Avvenire di Calabria

A scattare la fotografia sui ricorso agli ammortizzatori sociali nella regione è il Servizio Uil lavoro

Calabria, calano i cassintegrati ma aumenta la disoccupazione

Dall'analisi emerge una sproporzione rispetto al numero di occupati. Biondo: «Servono politiche attive del lavoro moderne ed efficienti»

di Redazione Web

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In Calabria, nel 2022 ci sono stati meno cassintegrati, ma sono aumentati i disoccupati. È questo il dato allarmante che emerge dagli ultimi dati sull'occupazione nella nostra regione del servizio lavoro della Uil. Un dato che rischia di incrementare le sacche di povertà e disagio.

Nel 2022 il ricorso agli ammortizzatori sociali in Calabria è calato in maniera sensibile. Con oltre 6 milioni di ore cassa integrazione, nelle varie forme previste dalla legge, la nostra regione il quintultimo posto della classifica riferita a tutti i territori regionali della penisola.


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Al calo degli ammortizzatori sociali corrisponde però un incremento dei tassi di disoccupazione riferibili all’intera regione. Il risultato è preoccupante. In pratica chi esce dalla rete di protezione della cassa integrazione andrebbe ad infoltire la schiera dei disoccupati.

Cassa integrazione in Calabria, il report

Rispetto al 2020 e al 2021, anni di piena pandemia da Coronavirus, il calo è stato netto ed ha fatto segnalare, nello studio del servizio Uil lavoro, coesione e territorio, un décalage significativo considerato che nel 2021 il totale di ore di cassa integrazione e di fondi di solidarietà si attestava a oltre 40 milioni e l’anno precedente, quando il Covid 19 stava lasciando il suo segno profondo sulla tenuta economica ed occupazionale di tutta la penisola, il totale del monte ore ammontava a oltre 51 milioni.

Un dato in controtendenza rispetto a quello fatto segnare dall’area meridionale nel suo complesso che con un totale 161,3 milioni ore, segnala aumento del 93,2% rispetto al 2019, in un quadro generale che non ci parla di un’uscita definitiva dal percorso di tutela del lavoro legato all’utilizzo degli ammortizzatori sociali.

I dati provincia per provincia

Scendendo dal dato generale a quello territoriale, poi, emerge che - per quanto attiene i dati riferibili al ricorso alla Cassa integrazione - è la provincia di Catanzaro quella a far registrare il calo maggiore fra quelle calabresi, con un -19%. Basso, invece, l’incremento in provincia di Reggio Calabria (+1,9), mentre i territori di Cosenza (+176,3%) e quello di Crotone (+76,1%), nonostante il sensibile calo delle ore di cassa integrazione richieste, appaiono ancora essere in maggiore sofferenza dal punto di vista occupazionale.

Per quanto attiene, invece, il ricorso alla casa integrazione ordinaria, vale a dire quella che consiste nel versamento da parte dell’Inps di una somma di denaro in favore dei lavoratori la cui retribuzione è diminuita per effetto di una riduzione dell'attività lavorativa, è la provincia di Vibo Valentia (+215,5%) a far segnalare lo scostamento più rilevante e, quindi, a fare ricorso maggiormente a questo strumento.

A Crotone, invece, va il primato fra le province calabresi per quanto attiene il ricorso alla Cig ordinaria (60 mila ore circa) che la piazza al secondo posto fra le 15 province italiane che si sono segnate per il minor ricorso a questo ammortizzatore sociale. Classifica che vede anche Vibo Valentia in ottava piazza (136 mila ore circa di Ciò) e Reggio Calabria: quattordicesima con 236 mila ore circa di Cassa integrazione richieste.

A Cosenza (+181,2%), infine, spetta il picco più alto fra le cinque province calabresi per quanto riguarda i dati afferrabili alla Cassa integrazione straordinaria (quella che viene concessa per integrare la retribuzione di lavoratori di aziende che devono affrontare situazioni di riorganizzazione aziendale, anche per realizzare processi di transizione, crisi aziendale o contratti di solidarietà), con Catanzaro che fa registrare la flessione maggiore (-45,4%).

La nota del segretario Uil Calabria, Santo Biondo

Se a questi dati si aggiunge anche il taglio degli “occupabili” dei percettori del Reddito di cittadinanza, che sono circa 220 mila, «il quadro sociale della regione si fa ancora più fosco di prima», ha motivo di ritenere il segretario generale della Uil calabrese, Santo Biondo. 

Cosa è necessario dunque? «Alla luce di questi dati - afferma Biondo - siamo convinti che in Calabria sia necessario perseguire l’applicazione di politiche attive del lavoro moderne ed efficienti, sia importante mettere una lente d’ingrandimento sulla fase attuativa del programma Gol che ha avuto come fase propedeutica la presa in carico dei beneficiari da parte degli uffici regionali. Adesso la sfida più importante sarà quella dell’inserimento dei beneficiari all’intero dei percorsi previsti dal programma».

In cosa consiste questo intervento, è ancora il segretario Uil a spiegarlo. «Questa azione si lega al rafforzamento dei centri per l’impiego sui cui si registra un rallentamento e alla creazione di politiche attive del lavoro che, in discontinuità con il passato, rappresentino un vero rafforzamento del tessuto produttivo locale e un elemento attrattore per gli investimenti privati da fuori regione. Fermo restando che è necessario attivare tutti i percorsi utili ad attrarre investimenti privati perché il lavoro non si crea per legge».


PER APPROFONDIRE: Cresce il lavoro in Calabria, preoccupa il reddito pro capite


Per Biondo, poi, «occorre non attardarsi nella costruzione di una politica industriale regionale che metta insieme misure nazionali, operatività della Zes, politiche regionali aprendo un confronto permanente fra istituzione, sindacato e impresa, provvedendo ad ad istituire un tavolo regionale del lavoro. È fondamentale costruire opportunità di sviluppo attraverso le occasioni offerte da una concreta attuazione delle missioni previste dal Pnrr e attraverso una spesa che sia veramente efficace del Por 21/27».

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