Avvenire di Calabria

Don Paolo Ielo si rivolge a Giuseppe Falcomatà attraverso una lettera aperta: «Spero nei prossimi provvedimenti, si rivedrà la chiusura dei cimiteri»

Il cappellano del cimitero scrive al sindaco: «Riaprirli adesso»

Redazione Web

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Don Paolo Ielo, cappellano del cimitero monumentale di Condera, ha scritto una lettera aperta al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà chiedendo «che al più presto venga rivista l’ordinanza di chiusura del cimitero», come scrive già all'inizio della sua missiva pubblica stilata di concerto con l'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini.

«Mi faccio voce di tutti i cittadini della nostra città, - scrive don Ielo - che sentono la necessità e l’esigenza di potersi recare in questo luogo, dove sono convinto non c’è nessun pericolo di contagio se tutti abbiamo come fino ad oggi dimostrato una grande responsabilità, chiedo questo per permettere a tutti di poter riappropriarsi dei propri cari che ci hanno preceduto nel segno della fede e adesso dormono il sonno della pace nell’attesa della resurrezione finale». Nelle ultime ore si moltiplicano le notizie di alcune aree del Paese in cui si è proceduto alla riapertura.

Prosegue don Paolo Ielo che guida anche la comunità parrocchiale di Condera: «Credo che se Lei adotterà tutte le misure necessarie, che riterrà adeguate, almeno alcune ore questo luogo potrà essere riaperto e in modo così di poter accompagnare i propri cari che in questi giorni tornano alla casa del Padre, mi creda è molto triste vedere i carri funebri entrare e i parenti non poter accompagnare i loro congiunti che salutano per l’ultima volta dietro i cancelli prima della tumulazione, ho assistito troppe volte a queste scene ed è veramente doloroso e disarmante». «Spero, anzi sono certo e la ringrazio anticipatamente, che già nei prossimi provvedimenti che a breve prenderà - conclude don Ielo - ci sia anche il rivedere l’ordinanza di chiusura dei cimiteri, dove non solo i nostri cari vivono l’Eternità, ma dove ciascuno di noi può riappropriarsi della propria memoria e dei propri affetti».

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