Avvenire di Calabria

E sull'idea degli iItaliani razzisti il ventunenne spiega: «L’ho sentito solo in tv»

La testimonianza di Eslam, giovane egiziano: «Mi sento a casa»

Federico Minniti

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Eslam ha 21 anni. È egiziano, ma vive in Italia da 4 anni: anche lui ha vissuto la probante esperienza dei “barconi della speranza”. Partito poco più che adolescente, aveva deciso di cambiare vita lasciando la sua famiglia nel suo paese: lui, il maggiore di quattro figli, era per la prima volta fuori di casa. «Non è stato facile, forse quando sono partito non mi sono reso conto di quello che stavo facendo», ci dice. Una volta giunto sulle coste italiane, Eslam ha vissuto tutta la trafila dei rifugiati: il centro di primissima accoglienza a Crotone, poi lo spostamento a Cutro e a Roma, fino a giungere in una casa– appartamento a Reggio Calabria. «Ho vissuto giorni difficili, però ho incontrato tanta gente che è stata disponibile con me», afferma, «così ho iniziato il mio percorsi di studi e i tirocini formativi ». Atti fondamentali per acquisire il permesso di soggiorno, una volta maggiorenne.

Eslam è entusiasta dell’Italia: «La cosa bella è che quì si studia e ognuno può scegliere di intraprendere il proprio cammino».

Il ventunenne egiziano evidenzia delle libertà che per tanti suoi coetanei italiani sono un fatto “scontato”.

Seppure stia ancora studiando, frequenta l’Istituto tecnico commerciale “Raffaele Piria”, Eslam in questi quattro anni ha fatto diversi mestieri, ma c’è uno che lo appassiona più di tutti gli altri: il pizzaiolo. Sta imparando un’arte tipicamente italiana e non nasconde di voler fare strada in questo ambito: «Il mio sogno è quello di avere una pizzeria tutta mia. Magari in Egitto dove potrò “portare” quanto ho imparato di buono qua». Quando gli chiediamo se la sua esperienza italiana è destinata a concludersi per fare rientro nel suo Paese, Eslam non è convinto: «Io sono egiziano, la mia famiglia è egiziana, le mie tradizioni sono egiziane – spiega – però io adesso mi sento anche un po’ italiano. L’Italia mi ha dato la libertà di essere me stesso».

Nelle sue esperienze italiane, il giovane egiziano non ha mai incontrato pregiudizi: «Non mi sono mai sentito “diverso” dagli altri perché straniero – dice – né a lavoro, né a scuola. Anzi ho tanti amici, tante persone che vedo che mi vogliono davvero bene».

Adesso condivide l’appartamento con una famiglia tunisina, arrivata da pochissimo in riva allo Stretto. Così sperimenta l’accoglienza reciproca. Cosa consiglia ai coetanei della sua nazione? «Se vogliono partire di farlo. Però prima di procurarsi un permesso di studio o di lavoro », rimarca Eslam. Un ragazzo dalla risata spontanea e un italiano gergale: un testimone diretto che una società davvero inclusiva è possibile, nonostante i proclami di una certa politica populista. Di quell’Italia, Eslam, però, non ne ha che un vago ricordo delle cronache dei giornali: «Sarò stato fortunato, ma in questi anni – conclude – ho trovato sempre e solo persone volenterose di aiutarmi nella mia crescita».

La storia di Eslam è una testimonianza che va in netta controtendenza con quanto diffuso quotidianamente dai media. Il giovane, infatti, ci spiega come il “razzismo” degli italiani «l’ho sentito solo in tv o sui social network». Nella vita reale, quindi, c’è un cammino collettivo fatto di tolleranze e curiosità a conoscere l’individuo. Senza badare alla nazionalità, al credo religioso o al colore della pelle.

Senza pregiudizi.

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