Avvenire di Calabria

Dal Santo Padre, una visione chiara e appassionata della missione della Chiesa in Italia nel solco della tradizione

Una nuova visione per la Chiesa nel tempo presente

Nel discorso ai vescovi italiani, Papa Leone XIV ha indicato con chiarezza le strade da percorrere

di Domenico Marino

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Papa Leone XIV, nel suo discorso ai vescovi della Conferenza episcopale italiana, ha tracciato una visione chiara e appassionata della missione della Chiesa in Italia, collocandola nel solco della tradizione e del magistero dei suoi predecessori, ma con uno sguardo profondamente ancorato al presente.

L’incontro ha rappresentato per il Pontefice un’occasione per confermare la continuità del legame tra il Papa e i vescovi italiani, una relazione che il nuovo Papa ha definito come «comune e particolare», rifacendosi alle parole di papa Paolo VI.



Un punto centrale del suo intervento è stata la focalizzazione sulla centralità del principio di collegialità episcopale, sviluppato dal Concilio Vaticano II, come criterio ispiratore dell’azione pastorale.


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Papa Leone ha invitato i vescovi a vivere e promuovere una comunione effettiva e affettiva tra loro e con il vescovo di Roma, affinché la Chiesa possa affrontare con unità e corresponsabilità le sfide del nostro tempo. Collegialità, quindi, ma anche cooperazione con le autorità civili per il bene comune, in un’ottica di dialogo, rispetto e servizio alla società.

Il Pontefice ha poi affrontato i temi più urgenti per la Chiesa italiana, indicando una serie di priorità pastorali che richiedono attenzione e impegno concreto. La prima e fondamentale è il rinnovato annuncio del Vangelo. In un’epoca segnata dalla frammentazione culturale e dalla disaffezione religiosa, ha insistito sull’importanza di tornare alle radici della fede cristiana, ponendo al centro la figura di Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza. Il Papa ha esortato a privilegiare il kerygma, cioè il primo annuncio della gioia del Vangelo, come base per ogni azione evangelizzatrice, invitando i pastori a rendere l’annuncio accessibile, significativo e coerente per tutti, soprattutto per coloro che sono più distanti dalla Chiesa.

Altro tema centrale del discorso è stato quello della pace. Papa Leone ha ricordato come la missione della Chiesa sia anche quella di essere artigiana di pace nei territori e nelle comunità, dove spesso prevalgono tensioni, paure e conflitti. Ha indicato le parrocchie, i quartieri difficili, le periferie urbane ed esistenziali come luoghi privilegiati per promuovere percorsi di riconciliazione, educazione alla nonviolenza e accoglienza. Ha sottolineato come la pace non sia un concetto astratto ma una via fatta di gesti quotidiani, ascolto reciproco e giustizia, affidando a ogni diocesi il compito di essere un laboratorio concreto di fraternità.

Nella seconda parte del suo intervento, il Papa ha affrontato le sfide poste dalla trasformazione tecnologica e culturale del nostro tempo. Ha parlato con preoccupazione dell’impatto che l’intelligenza artificiale, le biotecnologie e l’economia dei dati hanno sulla percezione dell’umano, denunciando il rischio di una progressiva disumanizzazione della vita. Ha ribadito che la persona non può essere ridotta a una funzione o a un algoritmo, ma è relazione, mistero, spiritualità e corpo. In questo senso, ha sollecitato una pastorale capace di fondarsi su una solida visione antropologica, nella quale l’etica non si riduca a un insieme di regole, ma sia espressione viva della dignità dell’uomo alla luce del Vangelo.



L’ultima grande direttrice indicata nel discorso è stata quella del dialogo. Il Papa ha invitato le realtà ecclesiali a diventare luoghi dove si possa esercitare l’ascolto reciproco, anche tra generazioni e mondi diversi. Ha valorizzato la cultura del confronto e della cura delle parole come strumenti per costruire comunione e rendere credibile la testimonianza della verità cristiana. Ha incoraggiato i vescovi a promuovere comunità accoglienti, dove ogni persona possa sentirsi riconosciuta e accompagnata nel proprio cammino.

Nelle battute conclusive del suo intervento, Papa Leone XIV ha richiamato la necessità di continuare il Cammino sinodale con spirito di unità e disponibilità allo Spirito Santo. Ha esortato i vescovi a non avere paura delle sfide, ma a compiere scelte coraggiose per restare accanto al popolo, condividendo le sue fatiche e le sue speranze. Ha infine ribadito l’importanza del ruolo dei laici nella missione della Chiesa, soprattutto nei luoghi della vita quotidiana come il lavoro, la scuola, la politica, la sanità e la cultura.

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