Avvenire di Calabria

La Quaresima: vita interiore di conversione

Ogni ritorno all’autenticità deve cominciare con un ritorno all’interno della propria solitudine, illuminata dallo splendore della fede

di Antonino Pangallo

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Rumori, emozioni, agitazioni: il mondo si serve di tutto per disperdere. Lo Spirito ci attira nel deserto per ri-centrare

Il mio rettore nel tempo del seminario diceva che i giorni della Quaresima sono gli “esercizi spirituali annuali” della Chiesa. Con il passare degli anni mi rendo conto che questa è una definizione stupenda per indicare il percorso che è dato di vivere alla comunità ecclesiale.



L’ascolto orante delle Scritture, il ritmo liturgico della preghiera, l’impegno della testimonianza della carità sono tasselli preziosi per vincere la grande tentazione: la distrazione. Il rischio maggiore è vivere nella sequenza degli eventi senza andare al centro. Rumori, emozioni, agitazioni: il mondo si serve di tutto per disperdere. Lo Spirito ci attira nel deserto per ri-centrare.

Ogni ritorno all’autenticità deve cominciare con un ritorno all’interno della propria solitudine, illuminata dallo splendore della fede. “In se autem reversus” (Lc15,17) è l’espressione utilizzata da Luca per riscrivere il passaggio dalla dissolutezza ad una vita degna. Da fuori a dentro: questo è il capovolgimento che la parola “con-versione” esprime. Là, dentro, si trova il grande deserto, dove Dio solo può rendersi presente per offrire la sua intimità.

Lo Spirito santo si serve di tutto per condurci nel deserto. Il monaco Brasò così scrive: “Per creare questi deserti, lo Spirito Santo può servirsi delle contraddizioni, delle persecuzioni, dell’incomprensione, delle angosce, della malattia, degli insuccessi, dell’umiliazione. Talvolta userà strumenti molto visibili e concreti: l’abate e i fratelli o anche la Chiesa e le diverse circostanze della vita. Lo Spirito Santo si serve di tutto per compiere la sua opera di purificazione”.

La Quaresima è un’occasione propizia per entrare più profondamente nel deserto laddove ci si sente completamente soli, anche se si è circondati dalla carità di tutti. Ci si trova in una situazione che gli altri non comprendono e nemmeno sospettano, alla quale non possono mettere rimedio. Sono ferite che nessuno può cancellare e curare. Sono amarezze che nulla può alleggerire né guarire. Solo una vita interiore, nell’intimità dello Spirito Santo, mediante la pura fede e in un abbandono continuamente rinnovato, può assicurare la pace dell’anima, la fiducia e la sicurezza. Una sicurezza per nulla sensibile, ma profondamente radicata nella fede. Malgrado tutte le apparenze, nonostante tutta l’oscurità, è il momento della fede pura.


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Per mezzo di queste estreme purificazioni, lo Spirito santo fa cadere le ultime muraglie dietro le quali si rifugia l’egoismo e apre il cuore a quell’amore universale che dà alla sua vita nascosta un’efficacia redentrice e benefica su tutto il corpo mistico di Cristo.
Questo è essere “pellegrini di speranza” nell’anno giubilare. La porta santa che siamo chiamati a varcare è quella che dall’esterno ci conduce all’interno, nel deserto dell’anima, lì dove Gesù stava con le fiere e … gli angeli lo servivano (Mc1,13). Che il Signore ci conceda di morire e risorgere a vita nuova con Lui. Buona Quaresima!

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