Avvenire di Calabria

Si moltiplica il tempo trascorso tra le mura domestiche, dove ci si allena alla convivenza spesso "forzata"

Famiglie e Covid, il virus “rispolvera” l’arte del sacrificio

Ciò che emerge, accanto alle fatiche di questo periodo, anche la riscoperta della bellezza del fare insieme le cose

di Giancarlo e Maria Giovanna Benedetto *

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Famiglie e Covid, il virus “rispolvera” l’arte del sacrificio. Si moltiplica il tempo trascorso tra le mura domestiche, dove ci si allena alla convivenza spesso "forzata". Ciò che emerge, accanto alle fatiche di questo periodo, anche la riscoperta della bellezza del fare insieme le cose.

Famiglie e Covid, il virus “rispolvera” l’arte del sacrificio

Provate a pensare a una coppia di sposi, liberi professionisti, due figlie di 4 e 2 anni e una pandemia che costringe ciclicamente a periodi interminabili di quarantena. Il marito deve necessariamente lavorare come se nulla fosse e la moglie è costretta a una frustrante limitazione del proprio lavoro per far fronte alle esigenze familiari. Le bambine non escono da oltre un mese e ormai soffrono lo spazio ristretto di casa, l’interruzione delle relazioni affettive, la mancanza di svago e di spazi aperti ove esprimersi. La vita coniugale ai tempi del Covid-19 è esattamente questa, senza alcuna edulcorazione o esagerazione.


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Ma, a ben vedere, sono queste le migliori condizioni affinché la vita coniugale fiorisca secondo il volere di Dio. In una quotidianità piena di limitazioni e che rende impossibile qualsiasi previsione per il futuro, gli sposi sono tenuti a “stare”; a darsi continuamente il cambio nelle faccende domestiche; a dover rinnovare quotidianamente la propria disponibilità a “rimanere” per consentire all’altro di “andare”; a farsi prossimo per ascoltare gli sfoghi quotidiani.

Chiusi in casa, anche se piccola e accogliente, stiamo sperimentando la difficoltà di parlarsi senza discutere, condividere senza minimizzare le sensazioni dell’altro, riposare senza disinteressarsi dell’altro.

Un delicato e fragile equilibrio frutto di un inconsapevole costante allenamento. Lo stesso equilibrio – difficilmente digeribile se letto secondo gli schemi sociali attuali – di cui parlava San Paolo: la moglie sia sottomessa al marito come la Chiesa a Cristo; il marito sia pronto a morire per la moglie come Cristo per la Sua Chiesa.


PER APPROFONDIRE: Covid. Distanziati per legge: abbracci e intimità a rischio?


Sottomettersi non è una cosa negativa, è trovare un posto in cui stare bene, rinunciando a posizioni di forza e guardando le cose dal basso, con attenzione, da vicino. Sottomettersi a chi sai che non abuserà della propria posizione è addirittura gratificante. Morire per qualcuno è un atto rivoluzionario, è la risposta all’egoismo diffidente dei giorni nostri.

Morire per la sposa è vivere la giornata al pieno delle possibilità umane, è mangiare ogni boccone – anche amaro – della relazione. Questo è il primo compito degli sposi: stare, stare vicini, stare insieme e vivere la quotidianità pensando alla felicità dell’altro. Il matrimonio è un mistero, occorre viverlo per capirlo e richiede tanto impegno per viverlo lietamente: è tutto un paradosso.


* Ufficio per la Pastorale familiare dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova

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