Avvenire di Calabria

Serve riforma del fisco, ora non equo. I centri per l’impiego diventino Case del Lavoro per orientare e formare davvero le persone

Il presidente nazionale delle Acli: «Nel Pnrr c’è poco Welfare»

Sui compiti "interni" all’associazione, il presidente Manfredonia spiega: «Abitare le periferie e trasmettere la cultura lavorativa»

di Alessia Guerrieri

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Il presidente delle Acli: «Nel Pnrr c'è poco Welfare». Serve riforma del fisco, ora non equo. I centri per l’impiego diventino Case del Lavoro per orientare e formare davvero le persone. Sui compiti "interni" all’associazione: abitare le periferie e trasmettere la cultura lavorativa

Acli: «Nel Pnrr c'è poco Welfare»

Un lavoro «buono e giusto per tutti», centri per l’impiego trasformati in Case del Lavoro. Il presidente della Acli, Emiliano Manfredonia, rilancia il ruolo del Terzo settore nel migliorare il Pnrr, «orientato molto sul lato economico e molto meno su quello sociale ». E rilancia un patto sociale che «guardi alla persona più che ai numeri».

Le Acli si sono appena confrontate su comunità, lavoro, bellezza. Qual è il bilancio?

Sono state giornate bellissime prima di tutto perché ci siamo finalmente incontrati dal vivo. Più che un convegno studi però è stato un cammino esperienziale attraversato da molti segni che ci hanno aiutati a stare concretamente tra le persone e che trasformeremo in una chiamata al nostro lavoro sui territori.

Quali sono le proposte avanzate dalle Acli?

Il nostro incontro era incentrato sulla bellezza, una bellezza concreta che significa prima di tutto lottare per un lavoro buono e giusto per tutti, un lavoro bello. Servono investimenti su un grande piano di istruzione e formazione che valorizzi i mestieri e che, ad esempio, preveda dei tagli al cuneo fiscale nelle aziende che sono attente alla formazione permanente e alla conciliazione. Proviamo, con l’aiuto di tutto il Terzo Settore, a cambiare i centri per l’impiego trasformandoli in Case del Lavoro che possono diventare qualcosa di più di meri sportelli: case della formazione, che orientino, che si prendano carico delle persone. Tra le proposte anche quella di una riforma del fisco: non possiamo ragionare solo di aliquote Irpef, guardiamo anche al fisco familiare, come quello tracciato dal Family Act, poi tassiamo i patrimoni delle successioni sopra il milione di euro e ristabiliamo un principio di giustizia tra tassazione del lavoro e quella della rendita.


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Quali i nuovi 'compiti' per le Acli, invece?

Questi tre giorni ci hanno detto ancora una volta che siamo anche un po’ noi la democrazia che chiediamo al mondo, è anche una nostra responsabilità l’educazione dei lavoratori e la promozione di valori che sappiano far crescere il bene comune e innescare percorsi di pace. Sta a noi abitare le periferie, renderle più belle, accoglienti. Allenare l’occhio e lo spirito ad accogliere il buono che è nelle persone e il bello che ci circonda. Sta a noi promuovere una cultura del lavoro che sappia coniugare etica, promozione e solidarietà.

Come giudica il Pnrr? Manca qualcosa?

Credo che si sia fatto molto concretamente sul lato economico e molto meno su quello sociale, ma c’è tempo per porre rimedio, tutto dipenderà dalla realizzazione dei progetti e anche dal coinvolgimento dell’associazionismo: vorremmo che il Terzo Settore questa volta sia chiamato a partecipare da protagonista.

Da più parti si chiede un nuovo patto sociale. Cosa ne pensa?

Il nuovo Patto Sociale dovrà guardare alla persona più che ai numeri, dovrà creare lavoro che dà e non toglie dignità ad una persona, che le fa progettare il futuro, che la rende elemento essenziale nella creazione di una società più giusta.


PER APPROFONDIRE: Don Megale, le Acli reggine hanno un nuovo assistente spirtuale


Si discute molto del Reddito di cittadinanza e di cosa non abbia funzionato. Come andrebbe rivisto?

Il reddito di cittadinanza è uno strumento necessario, che ha dato una risposta a un bisogno reale, quello della povertà assoluta. Va sicuramente modificato però, pensando ad una presa in carico multidimensionale del soggetto fragile, con un maggiore coinvolgimento degli enti territoriali e delle associazioni. Poi rivediamo la parte dedicata al reinserimento lavorativo: in assenza di opportunità lavorative, si facciano avviare, ai percettori di reddito di cittadinanza, attività formative finalizzate all’inserimento professionale.

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