Avvenire di Calabria

Questo momento si è svolto, in aula Paolo VI, lo scorso sabato pomeriggio 6 ottobre

Cinquecento giovani militari all’incontro con Papa Francesco

Redazione Web

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di Pierluigi Plata * - Fin dall’annuncio del Sinodo dei Vescovi e dal tema scelto per la XV assemblea generale ordinaria, la parola più temuta, quella che appariva la più enigmatica e sconosciuta alla maggior parte delle persone, figuriamoci ai giovani, era discernimento. Bene, ora che il Sinodo ha avviato i primi passi, sembra quella maggiormente percorsa e quella che ha un reale risvolto pratico. L’incontro svoltosi sabato pomeriggio 6 ottobre in aula Paolo VI tra Papa Francesco, i Padri sinodali e i giovani, ne è una conferma.

Le domande poste dai giovani al Santo Padre, il quale ha scherzosamente ribadito che le risposte le daranno i Padri sinodali lungo tutto il periodo dello svolgimento del Sinodo, sono tutte accumunate da un desiderio di sapere come orientarsi di fronte alle tante strade che si presentano ogni giorno nella loro esistenza, come scegliere quella giusta per camminare verso la santità.

Come non diventare schiavi del web, come non farsi coinvolgere dall’indifferenza che regna ovunque, come non perdere la speranza quando i frutti sembrano non arrivare? A tali domande Papa Francesco ha dato una precisa indicazione per fare discernimento: “Concretezza”.

Nel mondo delle Rete: «La concretezza è la garanzia per andare avanti. Se i media, se l’uso del web ti porta fuori dalla concretezza, ti rende “liquido”, taglialo. Taglialo. Perché se non c’è concretezza non ci sarà futuro per voi. Questo è sicuro, è una regola della strada e del cammino».

Concretezza contro il disinteresse: «E poi, questa concretezza anche nell’accoglienza. Tanti dei vostri esempi, che avete fatto oggi, sono sull’accoglienza… “Come vincere la mentalità sempre più diffusa che vede nello straniero, nel diverso, nel migrante un pericolo, il male, il pericolo da cacciare?”. Si vince con l’abbraccio, con l’accoglienza, con il dialogo, con l’amore, che è la parola che apre tutte le porte».

Concretezza che si alimenta nelle radici con il passato: «Ognuno di voi vuole fare la strada nella vita, concreta, una strada che porti dei frutti. Grazie a te [Giovanni Caccamo] per la foto con tuo nonno: è stata forse, quella fotografia, il più bel messaggio di questa serata. Parlate con i vecchi, parlate con i nonni: loro sono le radici, le radici della vostra concretezza, le radici del vostro crescere, fiorire e portare frutto».

Concretezza è anche quanto i cinquecento giovani militari, presenti in aula Paolo VI, hanno portato a casa, nelle caserme, nel loro cuore. Sì, i giovani e le giovani dell’Esercito Italiano, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, sanno bene come ogni giorno devono rispondere con concretezza, con estrema praticità alle situazioni che si presentano davanti. Lo sperimentano già nella disciplina del loro addestramento, della loro formazione, poi quando “nell’operazione strade sicure” devono veramente trasmettere sicurezza e tranquillità ad ogni cittadino, ad ogni turista, a ogni viaggiatore che desidera tornare dalla sua famiglia. La concretezza di chi tocca senza vergogna, senza paura di sporcarsi le mani e la divisa mentre prendono in braccio i migranti sulla nave, sulle motovedette della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza. La concretezza dei Carabinieri che, pur non venendo meno al loro compito di far rispettare le Leggi dello Stato, non dimenticano però di avere sempre dinnanzi uomini e donne che sono immagine e somiglianza di Dio, così fanno la colletta per portare cibo ai famigliari dei detenuti, a chi si trova agli arresti domiciliari…Così come la concretezza dei Finanzieri che, nei loro innumerevoli controlli fiscali, non dimenticano mai che operano per una formazione delle coscienze orientate sempre all’onesta e per il bene di tutti. La concretezza dei militari quando, senza indugi, intervengono nelle calamità naturali facendosi carico, anche personalmente, dei disagiati, dei senza tetto, dei feriti; ma anche quella concretezza di chi, in operazione di pace all’estero, si priva di parte dello stipendio per devolverlo ai più poveri, ai più bisognosi che hanno incontrato.

Così oggi, grazie all’incontro avuto con papa Francesco, ai continui concreti incoraggiamenti che l’Ordinario Militare Santo Marcianò continua a fare, i giovani militari si sentono maggiormente confortati nel loro servizio, nella loro vita personale, giacché comprendono che la concretezza del loro lavoro è una sicura chiave per il discernimento a tutti i livelli.

* responsabile pastorale giovanile dell’Ordinariato militare

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