Avvenire di Calabria

Il libro della settimana: Han Kang, se l’amore è nel «tic-toc-tac» del cuore di ciascuno

Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti, e insiste sulla necessità di immaginare i tanti punti di vista delle persone e degli esseri viventi che abitano questo pianeta

di Mimmo Nunnari

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La narratrice sudcoreana è la prima scrittrice asiatica a essere stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 2024

Quali parole pronunciano i Nobel per la Letteratura alla cerimonia di conferimento del premio a Stoccolma? Da Sully Prudhomme poeta francese primo vincitore nel 1901 a Han Kang scrittrice sudcoreana vincitrice nel 2024, un po’ tutti hanno usato un linguaggio allusivo di sentimenti di responsabilità e amore verso il mondo. Attraverso la loro voce, di uomini e donne abituati alla bellezza della parola, hanno reso partecipi chi ascoltava, dei loro universi esistenziali e interiori, concedendo poco alla retorica.



Rileggendoli, anche a distanza di tempo, i discorsi della cerimonia di premiazione, e quelli anch’essi ufficiali del successivo “banchetto”, davanti ai reali di Svezia, ci accorgiamo di quanto siano ancora attuali e arricchenti: sia quelli vecchi, risalenti al secolo scorso, sia i più recenti, come l’ultimo di Han Kang che Adelphi pubblica in un prezioso libricino nella collana “Biblioteca Minima”, col titolo: “Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti” (traduzioni di Lia Iovenitti e Milena Zemirri Ciccimarra, pagine 39, euro 6), che sembra il verso di una poesia. La narratrice sudcoreana, prima scrittrice asiatica a essere premiata dall’accademia svedese, nel discorso ufficiale ha raccontato la sua splendida avventura nel mondo della letteratura: dal primo libricino fatto a mano, quando aveva appena otto anni, con scritto a matita in copertina il titolo “Poesie”, a “Non dico Addio”, romanzo pubblicato nel 2021. Delle otto le poesie del quadernino-libro, la scrittrice ha ricordato due semplici strofe: Dov’è l’amore? / Nel tic-toc-tac del mio cuore. / Cos’è l’amore? / È il filo d’oro che unisce i nostri cuori…”.

Con lo scorrere degli anni, dopo aver pensato che le domande chiave alla base del suo lavoro fossero legate all’interrogarsi sul perché il mondo è pieno di violenza e dolore, e come può essere allo stesso tempo di una tale bellezza, Kang si è resa conto che tutti gli interrogativi riguardavano un livello più profondo, solo e sempre l’amore. Lo stesso che quand’era bambina si era situato nel “tic-tac” del suo cuore. Anche nel “discorso del banchetto”, la scrittrice ha ripreso il tema dell’amore: «Per migliaia di anni la letteratura si è posta queste domande, e se le pone ancora oggi: qual è il significato della nostra breve permanenza su questa terra? Quant’è difficile restare umani, qualunque cosa accada? Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti, e insiste sulla necessità di immaginare i tanti punti di vista delle persone e degli esseri viventi che abitano questo pianeta.


PER APPROFONDIRE: Il mondo dopo Gaza? Si, c’è ancora speranza: la riflessione nel libro di Pankaj Mishra


Il linguaggio ci collega gli uni agli altri e leggere e scrivere letteratura vuol dire opporsi a ogni atto che distrugga la vita». Queste semplici parole Kang ha voluto condividere con chi l’ascoltava il significato di un premio che, da più di un secolo, è il massimo riconoscimento per scrittrici e scrittori di tutto il mondo.

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