio ma a partire da biomasse.

Tanto i rifiuti quanto le acque secondo alcuni sono vettori economici. Perché in Calabria vengono considerati sempre come un problema?

A mio avviso il problema è la mancanza di cultura tecnica diffusa nella politica, nella Pubblica Amministrazione e nel mondo economico-imprenditoriale. Spesso le potenzialità che esistono in questi settori vengono colte in ritardo o non vengono colte affatto.

Questo fatto accoppiato alla scarsa efficienza dei processi burocratici ci fa essere sempre in affanno, sempre in emergenza. Il problema della cultura tecnica è dovuto al fatto che si tratta di settori con una evoluzione estremamente rapida ed in cui i tecnici con un livello di preparazione adeguato (sia nelle Pubbliche amministrazioni sia nelle aziende) non sono molti.

Il paradosso è che le due Università “tecniche” della Regione, la Mediterranea e l’Unical, hanno le potenzialità per formare ingegneri ed altre figure professionali di alto livello in questi settori.

A Reggio ci sono un Corso di laurea triennale in “Ingegneria Civile e Ambientale per lo sviluppo sostenibile” e un corso di Laurea Magistrale interclasse (unico in Italia nella sua configurazione culturale) in “Ingegneria per la gestione sostenibile dell’ambiente e dell’energia” che hanno formato e formano ragazzi preparati che hanno fatto e fanno la fortuna di tante aziende, purtroppo soprattutto del Nord e Centro Italia.

Questi corsi sono sotto-utilizzati nel senso che gli studenti sono pochi rispetto a quelli che potremmo accogliere. Si tratta di corsi seri, rigorosi ma che danno prospettive occupazionali di grande respiro e di grande livello.

Mancano le figure professionali necessarie, sappiamo formarle ma c’è una richiesta inferiore alla domanda nonostante le attività di divulgazione e orientamento che la Mediterranea e il mio Dipartimento svolgono da anni.

bioraffinerie

Ci può essere un livello sinergico che veda lavorare fianco a fianco università e amministrazioni locali in questi ambiti? C’è qualche buona prassi a cui ispirarsi in tal senso?

Certamente, nel rispetto dei ruoli e delle missioni di ognuno, l’Università è pronta a stare a fianco della PA, non per sostituirsi ad essa ma per fornire supporto tecnico e formazione. Per i matrimoni però ci vuole la libera volontà dei contraenti altrimenti il legame non dura.

Le cose da fare potrebbero essere tante, attività di formazione per i tecnici della PA (ricordo l’esperienza dei master promossi qualche anno fa dal prof. Manganaro e finanziati, se non ricordo male, dall’Inps) ma anche per i professionisti che operano a tutti i livelli in questi settori. Il ruolo dell’Università moderna è più ampio che nel passato e il prof. Zimbalatti, nostro attuale Rettore, ha una grandissima attenzione al Territorio.

A livello di governance dei processi - per mantenere alti gli standard - è preferibile un sistema di governance diffuso o centralizzato su scala regionale?

Questa è una domanda difficile, in generale e fuor di contesto, un sistema regionale consente di ottenere buoni risultati purchè gli attori principali: funzionari tecnici e amministrativi e i politici a vari livelli (sindaci ma non solo) siano all’altezza dei loro difficili compiti.

Se dal generale scendiamo al particolare e guardiamo alla Calabria non posso che ricordare che la situazione grave in cui ci troviamo oggi è frutto di lunghi periodi di commissariamento in cui la governance era stata espropriata al livello locale e centralizzata alla struttura commissariale regionale. I risultati conseguiti sono sotto gli occhi di tutti e non sono certamente ottimali.

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