Avvenire di Calabria

«La vostra anzianità vissuta nella gioia sarà l'eredità più grande per i vostri cari»

La lettera di Savino: i nonni, la memoria e la speranza

Il vicepresidente Cei scrive un documento in occasione della seconda giornata mondiale dei nonni

di Francesco Savino *

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Pubblichiamo di seguito la lettera ai nonni scritta dal vescovo di Cassano e vicepresidente Cei, monsignor Francesco Savino, in occasione della Seconda giornata mondiale dei nonni e degli anziani

Il testo della lettera di Savino per la giornata dei nonni

Cari nonni,
questo giorno è dedicato a voi dal più profondo del cuore di Papa Francesco.
Certo un giorno è poca cosa per tutta la risorsa, la gratuità, la carezza che siete. È, però, molto importante che il mondo intero, ricordandosi e parlando di voi, vi riconosca tutta la preziosità che siete.


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È un mondo questo poco propenso a riconoscere la ricchezza della vecchiaia, e spesso il rifiuto del limite che inevitabilmente avanza prevale sul valore che rappresenta la vita vissuta, esperita, ricca di eventi da ricordare e da consegnare alle generazioni rappresentate dai vostri nipoti o dai giovani che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con voi.

Eppure mai come oggi l’anzianità è di casa nel nostro Paese ed è quella che sostiene, incoraggia e spesso è fonte di mantenimento economico di una generazione che sta soffrendo il cambiamento d’epoca e il consequenziale impoverimento lavorativo.

La vecchiaia, cari nonni, non è un limite, ma un dono. Come tutto il tempo e lo spazio che Nostro Signore ci regala per cooperare con lui ad edificare e migliorare il Creato.
Protagonisti e non assoggettati alla logica consumistica di chi, dopo aver sfruttato le vostre energie, vi relega all’angolo della vita, in attesa della fine.

Questa prospettiva ha animato le diverse udienze di Papa Francesco sugli anziani e sull’indicibile contributo che la relazione tra giovani e anziani può apportare allo sviluppo di una società più umana e generativa, per le rispettive caratteristiche sia di energia che di saggezza.
C’è una certa faccia della medaglia che non propende proprio per una gioia piena.

Anziani che non riescono a riconoscere il passare degli anni e giocano a restare giovani, sfiorando il paradosso; anziani che restano soli per la lontananza dei figli e che bramano un affetto; anziani totalmente abbandonati a se stessi a volte anche nelle case di riposo che si limitano ai gesti di sussistenza essenziali. E tutto questo perché la società del benessere, dell’esaltazione del corpo, della sua agilità e sanità, ha mischiato le carte, riducendo un valore ad un intralcio.

La longevità è stata una conquista culturale e sociale, ma spesso il messaggio che i vecchi ricevono, ancora di più se malati, soli, e poveri, è che è meglio farsi da parte.

Cari nonni, però, voi sapete quanto bene siete e quanto potete farne, perciò uscite dai luoghi comuni e riprendetevi la vita che grida dentro di voi e che vi fa essere al servizio senza pretendere nulla in cambio.

La tenerezza con cui guardate e accompagnate i vostri nipoti sia la cifra del vostro esistere. Abbracciate, confortate, raccontate, gioite con chi gioisce, piangete con chi piange, rialzatevi ogni volta che sentite venir meno le forze per stanchezza o incomprensione, affinché i più giovani che vi guardano, possano sperare di fare altrettanto e imparino a costruire piuttosto che ad abbandonarsi.


PER APPROFONDIRE: Papa Francesco ai nonni: «C'è bisogno di ognuno di voi»


Siate allegri, capaci di quella semplicità di cui il mondo attuale ha un bisogno totale, ma inespresso.
Dite con San Filippo Neri “Scrupoli e malinconia, fuori di casa mia” affinché chi vi incontra respiri la bellezza del compito che vi è stato affidato.

La vostra anzianità vissuta nella gioia sarà l’eredità più grande che potrete lasciare ai vostri cari perché non sarebbero uomini e donne, né come figli né come nipoti, se non ci foste mai stati.

“E se mi scordassi gli occhi di mia nonna
E le parole con cui mi ha cresciuto
Sicuramente non sarei lo stesso uomo
Sicuramente non sarei neanche un uomo

E se mi scordassi gli occhi di mia nonna
E le sue cose buone da mangiare
Sicuramente non sarei lo stesso uomo
Sicuramente non sarei neanche un uomo”
(Daniele Ronda)

Che questa giornata, allora, sia la festa più grande del vostro esserci.
E testimoniate che “Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia” (C.Pèguy)

* Vescovo di Cassano allo Jonio

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