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Una riflessione e un punto di vista coraggioso accompagnano i lettori tra le pagine di questo libro
«È possibile una speranza per il mondo dopo Gaza». È con questa frase - scritta senza punto interrogativo finale - che si chiude il libro bello raro e coraggioso del saggista e scrittore indiano Pankaj Mishra: “Il mondo dopo Gaza” (Guanda, pagine 305, euro 20), che rappresenta un potente contributo alla storia morale del mondo, conducendo i lettori alla ricerca di un senso negli episodi più oscuri della storia contemporanea, come Gaza, appunto. Mishra, all’inizio della sua acuta riflessione, dopo aver analizzato la nascita e lo sviluppo dello Stato di Israele, e il ruolo che la memoria della Shoah ha avuto nell’immaginario dal dopoguerra in poi, si pone un triste interrogativo: «Com’è possibile che Israele, un paese costruito per ospitare un popolo perseguitato e senza patria, sia giunto a esercitare un potere di vita e di morte così terribile, su un’altra popolazione di rifugiati?»
Non sa darsi una risposta alla domanda lo scrittore indiano ma si dice sicuro che anche quando la guerra prima o poi svanirà i segni di questa terribile calamità rimarranno a Gaza: nei corpi feriti, nei bambini orfani, nelle macerie della città, nei senzatetto e nella pervasiva presenza di quello che si può considerare «lutto di massa». E coloro che da lontano - chiosa Mishra - hanno assisto impotenti all’uccisione e alla mutilazione di decine di migliaia di persone su una stretta striscia costiera, che hanno assistito anche agli applausi o all’indifferenza dei potenti, vivranno con una lacerazione interiore, e un trauma che durerà per anni. Proprio come è accaduto alle vittime della Shoah, che ha traumatizzato diverse generazioni di ebrei, la cui sofferenza venne per lungo tempo ignorata.
Quel che sta accadendo a Gaza, insediamento umano avvolto in una nube di ostilità e rancore, come reazione agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, può forse trovare motivazione, sostiene Mishra, in una riflessione lontana (1945) del filosofo tedesco Karl Jaspers, il quale giudicando diversi tipi di responsabilità morale postbellica, parlò per la prima volta di «colpa metafisica», per leggere i mali del mondo: «C’è tra gli uomini come tali - disse - una solidarietà la quale fa sì che ciascuno sia in un certo senso corresponsabile per tutte le ingiustizie e i torti che si verificano nel mondo, specialmente per quei delitti che hanno luogo in sua presenza o con la sua consapevolezza. Quando uno non fa tutto il possibile per impedirli diventa anche lui colpevole».
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Dura, chiara e netta, la riflessione di Jaspers, sulla responsabilità politica in primo luogo della Germania, si adatta a questi nostri tempi bui, a tutti gli indifferenti. Molto, è accaduto nel mondo negli ultimi anni, dice Mishra: guerre, catastrofi naturali, crisi finanziarie, terremoti politici, eppure niente sembra paragonabile a Gaza, tragedia che suscita in noi uno sgomento e un senso di impotenza insopportabili. Esisterà comunque un prima e un dopo Gaza, sostiene Pankaj Mishra. Questo libro, va detto, fa ciò che la grande scrittura, dovunque, dovrebbe fare: opporsi alla ferocia, alla propaganda e all’offuscamento delle atrocità, e ricordarci prima di tutto cosa significa essere umani.
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