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Mancano le cognizioni di base riguardo alle strategie da mettere in atto in un serio programma di rivitalizzazione linguistica, attraverso il quale la lingua sopravviverebbe con certezza
Negli anni ho sentito mille domande sul greco di Calabria. Ho raccolto qui le più frequenti per fare chiarezza e per sorridere insieme dei dubbi più gettona ti, ma anche per riflettere sul modo in cui questo patrimonio viene considerato. Chi sono i Greci di Calabria? Esistono ancora? E quanti sono? Ma parlano come Omero? Alcune risposte vi sorprenderanno, al tre vi faranno riflettere o vi faranno dire: “Possibile che sia così?”

I greci di Calabria esistono? Vero. Ma non è facile dire chi sono. La conoscenza del greco è senz’altro un elemento cardine, ma cosa dire delle nuove generazioni di Bova, Roghudi o Gallicianò che non lo parlano più? Sono ancora greco-calabri? E le popolazioni dei paesi che hanno parlato greco in passato? Sono di altra stirpe o altra cultura? Per fare chiarezza, attualmente indichiamo come “greci di Calabria” gli ellenofoni, cioè coloro che conservano l’uso della lingua; per il resto della popolazione può essere indicato il termine “grecanico”, intendendo con esso “di ascendenza greca”, “appartenente culturalmente alla grecità calabrese”, ma non più ellenofono.
Esistono i paesi ellenofoni? Falso. Non ci sono più paesi diffusa mente ellenofoni, ma solo parlanti greco, più o meno numerosi, sparsi in vari paesi. Unica eccezione è Gallicianò, dove vive un numero estremamente esiguo di persone (alcune decine).
I greci di Calabria sono 20.000? Falso. I parlanti sono alcune centinaia, disseminati tra i paesi di origine e le zone di migrazione, come Me lito e Reggio. Quando si parla di migliaia di greco-calabri si intende la popolazione di una vasta area che, pur non parlando più la lingua, con serva tracce profonde della grecità nella cultura popolare (la cosiddetta “Area grecanica”).
I greci di Calabria parlano la lingua di Omero? Falso (ma un po’ vero). Il nostro greco ha sintassi, lessico e pronuncia del greco moderno, non del classico. Deriva direttamente dal greco della Magna Grecia, ma questo non significa che parliamo come parlavano gli antichi greci, come se la lingua si fosse trasmessa immutata. Parliamo sì quel greco, ma nella forma che ha acquisito dopo più di 2.500 anni di evoluzione, cioè di una lingua neo greca.
La lingua greca è morta? Falso (ma quasi vero). È falso perché esistono numerosi parlanti, centinaia e non migliaia, certo, ma vivi e attivi, con tanti di loro determinati ad affrontare la realtà odierna anche con la lingua greca. La lingua è viva poiché a tutt’oggi plasma la vita di tante persone, ne condiziona le relazioni, gli impegni culturali e sociali, le attività lavorative… E solo una lingua che è viva può fare tutto questo. Tuttavia, è altrettanto vero che la sua trasmissione spontanea nelle famiglie e nel contesto sociale è cessata da almeno due generazioni. La mancanza di ricambio generazionale non ne certifica la morte, ma, senza dubbio, ne è la precondizione.
La legge italiana tutela il greco? Vero. I greci di Calabria sono minoranza linguistica tutelata dalle L. 482/99 e 15/2003 (regionale). Tuttavia, è stato osservato che “il riconoscimento ufficiale di una minoranza non garantisce necessariamente i benefici promessi alla gente”. Il nostro caso è emblematico, dato che il riconoscimento giuridico e il finanziamento di talune attività non hanno portato alcun beneficio reale, in termini di rafforzamento e diffusione della lingua, che è il problema cruciale.
La lingua greca è stata oggetto di speculazioni economiche? Vero. È stata “oggetto di appropriazione predatoria”, da parte di priva ti e istituzioni. E lo è ancora. Ne è pro va l’approvazione da parte della Regione dello statuto per la “Fondazione per i Greci di Calabria”, un istituto di studi che dovrebbe tutelare la lingua con centinaia di migliaia di euro. Scandalosamente, la gestione viene affidata a una sola persona, al la quale non è richiesta alcuna competenza nel settore, scelta a discrezione del presidente della Regione. In nome del greco di Calabria, un istituto di studi è divenuto feudo personale del presidente.
PER APPROFONDIRE: Dare voce al Grecanico, ritorna To ddomadi Greko
La lingua greca non ha futuro? Falso (ma anche vero). Attività come la Settimana Greka dimostrano che tanti giovani si riconoscono in questa tradizione e la vivono riappropriandosi della lingua, che usano quotidianamente. Per la prima volta dopo decenni il numero dei parlanti aumenta. Questa è la sfida più grande che ci permette di sperare nel futuro. È vero, però, che la battaglia è ciclopica e le forze sono esigue, basate solo sul volontariato. Nonostante le tutele legislative, infatti, nelle istituzioni - Regione, Città Metropolitana e comuni - manca qualsiasi idea di cosa fare e come fare, mancano le cognizioni di base riguardo alle strategie da mettere in atto in un serio programma di rivitalizzazione linguistica, attraverso il quale la lingua sopravviverebbe con certezza.
*Associazione Jalo Tu Vua

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