Avvenire di Calabria

Gli impegni della Carta di Bologna e i limiti reggini: l'importanza della partecipazione

Cittadinanza Ecologica vòlano per la MetroCity

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

di Vincenzo Pizzonia - Il sindaco Falcomatà ha sottoscritto l’8 giugno 2017, la “Carta di Bologna”, candidando la Città Metropolitana di Reggio Calabria a diventare protagonista della tutela dell’ambiente, e ad assumere impegni concreti nei settori per la difesa dell’ecosistema, dichiarandosi convinto che “è necessaria una rivoluzione ecologica e le Città Metropolitane possono davvero determinarne le sorti, promuovendo uno sviluppo che sia sociale, culturale ed economico”.

Ciò comporta che la nostra Citta Metropolitana deve dare l’avvio al “percorso di costruzione di un'agenda metropolitana per lo sviluppo sostenibile nell’ambito della funzione di pianificazione strategica” che gli è attribuita e promuovere una serie di attività e di iniziative che attengono ai rapporti di coordinamento e cooperazione con i 97 Comuni della Città Metropolitana, di cooperazione con le altre Città Metropolitane, la Regione e il Governo, ma anche indirizzate alla promozione dell’educazione allo sviluppo sostenibile delle nuove generazioni, e, mi preme sottolineare, destinate a “favorire il coinvolgimento dei cittadini e delle organizzazioni della società civile anche attraverso la condivisione degli obiettivi con le associazioni economiche, ambientaliste e del Terzo settore".

Con riferimento agli otto punti della Carta di Bologna per l’ambiente, gli obiettivi per la Città metropolitana sono rilevanti e ambiziosi, nel campo della rigenerazione urbana e della pianificazione urbanistica territoriale ambientale, della produzione e trattamento dei rifiuti, della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, della sicurezza sismica e idrogeologica, della prevenzione del rischio di disastri generati dai cambiamenti climatici, nel campo della transizione energetica, della qualità dell’aria, dell’utilizzo corretto dell’acqua e dell’eliminazione degli sprechi, dell’incremento del verde urbano, e infine della mobilità sostenibile.

Per la Città metropolitana di Reggio si tratta di una sfida che non può non essere accolta, proprio in relazione alle gravi criticità urbanistico territoriali ambientali del territorio, ma difficilissima per la grave crisi socio - ambientale che esso vive, legata non solo al conclamato deficit di governance, alla inefficienza degli apparati tecnico amministrativi, alla scarsa partecipazione politica dei cittadini e alla loro indifferenza alle scelte socio-ambientali, ma ancor più, secondo autorevoli fonti, al fatto che “il governo della vita economica e sociale del territorio metropolitano è ancora in gran parte nelle mani della ‘ndrangheta e dei suoi uomini visibili ed invisibili".

L’impegno assunto dal Sindaco può apparire temerario.

Falcomatà, che conosce gli scenari di partenza, si è dichiarato però “non spaventato e ulteriormente responsabilizzato”, e ha sottoscritto l’impegno evidenziando che si tratta di rafforzare una scelta che la Città Metropolitana di Reggio ha già fatto consapevolmente. “Nel Piano Strategico della nostra Città metropolitana – afferma- le cui Linee Guida sono state approvate nell’ultimo Consiglio metropolitano, anticipando così il maggior numero delle altre Città in Italia, abbiamo individuato lo sviluppo sostenibile quale tema importante da approfondire con la partecipazione e il contributo di tutti i soggetti interessati. L’auspicio è che il Governo garantisca alle Città metropolitane le risorse economiche necessarie e un quadro normativo di riferimento adeguato”.

Il Piano Strategico in cui confida Falcomatà, è uno dei tre strumenti (gli altri due sono lo Statuto e il Piano territoriale metropolitano) di cui ogni città metropolitana ha l’obbligo di dotarsi. Tale Piano deve scaturire da un processo di pianificazione strategica di ultima generazione, che rappresenta, in realtà, la migliore scelta metodologica per orientare lo sviluppo della città e del territorio, a partire proprio dalle situazioni di particolare gravità che affliggono l’una e l’altro, e che è divenuta un’ordinaria via da percorrere qualora si intenda “affrontare la sfida di un cambiamento duraturo”. E’ un processo reticolare, grazie al quale è possibile costruire una rete relazionale tra gli attori che rappresentano la società locale, al fine di individuare una visione di futuro e le possibilità di sviluppo, definendo assieme obiettivi e strategie di breve e lungo periodo per la trasformazione della città e della società nel suo complesso.

Nel particolare contesto della Città Metropolitana di Reggio tale processo è irrinunciabile, e assume particolare importanza che il piano strategico sia il piano della città e non un piano elaborato dall'amministrazione o da qualche esperto per la città.

E’ sorpresa gradita che le Linee Guida a cui fa riferimento Falcomatà, approntate con molta competenza, approvate – si presume consapevolmente- dal Sindaco e dal Consiglio metropolitano, delineano di fatto un processo avanzato e apprezzabile, che, come mostrato in figura, fa scaturire le azioni da attuare, da scelte condivise - a cui si perviene attraverso un processo complesso e inclusivo – basate su quadri conoscitivi integrati e adeguati.

La costruzione di un sistema integrato della conoscenza, che è alla base del processo, non costituisce ostacolo insuperabile. Quadri conoscitivi di buon livello sono sostanzialmente disponibili, anche se può essere necessaria qualche integrazione.

Ma ostacoli rilevanti si prospettano invece per l’attuazione del processo di costruzione delle scelte, ed è elevato il rischio che il Piano Strategico resti confinato nell'ambito del desiderio ambizioso o del vagheggiamento illusorio, senza possibilità di esplicarsi o realizzarsi.

Questo rischio può essere scongiurato solo attraverso l’impegno generoso e responsabile di tutti gli attori coinvolti.

A ciascuno di essi è richiesto di fare la propria parte per rendere possibile l’avvio e la costruzione del Piano, con la consapevolezza che si tratta di realizzare uno strumento destinato ad aprire prospettive concrete di crescita sociale ed economica della città di Reggio Calabria e della sua area metropolitana, ma anche a rigenerare un’idea di futuro per una comunità “che allo stato attuale si mostra annichilita e depressa dalla crisi economica, sociale e di valori ancora in atto”.

E’ particolarmente importante ribadire la “necessità di un dialogo trasparente e di un’effettiva partecipazione politica dei cittadini e delle comunità locali alle scelte socio- ambientali”, che Papa Francesco sottolinea con riferimento alla complessa crisi socio ambientale del Pianeta, e che la Carta di Bologna ripropone a tutti i sottoscrittori.

Ed è importante ricordare che la Carta di Lipsia (2007) sottolinea chiaramente tale esigenza in maniera specifica, quando ribadisce che per risolvere le problematiche complesse che emergono e si confrontano nelle “molteplici dimensioni della vita urbana - ambientale, economica, sociale e culturale” della Città Metropolitana, si richiede un “approccio integrato, che sappia coniugare misure inerenti il rinnovamento materiale urbano con le misure intese a promuovere l’istruzione, lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la protezione ambientale, alla collaborazione partenariale tra cittadini, società civile, economia locale e i diversi livelli amministrativi”.

Evidentemente, al Sindaco e agli organi della Città metropolitana, anzitutto, corre l’obbligo di fare in modo che il progetto di cambiamento, che dichiarano di voler realizzare, non resti un disegno velleitario. Certo sarà importante che il Governo garantisca “ le risorse economiche necessarie e un quadro normativo di riferimento adeguato” come ha auspicato Falcomatà, ma, intanto, è importante mostrare quante e quali, tra le attività e le iniziative necessarie per dare concreto avvio alla “rivoluzione ecologica” sono state avviate o sono in fase di avvio, a partire da quelle che meglio si prestano a far percepire la forte determinazione a favorire la partecipazione dei cittadini e a stimolare la collaborazione partenariale.

Ai cittadini, sempre più fortemente interpellati dalla sfida del cambiamento, si richiede la disponibilità ad accogliere la richiesta di riconciliazione con gli amministratori, intraprendendo una fase collaborativa, di partecipazione attiva responsabile e generosa e di vigilanza corretta e severa, mettendo in campo e reclamando comportamenti e azioni trasparenti, responsabili, sicuramente orientate al bene comune, che la rendono praticabile.

A tutte le realtà associative, culturali e di volontariato, che operano nel territorio metropolitano con obiettivi di promozione della crescita culturale e sociale e di difesa del bene comune, acquisita la consapevolezza che il processo di pianificazione non può essere demandato solo ai tecnici e agli addetti ai lavori, è richiesto di mettere a disposizione dello stesso le intelligenze, le creatività e le energie di cui dispongono, sollecitandone l’avvio, vigilando sul suo sviluppo e accogliendo la sfida di diventare soggetti attivi e responsabili della tanto auspicata collaborazione partenariale, che serve per costruire una ”cittadinanza ecologica” ed è indispensabile per realizzare il progetto di una Città metropolitana che sia europea, libera, aperta e accogliente, solidale e inclusiva, resiliente e sicura, efficiente, in cui sia possibile e bello vivere.

Articoli Correlati