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“È ormai accertato che, dal 1955 al 1957, almeno alcuni vescovi sapevano che l’Abbé Pierre aveva un comportamento grave nei confronti delle donne. Sono state adottate misure, compreso il trattamento psichiatrico. Potremmo considerarle insufficienti, potremmo rammaricarci che siano state tenute in maniera molto confidenziale. Rappresentano però una forte reazione al modo di fare dell’epoca, nella Chiesa senza dubbio, ma anche nella società nel suo insieme”. E’ quanto scrive oggi, sul quotidiano Le Monde, il presidente della Conferenza episcopale di Francia, mons. Eric de Moulins-Beaufort, che ha scelto questo giornale per tornare a parlare di questo “caso”, a seguito anche delle dichiarazioni rilasciate da papa Francesco sull’ultimo volo papale. Il presidente dei vescovi francesi ricorda che fu “imposto” all’Abbé Pierre una persona con il compito di seguirlo. Sembra però che il sacerdote “sia riuscito a ingannare questa sorveglianza”. Il fatto però apre ad alcune domande-chiavi, e cioè questa persona “ha fatto delle segnalazioni? Se sì, a chi? Cosa ha detto? Quanto è durata questa missione?”. “Durante i successivi cinquant’anni di vita dell’Abbé Pierre, come furono trasmesse le preoccupazioni nei suoi confronti e le misure da adottare nei suoi confronti? È per contribuire a far luce su queste ed altre questioni – scrive mons. Eric de Moulins-Beaufort – che la Conferenza dei Vescovi di Francia, come avevo annunciato giovedì scorso, ha deciso di revocare il termine di comunicabilità degli archivi che da essa dipendono riguardanti l’Abbé Pierre. Spero anche rispettosamente che il Vaticano studi i suoi archivi e dica cosa sapeva la Santa Sede e quando lo ha saputo. Riaffermo qui il lavoro della Chiesa in Francia affinché venga rivelata la verità sui fatti delle aggressioni e delle violenze sessuali così come sui fatti dell’influenza spirituale, e per rivedere le sue operazioni. Invito tutte le altre istituzioni e organizzazioni a fare lo stesso. Lo dobbiamo alle vittime”.
Fonte: Agensir