Avvenire di Calabria

Una messa dedicata agli operatori dell’informazione è stata celebrata dal presule alla Cattolica dei Greci

Giornata regionale Ucsi, Renzo: «Il giornalista crei relazioni»

Francesco Creazzo

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Un momento di comunità e di riflessione quello vissuto dai giornalisti calabresi iscritti all’Ucsi per la giornata regionale delle comunicazioni sociali: una messa dedicata agli operatori dell’informazione cattolici che, quest’anno, si è celebrata a Reggio, nella parrocchia di Santa Maria Cattolica dei greci.
Un folto numero di operatori del settore ha partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Tropea-Nicotera e delegato della Conferenza episcopale calabra per le Comunicazioni Sociali.
Prima della liturgia, un momento dedicato a una breve cerimonia di premiazione: per lo storico impegno al servizio dell’informazione, sono stati premiati l’ex direttore del L’Avvenire di Calabria monsignor Filippo Curatola e monsignor Giorgio Costantino, che per decenni ha insegnato comunicazioni sociali nei seminari di Catanzaro e Reggio. Premi salutati con calore e soddisfazione dal segretario della Fnsi regionale Carlo Parisi e dal presidente dell’ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri, entrambi intervenuti con un breve discorso prima della celebrazione.
La liturgia è stata presieduta da monsignor Renzo e concelebrata dal parroco di Santa Maria Cattolica dei Greci e presidente dell’Ucsi regionale, don Valerio Chiovaro, dal parroco di Santa Maria del Divin Soccorso monsignor Giorgio Costantino, dal decano del capitolo metropolitano e giornalista monsignor Antonino Denisi, dal direttore del L’Avvenire di Calabria e Consigliere nazionale della Federazione italiana dei settimanali cattolici don Davide Imeneo, da don Giovanni Scarpino segretario della commissione regionale Cec per le comunicazioni sociali, e da don Graziano Maccarrone, segretario del vescovo di Mileto.
Proprio monsignor Renzo ha rivolto un appello ai giornalisti durante l’omelia, partendo dalle parole scritte dal Papa nel messaggio per la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali: « La "rete" – ha detto il presule - ha una molteplicità di percorsi intrecciati e di nodi che ne assicurano la tenuta, ma purtroppo senza un centro, per così dire, gerarchico che garantisca l'unità e la compartecipazione organica di tutti gli elementi. Se è una risorsa del nostro tempo, non bisogna nascondersi i rischi che "minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica su scala globale". Sappiamo bene che le reti sociali "se per un verso servono a collegarci di più, a farci ritrovare ed aiutare gli uni gli altri, per l'altro si prestano ad un uso manipolatorio dei dati personali" ad ogni livello, dal politico al finanziario, senza alcun rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali». «La metafora della rete – ha proseguito monsignor Renzo - richiama quella della "comunità". Sappiamo come una comunità "è tanto più forte quanto più è coesa e solidale e persegue obiettivi condivisi. La comunità come rete solidale richiede l'ascolto reciproco ed il dialogo, basato sull'uso responsabile del linguaggio". Chiediamoci se con il linguaggio usato, fatto di offese, di sproloqui, di parolacce anche ad alto rango costruiamo oggi comunità, o non piuttosto divisioni, odiosità, spappolamento del comune senso civico della convivenza. Oggi si parla di "social network community", ma questo non è "automaticamente sinonimo di comunità". Anzi spesso, nota il Papa, "rimangono solo aggregati di individui che si riconoscono intorno ad interessi o argomenti senza legami ... che alimentano un individualismo sfrenato, finendo col fomentare spirali di odio". La rete, così, invece che comunità crea autoisolamento e ragnatele capaci solo di intrappolare. Pensiamo al rischio che corrono i nostri giovani che finiscono col ridursi ad "eremiti sociali", completamente estranei alla società in cui vivono. Una community digitale non è una comunità in relazione».

«La risposta a tutti questi fenomeni estremamente pericolosi per il vivere sociale – ha concluso il vescovo di Mileto - il Papa la trova nella terza metafora, cioè nell'essere e nel recepirsi "membra gli uni degli altri", un unico corpo fatto di tante membra in cui ognuna svolge la sua funzione come parte vitale ed indispensabile dell'unico organismo che le unisce.

La metafora del corpo e delle membra ci "porta a riflettere sulla nostra identità che è fondata sulla comunione e sull'alterità". L'altro non è un nemico, o un oggetto di scarto da colpire in tutti i modi, ma "parte integrante e condizione della relazione e della prossimità". Diceva S. Basilio: "Nulla è così specifico della nostra natura quanto l'entrare in rapporto gli uni con gli altri, l'aver bisogno gli uni degli altri". I giornalisti in questo compito formativo giocano un ruolo rilevantissimo, oltre che delicato a cui non si deve rinunciare, se vogliamo mantenere alto il livello culturale personale e dei nostri interlocutori-lettori. Il giornalista, dunque, non può essere frettoloso e avventato, ma deve verificare tutto minuziosamente, soprattutto se ci sono in mezzo persone. Sappiamo i danni dirompenti, talora irreversibili, che producono le fake news. Il buon metodo da imparare da Luca per fare bene il mestiere di giornalista è la ricerca accurata della verità dei fatti».

Dopo la messa, i giornalisti dell'Ucsi hanno vissuto un momento di convivialità con il pranzo al Villaggio dei Giovani, il bene confiscato alla 'ndrangheta gestito dall'associazione Attendiamoci Onlus.

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