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La Calabria è una regione che vanta una grande varietà di prodotti agroalimentari di qualità, riconosciuti a livello europeo con i marchi Dop (Denominazione di Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Protetta).
Questi prodotti identitari possono essere consideri il vero “petrolio” della Calabria. Sono anche una fonte di reddito e di occupazione per molte famiglie e imprese che operano nelle filiere produttive.
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Secondo i dati del Ministero della sovranità alimentare, in Calabria ci sono 21 prodotti Dop e Igp, oltre ai vini e ai prodotti tradizionali censiti dal ministero. Tra questi, spiccano i salumi, come il capocollo, la pancetta, la salsiccia e la soppressata, i formaggi, come il caciocavallo silano e il pecorino crotonese, gli oli extravergine di oliva, come l’alto crotonese, il brutio e il lametia, i frutti, come i fichi di Cosenza, le clementine, il limone di Rocca Imperiale e il bergamotto di Reggio Calabria, e i prodotti di pasticceria, come il torrone di Bagnara.
Tutti prodotti che rappresentano una ricchezza per la regione, sia dal punto di vista economico che culturale. Negli ultimi cinque anni, l’impatto economico di Dop e Igp in Calabria è aumentato di oltre il 20%, raggiungendo un valore di circa 300 milioni di euro. Questo significa che i prodotti Dop e Igp contribuiscono a sostenere il reddito e l’occupazione di migliaia di persone che lavorano nelle filiere agroalimentari, spesso in aree rurali o marginali, dove questi prodotti sono un elemento di identità e di attrattiva turistica.
Le denominazioni Dop e Igp rappresentano una garanzia per i consumatori, che possono contare su informazioni chiare e trasparenti sulle caratteristiche e i metodi di produzione dei prodotti che acquistano. Questi prodotti, infatti, devono rispettare dei rigorosi disciplinari di produzione, che ne tutelano la qualità, l’origine e la tipicità, e che vengono controllati da organismi indipendenti. In questo modo, i consumatori possono scegliere prodotti sicuri, genuini e di qualità, che esprimono il meglio della tradizione e del territorio calabrese.
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Per questo motivo, è importante difendere e valorizzare il sistema delle indicazioni geografiche europee, che rappresenta un patrimonio comune da proteggere dalle imitazioni e dalle contraffazioni, soprattutto sul mercato globale e sul web.
In questo senso va nella giusta direzione - afferma Coldiretti Calabria - «l’approvazione definitiva al Parlamento Europeo della riforma delle Indicazioni geografiche (IG) dopo quasi tre anni di negoziato». Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso made in Italy che colpisce le nostre produzioni alimentari.
Il contrasto alle imitazioni - aggiunge Coldiretti - aiuta la crescita di un sistema che, oltre all’impatto economico e occupazionale, rappresenta un patrimonio culturale e ambientale.
La riforma, come richiesto in maniera pressante da Coldiretti all’Europa, prevede alcune novità importanti, come lo stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp, l’obbligo di indicare il nome del produttore sull’etichetta di una Dop o di una Igp, la maggiore tutela dei prodotti a indicazione d’origine anche come ingredienti in prodotti trasformati, il riconoscimento e la valorizzazione delle pratiche sostenibili e la maggiore autonomia dei gruppi di produttori.
Si tratta di misure che vanno a rafforzare il ruolo e la competitività dei produttori calabresi di Dop e Igp, che potranno contare su una maggiore visibilità e riconoscibilità dei loro prodotti, su una maggiore tutela dal rischio di imitazione e di frode, e su una maggiore capacità di organizzarsi e di cooperare per potenziare la loro posizione all’interno della filiera.
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Ci sarà - spiega la Coldiretti - maggiore tutela dei prodotti a indicazione d’origine anche come ingredienti in prodotti trasformati, soprattutto sul web. Il nuovo regolamento riconosce e valorizza poi le pratiche sostenibili, che comprendono aspetti ambientali, economici e sociali, inclusi il benessere animale. Inoltre «conferisce maggiore autonomia ai gruppi di produttori, consentendo di istituire un sistema volontario per potenziare la loro posizione all'interno della filiera», chiosa Coldiretti.
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