Avvenire di Calabria

Cattolici e politica: Campati (Un. Cattolica), “non possiamo augurarci che oltre ai pochi che decidono le nostre democrazie siano caratterizzate anche da pochi che votano”

di Redazione Web

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“Le democrazie contemporanee faticano a stare al passo con i tempi, occorre una continua manutenzione”. È partito da questa considerazione questa mattina Antonio Campati, ricercatore di Filosofia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel suo intervento alla costituente “La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito” in svolgimento al Th Hotel Carpegna di Roma.
Parlando de “La partecipazione al centro. I cattolici italiani e l’ambizione di una nuova democrazia rappresentativa”, il docente ha richiamato le definizioni di Papa Francesco – “democrazia a bassa intensità” – e del presidente Sergio Mattarella – “democrazie imperfette” – per ricordare che “la democrazia è un sistema molto complesso, un peccato grave è ridurle ad un meccanismo semplice fatto solo di procedure e valori”. Campati si è poi soffermato sull’importanza di un “equilibrio tra rappresentanza e partecipazione”, perché altrimenti si corre “il rischio di enfatizzane una a discapito dell’altra”. E se è importante “il valore della rappresentanza, perché consente a tutti di sentirsi rappresentati” allora “il sistema rappresentativo deve avere un altro grado di inclusività”. Dall’altra parte, bisogna prendere atto che esistono “nuove forme di partecipazione”. Recenti indagini, ha spiegato, hanno rilevato che i giovani italiani partecipano a discussioni politiche online e manifestano la propria voglia di partecipare attraverso i social media. “Per molti di loro – ha precisato – sono nuove forme di partecipazione, più importanti delle forme tradizionali che hanno coinvolto le precedenti generazioni”. Certo, bisogna tener conto dei “rischi di queste nuove forme”, perché – per esempio – si tratta spesso di una “partecipazione solitaria”. “Non possiamo minimamente augurarci che oltre ai pochi che decidono le nostre democrazie siano caratterizzate anche da pochi che votano”, ha precisato il docente che, poi, ha definito “preoccupante” il dato per il quale è praticamente “accettata l’idea che si può fare politica senza formazione”. “Certo – ha proseguito –, tutti possono candidarsi, non ci sono prerequisiti all’ingresso. Ma è opportuno tornare ad assumere la consapevolezza della necessità della preparazione”. Da qui l’importanza di “insistere con le scuole di formazione, in questo la rete può avere un ruolo”.

Fonte: Agensir

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