Avvenire di Calabria

Un’agricoltura 3.0 per creare sviluppo ripartendo dal senso di comunità

Il sogno di don Nino Russo: ecco l’orto comunitario

Francesco Creazzo

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Qualcuno dei volontari dell’emporio possiede un piccolo pezzo di terra, un orto, un frutteto e, quando si può, contribuisce a rifornire il minimarket con prodotti “a metro zero” come dice, scherzando, il parroco don Nino Russo.

Da questa osservazione, dalla disponibilità di terreni e dalla visione del sacerdote sta nascendo, parallelamente all’iniziativa del minimarket, anche un’altra idea, legata alla terra, al lavoro, a un’alternativa economica. Don Nino ce lo ha spiegato in un piccolo orto, un fazzoletto di terra prestato alla comunità da una parrocchiana proprio per avviare questo nuovo progetto. «In questi anni – racconta il sacerdote – abbiamo visto che tante persone hanno perso il lavoro ma sono anche in un età in cui possono ancora lavorare, vogliono mettersi in gioco. Quindi, in questo territorio ricco di campi, di terra, di orti, vorremo riprendere il contatto con la nostra madre terra. Quindi, questo campo è un po’ la nostra sperimentazione. Sono pochi i solchi, gli ortaggi che normalmente consumiamo, dove impieghiamo il lavoro dei ragazzi profughi, dei giovani, delle persone che ci aiutano, dell’esperienza dei vecchi contadini».
 
L’idea di prospettiva è di tornare a coltivare la terra, ma con una vocazione di economia sociale: far nascere nuove realtà economiche per sconfiggere o, almeno, ridurre la morsa della disoccupazione. «Stiamo aspettando di trovare un terreno più grande dove far lavorare più persone – spiega don Nino – cercando di creare una filiera corta per provare, in prospettiva, a mettere il prodotto in tavola, magari creando un ristorante solidale dove i clienti possano consumare i prodotti della nostra zona. Quindi, reinvestendo di nuovo sul territorio tutto quello che si produce, una parte dei prodotti andrà all’emporio, gli utili, invece, dovrebbero andare in parte all’emporio e, in parte, a tutte le persone che lavorano la terra».
 
Un progetto che può sembrare un’utopia ma, in realtà, è reso possibile dallo spirito collaborativo che, secondo il parroco, si manifesta nelle comunità di Cannavò e Riparo: «Abbiamo visto in questi anni – assicura don Nino Russo – che le persone hanno questa “solidarietà naturale”: c’è chi ha messo la terra, chi ci mette l’acqua, chi ci mette il lavoro, chi ci mette le competenze, chi è disponibile a insegnarci questa o quell’altra tecnica. E quindi questo è diventato quasi un “orto comunitario”, dove ognuno, con entusiasmo, fa qualcosa per gli altri, sapendo che c’è ovunque uno scopo comunitario e questo mi ha fatto pensare che è questa la nostra ricchezza, in Calabria. Abbiamo tante competenze ma è difficile da metterle insieme, quindi avere un posto dove poter far convergere tutte le persone che vogliono fare qualche cosa, anche un piccolissimo apporto, per noi è straordinario».

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