Avvenire di Calabria

Subito dopo la fine della conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri è stata diffusa una nota durissima da parte dei vescovi

Cei, disaccordo su stop alle messe. Conte: «Protocollo al vaglio»

Redazione Web

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Una nota della Conferenza episcopale italiana commenta la decisione del governo di lasciare sospese le "Messe con popolo" all'inizio dell'imminente "Fase 2". La nota, titolata "Il disaccordo dei Vescovi - DPCM, la posizione della CEI" inizia ricordando le parole pronunciate dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ad Avvenire pochi giorni fa: “Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Parole, dice la nota, che "arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della Cei, il ministero e la stessa presidenza del Consiglio".

"Un’interlocuzione - prosegue la nota Cei - nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che - nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia - la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale. Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo".

La nota richiama quindi "alla presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico" il "dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia". I Vescovi italiani - si conclude - "non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale".

Dopo la pubblicazione della nota della Cei, la Presidenza del Consiglio ha emanato un comunicato in cui "prende atto" della posizione dei vescovi e conferma che "già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza".

Sulla stessa lunghezza d'onda della Cei è intervenuto anche Mauro Ungaro, presidente della Federazione italiana dei Settimanali Cattolici: "Abbiamo preso atto con preoccupazione della proroga del “no” del Governo alla ripresa delle liturgie nelle chiese con la partecipazione dei fedeli. Condividiamo pienamente e facciamo nostra la posizione espressa dalla Conferenza episcopale italiana". Poi Ungaro conclude: "Guardiamo con attesa all’apertura prospettata nella nottata dal Presidente del Consiglio e confidiamo che il confronto possa portare in breve tempo a soluzioni che salvaguardino la necessaria prevenzione sanitaria ma tutelino parimenti il diritto costituzionale dei cittadini italiani a vivere la dimensione sacramentale della propria fede".

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