Avvenire di Calabria

Don Italo Calabrò, quarta edizione del concorso per gli studenti

Monsignor Morosini: «va valorizzato il tema di quest'anno incentrato sulla capacità di interloquire con la gioventù per renderla responsabile del loro futuro»

Federico Minniti

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La sala "Giuditta Levato" ha ospitato la conferenza stampa di presentazione della quarta edizione del premio "Don Italo Calabrò per l'educazione dei giovani" promosso dal Consiglio regionale della Calabria, in collaborazione con la Conferenza episcopale calabra, l’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni Onlus e con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria.

Al tavolo dei relatori erano seduti Nicola Irto, presidente del Consiglio regionale della Calabria, Franca Falduto, responsabile regionale delle Consulte studentesche per l'Ufficio scolastico regionale della Calabria, Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape, Mimmo Nasone, referente della Piccola Opera Papa Giovanni e monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova. A moderare i lavori è stato il giornalista Giampaolo Latella, portavoce della Presidenza del Consiglio regionale della Calabria.
 
E proprio il primo inquilino di Palazzo Campanella ha fatto gli onori di casa, aprendo i lavori alla presenza degli operatori dell'informazione e curiosi accorsi alla "Giuditta Levato": «Don Italo non è solo patrimonio di tutta la Calabria, ma rimane un esempio straordinario per tutta la gioventù: oggi parliamo di “responsabilità”. Bene, - ha detto Nicola Irto, presidente del Consiglio regionale della Calabria - quanto è importante affrontare questo aspetto nel nostro contesto attuale? Questo premio ci consente di filtrare questi valori attraverso gli occhi dei nostri giovani che potranno toccare con mano la testimonianza di un prete di frontiera. L’auspicio è che questo premio non si limiti a questa consiliatura: occorre rilanciare questi messaggi, soltanto parlando ai nostri giovani si potrà avviare una reale coscienza critica soprattutto alle giovani generazioni».
 
L’oggetto del concorso consiste nella predisposizione di una proposta progettuale contenuta in un elaborato (tema di ordine generale, poesia, manifesto, video, presentazione PowerPoint), ispirato ad una famosa frase pronunciata da don Italo Calabrò: “Io non delego la mia vita: voi giovani dovete vivere e non potete rilasciare deleghe. Prendete le vostre responsabilità e portatele avanti”.
 
«Siamo giunti alla quarta edizione: ormai registriamo una partecipazione consolidata dei ragazzi di tutta la regione - ha spiegato Franca Falduto, responsabile regionale delle Consulte studentesche per l'Ufficio scolastico regionale della Calabria - a testimonianza di ciò, oggi alla conferenza stampa, vi è una rappresentanza del coordinamento regionale delle Consulte degli studenti calabresi che farà opera di diffusione coi propri coetanei. Il grande obiettivo è quello di offrire ancora una volta un modello positivo per la crescita dei discenti, come quello di don Italo Calabrò: i giovani prima ancora didiscorsi teorici, hanno bisogno di testimonianze concrete». Sulla stessa frequenza d'onda sono i giovani presenti in rappresentanza della comunità studentesca della regione: «Il ricordo di don Italo è ancor oggi molto forte - ha detto il giovanissimo Domenico Cristiano, tutor dei ragazzi - per noi è fondamentale approfondire esempi come il suo: i messaggi lanciati dal sacerdote reggino sono tutt'oggi molto forti e sempre validi per qualsiasi generazione li conosca».
 
«Quest'anno è stato scelto un tema specifico del suo insegnamento, ossia quello della "partecipazione" - ha evidenziato Mario Nasone, presidente del Centro comunitario Agape - questo messaggio è di assoluta attualità, soprattutto alla luce del metodo che don Italo Calabrò ci ha lasciato: guardare i giovani non come oggetto di interventi, ma come persone che dovevano "soltanto" tirare fuori i propri talenti. Penso che il premio dedicato al parroco di Sambatello debba scuotere le coscienze soprattutto di insegnanti, educatori e formatori: il suo rapporto coi ragazzi era intimamente personale, prendendosi cura delle relazioni». Durante il suo intervento, Mimmo Nasone - in rappresentanza della Piccola Opera Papa Giovanni - ha annunciato l'impegno delle realtà sociali, nate proprio dai giovani di don Calabrò, all'interno delle classi calabresi per soffermarsi su un acronimo del tutto particolare: il Pof, inteso come povertà-omertà-fragilità. Tre parole che sono state il baricentro dell'attività di don Italo Calabrò con i ragazzi. 
 
Le conclusioni sono state affidate a monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova: «Siamo giunti alla quarta edizione: questa continuità è segno di acume amministrativo, come quello del Consiglio regionale della Calabria, che sa valorizzare le iniziative positive - ha sottolineato monsignor Morosini - certamente va valorizzato il tema di quest'anno incentrato sulla capacità di interloquire con la gioventù per renderla responsabile del loro futuro. Coinvolgere i giovani in prima persona nelle sue attività: basta rinnovare il ricordo dell'esperienza dei suoi alunni presso l'ex manicomio di Reggio Calabria. La vita - ha concluso il presule - dobbiamo costruirla assieme, non bisogna attendere che siano gli altri a dirci che il bene deve esser fatto».

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