Avvenire di Calabria

Assolto in Cassazione nel processo “Miramare” e terminato il periodo di sospensione della “Severino” il politico reggino è tornato a Palazzo San Giorgio

Giuseppe Falcomatà promette: «Reggio, ce la faremo»

Nell'intervista rilasciata domenica sul numero in edicola di Avvenire di Calabria il primo cittadino parla di presente e, soprattutto, futuro della città

di Francesco Chindemi

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Sono giorni di dialogo e confronto in seno alla maggioranza al Comune di Reggio Calabria per il da poco rientrato sindaco Giuseppe Falcomatà. Tra i nodi da sciogliere c'è quello del rimpasto di giunta. Inevitabilmente ci saranno dei ritocchi da fare. Il confronto con la maggioranza è serrato e nasce dalla consapevolezza di quanto già prospettato nel novembre 2021, quando condannato in primo grado nel processo "Miramare", il primo cittadino eletto venne sospeso per effetto della legge "Severino". Falcomatà parla anche di rimpasto nell'intervista rilasciata domenica scorsa sul numero in edicola di "Avvenire di Calabria" e che vi riproponiamo anche sulla nostra edizione online.

Giuseppe Falcomatà, il ritorno da sindaco a Palazzo San Giorgio: «Un nuovo inizio per Reggio»

Dopo la sentenza di assoluzione con cui la Cassazione ha annullato la condanna d’abuso d’ufficio rimediata nei primi due gradi di giudizio del processo Miramare, Giuseppe Falcomatà, tornato a fare il sindaco, ha ripreso il suo lavoro. Lo abbiamo raggiunto proprio a Palazzo San Giorgio.

Cosa ha provato nel tornare a Palazzo di città dopo due anni di sospensione?

Emozione. Non mi vengono in mente altri stati d’animo. Tornare nel luogo in cui, per anni, ho dato tutto me stesso e raccogliere l’abbraccio, il calore, il sostegno ed il conforto di assessori, consiglieri comunali, amici e lavoratori che hanno sempre creduto nella mia e nella nostra innocenza è stato come riprendere fiato dopo due lunghi anni passati in apnea.

Ci sarà una nuova giunta? Da chi o come sarà composta?

Questa sospensione è stata una lezione per ognuno di noi, durante la quale non ho mai smesso di sentirmi sindaco. Ho continuato a vivere la città, nelle strade, fra la gente, insieme alle sue tante e belle realtà sociali, culturali, religiose e sportive. Quando sostengo la necessità di costruire un nuovo inizio, una riconnessione sentimentale con i cittadini per vivere meglio, intendo il fatto che ognuno, a prescindere dalla carica ricoperta o che ha ricoperto per un certo lasso di tempo, deve costantemente sentire sulla propria pelle la responsabilità istituzionale e di cittadino.

Non serve cambiare gli orchestrali se la musica sarà sempre la stessa. Si avvieranno dei ragionamenti, certo, è necessario interpretare un nuovo corso, ma senza frenesia. Ci sarà il momento giusto per farlo.

Due anni senza sindaco eletto hanno inciso anche sulla vita della città. A quali settori darà priorità?

Ogni settore ha pari dignità e in egual modo e misura verrà considerato. Nella gestione della cosa pubblica, non esistono interventi che hanno la precedenza rispetto ad altri. Si valutano insieme alla giunta ed alla maggioranza, raccogliendo il contributo di chiunque abbia a cuore le sorti della città, per aggredire le emergenze e fornire le giuste risposte. Per questo, ho chiesto ad ogni assessore e consigliere delegato un aggiornamento sulle cose fatte in questi due anni. Mi è servito per avere un quadro quanto più chiaro possibile così da poterci muovere, all’unisono, verso il completamento delle linee di mandato.

Durante la sospensione sono cambiate molte cose. Dopo la Regione, anche al Governo nazionale c’è il centrodestra. Mancherà il canale privilegiato con la Capitale che era riuscito a costruire e consolidare nei primi anni del suo mandato?

Non ho mai creduto nei canali privilegiati. Prima delle camicie di parte viene sempre la giacca istituzionale, che non può e non deve cedere alle appartenenze politiche. Dal nostro primo insediamento, nei ministeri hanno apprezzato la vitalità di una classe dirigente impegnata, fra le altre cose, a dover ricostruire l’immagine di una città devastata dallo scioglimento del Comune per contiguità mafiosa. Non è stato semplice, anzi. Abbiamo interloquito con esecutivi di sinistra, di centro e di destra. Chi eravamo ieri lo siamo anche oggi. Non è cambiato nulla. Ho apprezzato la telefonata del Governatore Roberto Occhiuto, così come il suo comunicato stampa dopo la sentenza di piena assoluzione arrivata in Cassazione. Chiederò un incontro per affrontare insieme la questione delle funzioni da delegare alla Città Metropolitana.


PER APPROFONDIRE: Palazzo di Giustizia a Reggio Calabria, verso il completamento dell’opera


Allo stesso modo, positivo è stato l'incontro con i rappresentanti del Governo (guidati dal vice ministro alla giustizia Sisto) che, lunedì 6 novembre sono giunti a Reggio per un nuovo importante step che consentirà la ripartenza del cantiere del Palazzo di Giustizia. Come vede, le istituzioni dialogano e collaborano per il bene delle comunità. E non potrebbe essere altrimenti.

Sul piano locale, cambiano gli equilibri anche dentro il Palazzo. La maggioranza, sul piano numerico, sembra essere indebolita rispetto a quella che aveva lasciato nel novembre 2021. Questo la preoccupa?

Sta nell’ordine delle cose che, nel corso di una o di diverse legislature, le maggioranze cambino con consiglieri che si spostano da una parte o dall’altra dei banchi consiliari. Posso invece affermare che al mio rientro ho trovato una maggioranza in salute, semmai provata, come l’intera comunità, nonostante il buon lavoro svolto dai due sindaci facenti funzioni, da due anni di sospensione del sindaco, ma ugualmente carica ad affrontare questi ultimi due anni e mezzo di mandato. C’è la voglia, c’è la determinazione, c’è la consapevolezza di dover dare le risposte che la cittadinanza si aspetta.

Guardando all’epilogo della vicenda Miramare e alle conseguenze che il processo ha avuto non solo sul piano personale, ma anche per la collettività, crede che sul piano normativo qualcosa debba essere rivisto?

Ormai da anni si discute sulla necessità di rivedere l’abuso d’ufficio e, più in generale, di ridiscutere quelle che sono le responsabilità dei sindaci cui derivano conseguenze negative come, ad esempio, la sospensione dal proprio ruolo, previsto dalla legge Severino. Spero si possa concludere in tempi rapidi questo dibattito perché, insieme ai sindaci, soffrono le comunità e, come nel caso mio e di Reggio, ingiustamente. Attenzione, però: non si tratta di vittimismo quanto, piuttosto, della naturale consapevolezza che anima lo spirito di ogni amministratore che auspica una conclusione efficace e veloce dei temi attualmente sul tavolo del governo.

Non vorremmo fare retropensieri. Ma guardando a ciò che è successo dal 2012 ad oggi in riva allo Stretto, secondo lei c’è un disegno secondo il quale Reggio debba rimanere in una sorta di limbo?

No non mi convince questo genere di suggestione. Anzi ritengo non possa essere mai messa in discussione la piena fiducia nelle istituzioni, qualunque sia il ruolo che ricoprono nelle garanzie di uno Stato democratico. Personalmente sono concentrato sul futuro, non sul passato. Il mio rientro, il nostro rientro, deve essere interpretato come un nuovo inizio. Spero possa essere un periodo di rinascita della città, che possa mettere a frutto tutta la programmazione di questi anni. Guardiamo avanti con fiducia e determinazione.

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