Avvenire di Calabria

Monaco basiliano vissuto nel IX secolo è venerato anche dalla Chiesa ortodossa

La Chiesa ricorda oggi un Santo reggino: Arsenio da Armo

La sua vita è legata a quella di un altro santo eremita di Reggio Calabria, Elia Speleota

di Redazione Web

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Il Calendario ortodosso lo ricorda il 18 maggio, per la Chiesa cattolica, invece, la ricorrenza è il 15 gennaio. Stiamo parlano di Sant'Arsenio da Armo, monaco basiliano vissuto nel IX secolo. Un santo reggino.

Un santo delle Chiese d'Occidente e Oriente. Sant'Arsenio, nato a Reggio Calabria nell'810 e morto ad Armo il 12 maggio 904, è un santo venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi.


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Il Martirologio romano nel riferirsi Sant'Arsenio così lo ricorda: eremita, che rifulse per la preghiera e per l’austerità di vita.

Tuttavia non ci sono notizie certe circa le sue origini. L'unica notizia certa è che trascorse l'ultima parte della sua vita ad Armo, dove morì.

Le vicende di Sant'Arsenio sono conosciute attraverso la vita di Sant'Elia Speleota, anch'egli di Reggio, il quale fu prima discepolo e poi compagno inseparabile fino alla morte.

Si dedicò ad un rigido misticismo sin dalla tenera età di quindici anni, secondo le regole degli asceti greci di Calabria, e diventò monaco.

Ciò che lo contraddistingueva dagli altri monaci bizantini del suo tempo, quasi tutti laici anacoreti, è che egli era anche un sacerdote. Era dedito sia alla preghiera che al lavoro manuale, che esercitava in piena solitudine.

Insieme a Sant'Elia, suo seguace, si stabilì presso la chiesa di Lucia di Mindino (l'odierna Pindino), vicino Condera. Dovettero subire la prepotenza di un prete della metropoli che aveva usurpato il podere che essi coltivavano per il proprio sostentamento.

Fatto ricorso al tribunale dello stratega che governava la regione, Niceta Boterita. questi, corrotto dal prete, invece di fare giustizia rifiutò le loro richieste, e, anzi, fece percuotere a sangue Elia che lo richiamava al suo dovere.

Arsenio predisse, dunque, la morte dello stratega colpito da un violento male; richiamato il Santo nel tentativo di porre rimedio all'ingiustizia commessa, questi gli predisse invece la morte imminente che sopraggiunse tre giorni dopo.

A causa di questi avvenimenti i due monaci si trasferirono verso l'interno stabilendosi in una fertile vallata presso la chiesetta di San Eustrazio, a ridosso del paese chiamato Armo. Qui trascorrevano il tempo in piena solitudine, nella preghiera continua e nella contemplazione, in esercizi di mortificazione estenuante e in digiuni che duravano a volte un'intera settimana.

Arsenio venne presto arricchito del dono del discernimento degli spiriti: durante la Santa Messa, nel momento in cui portava a termine la consacrazione, vedeva i volti di alcuni fedeli rischiararsi, divenire luminosi e lanciare raggi, mentre i volti di altri li vedeva oscurarsi e diventare neri come pentole bruciate. Perciò il Santo esortava tutti dicendo: «Se qualcuno è oscurato da un ricordo di malvagità, se qualcuno è infangato da appetiti carnali e da ogni impurità, non osi avvicinarsi a questo Fuoco divino prima d'aver corretto se stesso per mezzo di un sincero pentimento».

Quindi assicurava i fedeli dicendo: «Credete a me, fratelli, che coloro i quali nella fatica e nella pena si guadagnano il loro pane, e offrono il loro sovrappiù per il sostegno dei bisognosi, con pura coscienza partecipano ai divini Misteri, sono purificati dai loro errori e lampeggia il volto della loro anima. Coloro che nell'aspetto esteriore, nel corpo, sono abbelliti da vesti bianche e rosse, internamente sono pieni di odio e macchia carnale, costoro diventano oscuri nel volto dell'anima come quelli che indegnamente partecipano al pane divino».

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