Avvenire di Calabria

Il delegato ad Omnia, monsignor Salvatore Santoro, ha rivolto il saluto a nome della diocesi all'arcivescovo Fortunato

Santoro accoglie Morrone: «Sia per noi tutti testimone di speranza»

di Redazione Web

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Il delegato ad Omnia dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, monsignor Salvatore Santoro, ha rivolto il saluto a nome della Chiesa reggina all'arcivescovo Fortunato Morrone. La lettura del saluto è avvenuta subito dopo i riti iniziali della presa di possesso canonico iniziati fuori dalla Basilica Cattedrale col bacio del Crocifisso da parte del nuovo pastore reggino bovese.

Una volta giunto nel seggio predisposto nel presbiterio, monsignor Morrone ha ascoltato le parole del delegato ad Omnia.

Di seguito il testo integrale del saluto del delegato ad Ominia dell'arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, monsignor Salvatore Santoro:

Eccellenza reverendissima, caro padre Arcivescovo Fortunato;

Eccellenze, gentili Autorità oggi qui convenute, fratelli appartenenti ad altre confessioni di fede, confratelli nel sacerdozio ministeriale, amici carissimi della chiesa sorella di Crotone-Santa Severina; sorelle e fratelli tutti, nel comune sacerdozio battesimale!

«Com’ è grande, o Signore, la tua bontà!
Tu la riservi per coloro che ti temono
e la dispensi, davanti ai figli dell'uomo,
a chi trova in te il suo rifugio
».
(Salmo 31)

Ho appena evocato un versetto del salmo 31 (che so essere particolarmente caro a don Fortunato) perché in questo frammento di Parola di Dio mi sembra ci sia l’eco di quanto, tutti, in questo momento sentiamo nel cuore.

Ben volentieri, dunque, faccio mio il canto del salmista, lieto e consapevole di essere voce di un popolo - la chiesa santa di Dio che è in Reggio-Bova –  che le rivolge, carissimo padre, il primo caloroso e filiale benvenuto tra noi!

Sì, caro Vescovo Fortunato: vorrei fossero proprio queste le prime parole che riverberano, semplici e solenni, dal cuore di questa nobile ed antica comunità civile e religiosa reggino-bovese, che ringrazia il buon Dio e la paterna premura del Santo Padre Francesco per il dono del suo nuovo Pastore.

Com’è grande, o Signore, la tua bontà!

È proprio nello stupore grato e benedicente di tanta bontà, che le consegniamo il nostro primo benvenuto! Si senta accolto così dai suoi preti, dai laici, dalle religiose, religiosi, diaconi, seminaristi, dalle autorità governative, civili e militari (che ringrazio per la loro amabile presenza in questa basilica cattedrale), da noi tutti, popolo santo di Dio da oggi affidato al suo cuore ed alle sue cure: le chiediamo di confermarci in una fede che si nutra essenzialmente di comunione, per poter diventare strumento efficace di evangelizzazione.

Si senta abbracciato così, (almeno virtualmente) dai nostri bimbi, che desiderano farle dono del loro sorriso perché sono già stati conquistati dal suo: le chiedono e ci chiedono di non vergognarci mai della tenerezza, o del calore di una carezza.

Si senta accolto dall’entusiasmo dei nostri giovani - certezza del presente, prima che speranza del futuro - che le affidano i loro sogni, assieme alle loro paure, i disincanti e, forse, le troppe delusioni ricevute da un mondo di adulti, tristemente disabituato ai fremiti dello stupore ed alle liete sorprese della vita: le chiedono, ci chiedono, di essere sostenuti nel loro desiderio di verità, di pulizia e di bellezza.

Benvenuto da parte dei nostri anziani, icona di resilienza e forza e, oggi più che mai, preziosissimo patrimonio di radici da custodire e di fedeltà da benedire e da cui imparare: le chiedono e ci chiedono di non dimenticare che non può esserci futuro dove c’è oblio del passato.

Benvenuto da parte di chi sperimenta ancora, sulla sua carne, il dolore della malattia o la solitudine per una crocifiggente fragilità: quanta sofferenza, Eccellenza, abbiamo raccolto e condiviso - talvolta, impotenti ed attoniti, in questo tempo difficile - ai capezzali delle corsie dei nostri ospedali, se (e quando) abbiamo potuto portare ai nostri fratelli ammalati – soprattutto a quelli colpiti dalla recente pandemia - il conforto di un sorriso o il balsamo della preghiera.

Benvenuto da parte dei poveri, vera ricchezza della chiesa di Gesù, e di quanti (nelle strutture ecclesiali o civili) si prendono cura di loro senza troppe chiacchiere, in eloquente ed esemplare silenzio che, però, stride, spesso, con l'indifferenza demagogicamente urlata di chi non sa (o non vuole) riconoscere la dignità di chi è nel bisogno, quale che sia la natura della sua indigenza: le chiedono e ci chiedono di essere voce di chi non ha voce; di non deflettere dal coraggio della denuncia di quanti disconoscono  la ricchezza della solidarietà e del riscatto sociale, valori ben noti a chi - ad ogni livello, non solo ecclesiale - sa mettersi quotidianamente a servizio dei più fragili, senza scalpore perché non va alla ricerca di scampoli di consenso o di scoop mediatici.

Benvenuto Eccellenza, da parte di quanti - dal mondo della politica a quello dell’economia o della cultura - hanno bisogno di ascolto, consiglio ed orientamento, delicato, rispettoso e sapiente, per il servizio che sono chiamati a rendere nella nostra Città: le chiedono e ci chiedono la pazienza del dialogo, che è sempre garanzia di comunione ed espressione altissima di civiltà. C’è tanta fame, qui come ovunque, di parresia e di coraggio; di parole chiare, libere e mai ambigue, profumate di speranza e di futuro: da sempre la chiesa di Reggio, attraverso i suoi pastori, si è fatta eco ed interprete di questa fame!

Benvenuto da parte di chi vive con pace la fatica del credere, ma anche di chi fa ancora tanta fatica a credere, forse anche per responsabilità nostra; da parte di chi si sente di casa nella chiesa, ma anche (e soprattutto) da parte di quanti sostano ancora sull’uscio delle nostre parrocchie ed aspettano un appello, perché sognano una chiesa che sia casa per tutti: le chiedono e ci chiedono di costruire comunità accoglienti e mai autoreferenziali.

Benvenuto, caro Padre Arcivescovo, da parte di chi, pur nella complessità di questo tempo - problematico ma benedetto - non ha perso la fiducia nella prossimità del buon Dio, il quale, come ricorda Dietrich Bonhoeffer, "non si preoccupa di realizzare i nostri sogni, ma solo di portare a compimento le sue promesse", e non si stanca di custodirci e perdonarci “… fino a settanta volte sette” (cfr. Mt18,22), perché non smette “…di amarci, di stimarci…settanta volte sette; e ci chiede di fare così anche noi, nei confronti di noi stessi e degli altri..” (sono parole sue, parole che mi hanno colpito mentre ascoltavo una recente intervista da lei rilasciata ad una emittente televisiva di Crotone, ma che, in qualche modo, ha anche ripetuto sabato scorso, nel saluto al termine della sua Consacrazione episcopale).

Vorrei dirle, Eccellenza, con semplice e filiale sincerità, che l'aspettavamo; non perché ci sentissimo privi di cura o in deficit di paternità: no!

Sono certo di interpretare anche i suoi sentimenti se, con cuore grato e commosso, a nome di tutti, anche suo, dico al suo venerato predecessore, il carissimo padre Giuseppe Morosini (dalle cui mani riceverà il Pastorale, come segno della continuità del servizio apostolico nella chiesa) che, assieme lui e grazie a lui, noi, comunità ecclesiale di Reggio-Bova, non ci siamo mai sentiti soli o in deficit di paternità!

Grazie, carissimo padre Giuseppe. Grazie per il bene seminato in questi quasi otto anni di ministero episcopale tra noi. Si: non ci siamo mai sentiti soli o smarriti, in questi anni, perché l'abbiamo sempre sentita al nostro fianco. Grazie per lo zelo, la pazienza, il coraggio, l'amore, la delicatezza e la cura con cui - senza mai risparmiarsi -  si è messo accanto a questo popolo ed al suo servizio: Dio gliene renda merito, e sia la sua ricompensa!

L'aspettavamo, dicevo, caro padre Arcivescovo, perché solo chi è capace di attendere può esser certo di aver imparato davvero ad amare!

L'aspettavamo, non per partire da zero, ma per ripartire insieme.

L'aspettavamo, per essere «collaboratori della sua gioia», come lei, da oggi, lo sarà della nostra, in ossequio al motto episcopale che si è scelto (2Cor 1,24).

«Ognuno è chiamato ad essere balsamo per molte ferite», scriveva Hetty Hillesum nel suo Diario, nei giorni, cupi (ma anche fulgidi) della sua deportazione nei campi di concentramento nazista.

Mi piace pensare, Eccellenza, che sarà anche questo il suo essere, fra noi, "collaboratore della nostra gioia": sono e siamo certi che lei sarà "balsamo per molte ferite", ma anche segno eloquente della Resurrezione di Gesù.

Sarà quel chicco di grano, evocato dal germoglio disegnato sul suo stemma episcopale, che, immerso nel grembo e nel cuore della madre terra, è pronto a dare la vita (Gv 12,24) «… perché il mondo creda» (cfr. Gv17,21).

Sia per noi tutti, carissimo padre, testimone della speranza che non delude, quella donata dal Crocefisso Risorto, perché il volto umano e divino del Maestro, “il più bello fra i figli dell'uomo”, possa riflettersi - come Luce gentile, avrebbe detto il santo J. Henry Newman – nella povertà amata (e già redenta) di ogni nostro fratello e sorella: di tutti, "..nessuno escluso, mai!", per citare una felice espressione del compianto don Italo Calabrò, davvero, uno dei nostri "santi della porta accanto", direbbe papa Francesco in Gaudete et exsultate.

Affidiamo lei e noi, Arcivescovo Fortunato, alla preghiera dei nostri Santi Protettori ed all’intercessione tenera e provvidente di Maria, Madre della Consolazione ed Avvocata del popolo reggino. Conti su di noi e ci sappia, tutti, pronti a rimetterci in cammino, assieme a lei ed in ascolto di quanto ci indicherà, perché «la gioia del Signore sia in noi, e la nostra gioia sia piena» (Gv 15,11).

Subito dopo la fine del saluto di monsignor Santoro, il cancelliere della Curia arcivescovile, don Francesco Velonà, ha dato lettura della Lettera apostolica di papa Francesco con la quale il Santo Padre ha nomina monsignor Fortunato Morrone come arcivescovo metropolita dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova.

A questo punto, l'arcivescovo emerito, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini ha annunciato all’assemblea l’insediamento del nuovo arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova consegnando il Pastorale nelle mani di monsignor Fortunato Morrone, il quale è salito alla cattedra.

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