Avvenire di Calabria

La genitorialità, a volte, fa paura: a confermarcelo è l'opinione di diversi esperti che quotidianamente si occupano della vita di coppia in Calabria

Genitorialità a rischio? Aumentano le solitudini di coppia

Negli ultimi decenni si sono moltiplicati i fattori di stress e solitudine: infertilità, adozioni e separazioni sono temi su cui dibattere comunitariamente

di Autori Vari

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La genitorialità, a volte, fa paura: a confermarcelo è l'opinione di diversi esperti che quotidianamente si occupano della vita di coppia in Calabria. Negli ultimi decenni si sono moltiplicati i fattori di stress e solitudine: infertilità, adozioni e separazioni sono temi su cui dibattere comunitariamente.

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Solitudini e genitorialità, cosa c'è da sapere

di Davide Imeneo - Psicologa presso il Consultorio diocesano “Pasquale Raffa” di Reggio Calabria, Nancy Rizzi è una psicoterapeuta, specialista in bioetica e sessuologia, con la quale abbiamo parlato delle nuove criticità della genitorialità al giorno d’oggi.

Quali sono i principali problemi emotivi e psicologici che le coppie che non possono avere figli spesso affrontano?

La possibilità di divenire genitori rappresenta spesso qualcosa di radicato nell’identità e uno dei pilastri su cui la coppia si costruisce. Il progetto genitoriale a volte si scontra con problematiche di infertilità, una condizione potenzialmente risolvibile, o di sterilità, ovvero una condizione in cui uno o entrambi i partner della coppia hanno un problema fisico considerato irreversibile che rende impossibile il concepimento. Secondo l’Oms si può parlare di infertilità dopo 24 mesi in cui i partner hanno avuto rapporti regolari e non protetti senza riuscire a concepire. Tale condizione riguarderebbe il 15/20% delle coppie europee. In questo clima psicologico prendono forma intensi sensi di colpa, sentimenti di vergogna, difettosità e inferiorità. Spesso le domande di parenti e amici possono generare vissuti di rabbia e imbarazzo, cosicché la coppia arriva a isolarsi per sfuggire alla sofferenza.


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Quali sono i rischi e le complicazioni psicologiche che possono derivare dalla fecondazione assistita?

I tentativi infruttuosi di concepire un bambino danno inizio all’iter della tem- peratura basale e dei giorni fertili, con ansia e stress sempre crescenti. Quando si giunge alla consultazione presso un centro per la fertilità iniziano i percorsi diagnostici e dopo sarà possibile accedere alle terapie più opportune, farmacologiche, chirurgiche o di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma). Il senso di frustrazione è molto intenso e i ripetuti tentativi falliti configurano dei veri e propri eventi traumatici.

In che modo l’adozione può essere una scelta positiva per le coppie che non possono avere figli biologici?

La genitorialità adottiva nasce nella maggioranza dei casi da speranze deluse di poter generare un figlio. Il percorso adottivo è lungo e faticoso ma può rappresentare per i futuri genitori una grande occasione di crescita personale: la coppia può pervenire a una più profonda conoscenza e consapevolezza attraverso le varie fasi dell’iter acquisendo le capacità e competenze richieste dal ruolo genitoriale adottivo.

Come si può preparare una coppia all’adozione di un bambino?

Le coppie vengono affiancate da perso- nale specializzato che ha il compito di promuovere competenze genitoriali non generiche ma altamente specifiche. I genitori adottivi devono anche essere sostenuti nel processo di consapevolizzazione di quelli che potrebbero essere i danni evolutivi subiti da bimbi che provengono da contesti ad alta traumatizzazione. La formazione delle coppie adottive deve prevedere gli aspetti del trauma dell’attaccamento e delle sue conseguenze emotive e comportamentali.


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I rischi per i figli delle coppie separate

di Laura Conti * - L’incremento esponenziale negli ultimi anni di separazioni e divorzi, ha fatto sì che essi vengano culturalmente sempre più normalizzati ed accettati.

Esiste però un crescente problema di rilievo clinico legato all’enorme impatto, a breve e lungo termine, che le separazioni rischiano di avere sul sistema familiare, in particolare sui figli. Nelle separazioni ad alta conflittualità si vengono a creare sistematicamente meccanismi che possono generare conseguenze negative anche durature nel tempo.

Da sottolineare il fatto che la conflittualità non necessariamente è esplicita, fatta cioè di aggressività e urla plateali, ma è fatta anche di subdole ripicche, tentativi di rivalsa per attaccare o ostacolare l’ex partner, e il bambino, in tutto questo, diventa oggetto di contesa tra i genitori; il rischio è che vengano persi di vista i bisogni del proprio figlio, che passeranno in secondo piano.

L’esperienza clinica ci insegna che purtroppo spesso i genitori arrivano a cercare di correre ai ripari solo quando i bambini cominciano a sviluppare comportamenti sintomatici, e solo in questa fase, soprattutto se guidati, riescono ad attivare una sorta di autoriflessività sulle loro dinamiche relazionali, anche se spesso la tendenza è quella di attribuire all’altro genitore la causa dei problemi del bambino.

Le problematiche più frequenti a carico dei figli di genitori separati, sono l’oppositivi- tà, i problemi di condotta, una tendenza a ricercare attenzioni alzando sempre più il tiro delle richieste e dei capricci, reazioni di rabbia e provocatorietà, ma anche ansie, somatizzazioni, sintomi depressivi. Il piccolo, in questo caso, tenderà a non aspettarsi nulla dall’altro, a non manifestare i suoi bisogni, e ciò è alla lunga più pericoloso di una sofferenza francamente espressa.

Può anche pensare, in qualche modo, di essere colpevole, di non meritarsi affetto e cure. Può prendere le parti di un genitore, vivendo con lui una sorta di attaccamento invertito. In caso di divergenze sulla gestione educativa dei figli, i genitori dovrebbero cercare di evitare di agire assecondando il proprio stato emotivo di rabbia e rancore, focalizzandosi invece sull’obiettivo più importante, che non sarà nuocere l’ex partner, ma soddisfare i bisogni del proprio figlio.

* Psicologa e psicoterapeuta


PER APPROFONDIRE: I figli indesiderati e il desiderio di maternità


Relazioni da ricucire

di Francesco Cuzzocrea * - L’educazione dei figli è un’opera artigianale, la più grande opera non solo per una coppia ma anche per l’intera società e per la Chiesa stessa. Ma quali sono le sfide per i genitori di oggi? Sono tante e occorre consapevolezza, determinazione e tanta grazia divina per poterle affrontare. Proviamo ad elencarne alcune:

  • La sfida del comprendersi (difficoltà di connessione intergenerazionale) in un contesto dove il divario culturale e dei linguaggi tra le generazioni si va sempre più ampliando e causando una distanza tra genitori e figli via via sempre maggiore.
  • La sfida delle competenze educative (difficoltà di status), in un contesto dove crescono sempre più i disturbi di quella specifica funzione del Sé che in gestalt chiamiamo “funzione personalità”, con la conseguente confusione dei ruoli e la modalità inadeguata di contattare l’ambiente e di assimilare i cambiamenti dovuti alla crescita.
  • La sfida del prendersi cura (difficoltà di rispondere ai bisogni), in un contesto “capovolto” di forte investimento narcisistico e affettivo, dove è spesso il genitore alla ricerca di conferme e approvazione da parte del figlio e che quindi difenderà e giustificherà ad ogni costo.
  • La sfida dell’autorevolezza educativa (difficoltà del legame), in un contesto dove sempre più la diade genitoriale è sgretolata dalle separazioni e cresce la paura di poter perdere i figli, l’indisponibilità a volerli “condividere” con l’altro genitore, la tendenza a strumentalizzarli all’interno del conflitto di coppia, il senso di colpa per la loro sofferenza, l’angoscia di poterli ferire ulteriormente.
  • La sfida del tempo (difficoltà dello stare accanto), in un contesto frenetico, dove i ritmi di vita e di lavoro sono spesso diventati incompatibili con la dimensione familiare e con il proprio contributo al comune progetto di fedeltà e di amore, causando spesso solitudini e pericolose derive autonomistiche e compensazioni extra familiari.
  • La sfida del cambiamento (difficoltà a trovare nuovi equilibri), in un contesto che genera le più disparate forme sociali e familiari e dove diviene assai difficile stare al passo con i tempi, soprattutto in campo tecnologico, vivendo in modo equilibrato le potenzialità del web con i rischi connessi alla rete e al virtuale.
  • La sfida dell’adolescenza infinita (difficoltà ad individuare le tappe evolutive), con adulti tardivi e una pubertà anticipata agli 11 anni, in un contesto dove ormai si sperimenta precocemente ma con sempre meno maturità umana ed affettiva e sempre più modelli virtuali distorsivi della realtà, ma anche con forme di pigrizia, indecisione e indeterminazione.
  • La sfida del dialogo (difficoltà di interazione), in un contesto dove i messaggi vengono veicolati in modo rapido, superficiale e frammentario, spesso attraverso i dispositivi e senza prossimità o possibilità di guardarsi negli occhi; un contesto spesso anonimo dove risulta estremamente povero il dialogo e depotenziata la comunicazione non verbale e para verbale.
  • La sfida dell’integrità (difficoltà ad armonizzare corpo e spirito) in un contesto destabilizzante carico di stimoli erotici ma anche di perversioni, minimizzato nelle responsabilità del farsi dono e massimizzato nella ricerca di sensazioni ad ogni costo e fine a se stessi.
  • La sfida del potenziale altruistico (difficoltà oblativa), in un contesto segnato quasi esclusivamente dal raggiungimento delle proprie ambizioni e mete personali, con il conseguente calo di solidarietà tra i membri della famiglia e la crescita di egoismi individuali che sfociano in condotte asociali o antisociali.
  • La sfida delle virtù e dei valori (difficoltà etica), in un contesto segnato da crescente deresponsabilizzazione e dove spesso la coscienza appare grossolana e sopita oppure presuntuosa e totalmente autoreferenziale, dove difficilmente ci si mette in discussione e dove si è perso anche il senso del peccato e delle regole condivise.
  • La sfida vocazionale (difficoltà ad orientare la propria vita e affidarsi ad un progetto più grande), in un contesto dissacrante e massificante dove l’autentica spiritualità non si coltiva più in famiglia, dove i carismi non diventano servizio e dove spesso anche la fede si riduce solo ad una pratica religiosa sterile.     

Lo scenario che abbiamo tentato di descrivere non deve scoraggiare ma motivare ulteriormente all’impegno perché ciascuna sfida può e dev’essere affrontata e superata con le tante potenzialità che una famiglia possiede, sia pure in mezzo alla tempesta di oggi, ma soprattutto con la grazia di Dio e l’esempio virtuoso della Santa Famiglia di Nazaret, nella consapevolezza che la famiglia è il grande laboratorio d’amore e che – come diceva San Giovanni paolo II il 13 febbraio 1994 – gli anni che stiamo vivendo possono essere considerati sicuramente di transizione epocale. Sotto i nostri occhi c'è un mondo in movimento. L’umanità è come ad un bivio: quale civiltà si imporrà nel futuro del pianeta? Dipende dalla famiglia, cuore della civiltà dell’amore.

* Assistente ecclesiastico Cfc Calabria, esperto nelle relazioni educative familiari

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