Avvenire di Calabria

Prosegue il ciclo di incontri promosso dall'Istituto Superiore di Formazione politico- sociale della diocesi di Reggio Calabria

La non – violenza tra diritto e la filosofia all’Istituto “Lanza” di Reggio Calabria

Il racconto di due lezioni tenute da Meirelles Ribeiro e da Antonino Spadaro

di Stefania Giordano

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Il 25 novembre il professore Leonardo Meirelles Ribeiro, docente brasiliano di filosofia, ha tenuto una lezione all’Istituto Superiore di Formazione polico- sociale “Monsignor Antonio Lanza” della arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, nella quale ha presentato in maniera chiara e comprensibile il pensiero del filosofo Emmanuel Lévinas, in particolare sui temi dell’etica e dell’alterità.

Filosofia e diritto, la lezione di Ribeiro ai corsisti reggini dell'Istituto superiore di Formazione politico - sociale di Reggio Calabria

Dopo un breve resoconto biografico sull’autore, che fu testimone di tutto il ventesimo secolo, subì le persecuzioni anti- semite e gli orrori della seconda guerra mondiale, il professore Meirelles Ribeiro ne ha esposto il pensiero filosofico soffermandosi su tre punti: la descrizione dell’io, la descrizione dell’altro e infine, aspetto più rilevante, l’incontro con l’altro, il cosiddetto “faccia a faccia”.


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Lévinas criticò l’ontologia, la filosofia tradizionale e la ragione moderna sviluppatesi come il dominio dell’io che esclude la diversità: per lui l’essere è il male e l’egoismo della ragione moderna viola il concetto di pace. La via d’uscita è un’etica originale frutto dell’incontro tra la filosofia greca e la saggezza biblico-ebraica. Nell’idea cartesiana del “cogito ergo sum” è insito un processo di razionalizzazione della realtà da parte del soggetto pensante, il quale identifica il mondo con sé stesso e, di conseguenza, tutto ciò che non si adatta alla visione dell’io viene scartato, emarginato. L’uso della ragione, sostenuto dalla filosofia moderna, venne richiesto in tutti i principali ambiti della vita umana senza considerarne i limiti, mentre Lévinas sostenne un’etica che andava oltre la stessa ragione (ma non contro la ragione). Secondo lui il piano etico preesiste al piano ontologico.

Nella visione limitata dell’ego la vocazione umana all’infinito non è mai soddisfatta perché l’io soffre la sua condizione di solitudine; l’unica via d’uscita è l’incontro imprevisto con l’altro, che sfugge ai parametri conoscitivi dell’io ed esiste indipendentemente dallo stesso: l’altro è il prossimo che mantiene la sua diversità. L’incontro con l’altro è un momento etico per eccellenza che apre a una nuova dimensione; il suo volto ci parla e ci invita ad una relazione umana. La tragedia umana, la lotta per la sopravvivenza, la competizione, crollano di fronte alla manifestazione dell’altro. Come ha ricordato il relatore, solo chi risponde all’evento dell’incontro con l’altro è colui che si rende responsabile.

I corsisti dell'Istituto "Lanza" a lezione con il professor Spadaro

Durante la settimana i corsisti dell’Isfps “Monsignor Antonio Lanza” hanno partecipato anche ad un’altra lezione tenuta dal professore Antonino Spadaro, Ordinario di Diritto Costituzionale. Nonostante l’opinione diffusa che solo sul piano “individuale- spirituale” si possa reagire in modo non violento all’ingiustizia – il professore reggino ha sostenuto invece la tesi della “praticabilità anche collettiva” delle tecniche non violente di risoluzione di conflitti sociali, sia all’interno di uno Stato che tra Stati.

A supporto della possibilità reale di un uso macro-sociale e pubblico della non violenza, il docente ha esposto ben 14 esempi storici concreti, in ogni parte del mondo e dal 1940 i nostri giorni, fra cui l’accordo di pace tra Ecuador e Perù firmato a Brasilia nel 1998, con cui si riconobbe il confine comune dei due Paesi nella selva amazzonica: dopo anni di inutili conflitti armati si realizzò un parco ambientale “binazionale” gestito in modo congiunto.


PER APPROFONDIRE: Istituto “Lanza”, nonviolenza e carceri nella figura di Capitini


Inoltre, sempre l’esperienza storica ci dice che non v’è mai stato un conflitto armato fra due Stati costituzionali, a conferma che l’idea che la “non violenza” – per quanto trans-nazionale e trans-culturale – si accosti meglio, sul piano giuridico, al modello democratico e liberale, dunque a società aperte ed inclusive. Affinché il tasso di violenza sociale si riduca, occorre quindi formare persone partecipi e consapevoli dei loro diritti e doveri, pronte a combattere in modo non violento per la giustizia, di cui la pace è frutto.

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